Israele prova a migliorare la propria immagine internazionale

Imemc – InfoPal. Il ministero degli Esteri israeliano ha invitato dieci ambasciate di Israele in Europa ad aderire ad una campagna in difesa dello stato sionista, prefiggendosi inizialmente di raggiungere mille cittadini.

Secondo quanto riportato da “Guardian”, la scorsa settimana, il ministro israeliano Avigdor Lieberman ha inviato istruzioni a dieci ambasciate ad adottare misure “per il miglioramento dell'immagine del Paese in Europa”.

Il primo suggerimento sarebbe quello di incontrare mille soggetti entro la metà di gennaio, i quali si faranno portatori di messaggi pubblici positivi su Israele.

Così come riportato da “Guardian”, regolarmente, verranno fornite istruzioni dagli ufficiali israeliani ad “attivisti ebrei o cristiani, accademici, giornalisti e studenti, incoraggiando tutti a pronunciarsi a favore di Israele in occasione di eventi pubblici o a scrivere lettere o articoli per la stampa”.

A questo proposito, il governo israeliano accorderà fondi alle ambasciate di Londra, Parigi, Madrid e Roma le quali dovranno avviare formalmente azioni di lobbying.

Lo scopo sarà quello di indagare sull'opinione delle cittadinanze coinvolte sugli affari politici di Israele; trattative di pace tra Israele e Palestina, turismo, diritti umani e Iran.

Lieberman incontrerà gli ambasciatori israeliani in tutta Europa per tracciare una strategia comune.

Nessun commento sulla questione da parte degli ufficiali israeliani, sebbene “Guradian” abbia fatto cenno alla “preoccupazione israeliana sul modo in cui in Paese viene percepito all'estero, in particolare in alcuni Paesi dell'Europa occidentale”.

Non è la prima volta che Israele lancia una strategia politica per migliorare la propria immagine.

L'ultima campagna risale al dicembre del 2008 durante i giorni della guerra contro la Striscia di Gaza.

All'epoca, numerosi Social Network e media come Twitter, Facebook e Youtube, venivano utilizzati dal governo israeliano per promuovere “un'altra immagine gradevole” degli scontri.

Tuttavia, la nuova politica nasce come risposta alle campagne economiche e culturali di boicottaggio nei confronti dell'occupazione israeliana della Palestina, lanciata e promossa dal movimento Bds (Boycott, Divestmentand, Sanctions) che  sta guadagnando importanza sia in Israele, sia nel resto del

mondo.

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