Israele pubblica documenti risalenti al 1967

MEMO. Israele ha pubblicato altri documenti risalenti alla guerra del 1967. Secondo il giornale ebraico Yedioth Ahronoth essi risalgono al periodo durante e immediatamente dopo la guerra e “testimoniano le discussioni degli ufficiali israeliani sul destino dei territori arabi occupati”.

In uno dei documenti Zerah Verheftig, un ministro, suggerì di distinguere tra Sinai e Golan da una parte e Cisgiordania dall’altra. Affermò “le regioni delle Alture del Golan e del Sinai sono considerate occupate da Israele, mentre la Cisgiordania è stata liberata”.

Inoltre, il Ministro della Difesa Moshe Dayan dichiarò, durante un dibattito governativo il 26 dicembre 1967, “non credo che gli arabi saranno d’accordo e accetteranno i confini stabiliti dopo la guerra”. Continuò “l’Egitto in nessun modo accetterà la presenza permanente nella riva orientale del Canale di Suez”.

Prigionieri

Il 1° ottobre 1967, il governo israeliano discusse l’idea di scambiare alcuni prigionieri con l’Egitto. Il ministro Yigal Allon propose uno scambio: “l’Egitto sta detenendo i nostri ufficiali della sicurezza, coloro che sono stati formati professionalmente in Israele, posseggono i gradi militari e sono stati mandati lì per lavorare. È vero che hanno fallito, ma non hanno colpa” riferendosi al tentativo da parte dell’intelligence israeliana di far saltare in aria gli uffici di interesse britannico e statunitense in Egitto negli anni ’50, e agli arresti dei loro agenti in Egitto.

Il ministro Pinchas Sapir rispose: “All’Egitto non importa dei cinquemila prigionieri egiziani trattenuti da Israele. Quindi, Israele non li considera come merce di scambio favorevole”.

Dayan disse inoltre che rifiutava l’idea di maltrattare i prigionieri egiziani per il bene della reputazione di Israele, “dal momento che il prigioniero egiziano è sotto il mio controllo e non può fare niente, non gli farò del male. Non voglio che il mondo inserisca Israele nella lista dei paesi che maltrattano i prigionieri”.

In un’altra discussione, tenutasi il 27 dicembre 1967, fu fatta una proposta di liberare parte dei prigionieri egiziani come atto di benevolenza. Durante le discussioni, Dayan disse che “le famiglie dei detenuti non saranno d’accordo e vorranno i loro figli in cambio degli egiziani che saranno rilasciati”.

Il giornale ha poi aggiunti “il governo israeliano fu finalmente d’accordo con la proposta di liberare uno o due generali egiziani e mandarli al Cairo per convincere il loro presidente, Gamal Abdel Nasser, a concludere uno scambio di prigionieri con Israele. Alla fine, si decise di liberare 500 prigionieri egiziani, tra cui alcuni generali, per persuadere gli egiziani a rilasciare gli israeliani detenuti”.

L’affondamento del cacciatorpediniere israeliano, Eilat

Yedioth, “molti documenti rivelano inoltre che gli egiziani presero di mira il cacciatorpediniere Eilat provocandone l’affondamento”.

Il 21 ottobre 1967, l’Egitto attaccò con dei missili il cacciatorpediniere che stava viaggiando nell’area di Port Said, uccidendo 47 membri dell’equipaggio e ferendone altri 91. Un evento diventato un tassello importante nella storia di Israele in generale e in particolare del suo esercito e marina militare.

Il giornale ha continuato “il giorno dopo l’affondamento del cacciatorpediniere fu convocata una riunione governativa nell’ufficio del Ministro della Difesa Dayan. L’atmosfera era tesa, e c’era il forte desiderio di sferrare un attacco all’Egitto, ma c’era anche bisogno di trovare il momento e il posto giusto per farlo”.

Il leader militare Haim Bar-Lev disse: “Non possiamo in alcun modo trascurare l’attacco dell’Egitto al cacciatorpediniere. Dobbiamo contrattaccare”.

Dayan descrisse l’accaduto come “una catastrofe che ha colpito decine di famiglie israeliane. Abbiamo anche perso un cacciatorpediniere. È anche una catastrofe per noi, ma al momento non ho un’arma che possa sconfiggere i missili che hanno colpito il mezzo. Ogni volta che gli egiziani lanciano questi missili, hanno sempre la meglio”.

Secondo i documenti, l’allora capo di stato maggiore Yitzhak Rabin rifiutò l’opzione di colpire la marina egiziana: “I sottomarini e i cacciatorpediniere egiziani si trovano nello Yemen, dove noi non possiamo arrivare”.

Suggerì di attaccare le raffinerie egiziane con l’artiglieria e si rifiutò di attaccare i vecchi vascelli della marina a Port Said o di attaccare nuovamente Alessandria, visto l’alto stato di allerta in cui si trovava”.

Menachem Begin, allora ministro dello stesso governo, disse: “Port Said deve essere punita e deve avere un assaggio di un attacco israeliano. È la città dalla quale sono stati lanciati i missili che hanno affondato il cacciatorpediniere Eilat”.

Il 24 ottobre 1967, tre giorni dopo l’affondamento del cacciatorpediniere, l’esercito israeliano bombardò con l’artiglieria le raffinerie e le fabbriche di fertilizzanti nella cittadina di Suez.

Traduzione di Giovanna Niro