Israele rafforza la presa su Gerusalemme Est con un piano di 90 milioni di dollari

Maan. Domenica 29 giugno, il gabinetto israeliano ha approvato un piano di sviluppo socio-economico di 90 milioni di dollari per Gerusalemme Est occupata che prevede un aumento della presenza delle forze di sicurezza e di polizia nella zona, ha riferito il Municipio.
“Uno degli obiettivi principali del piano che è stato approvato è quello di portare un significativo calo di violenza nella zona attraverso l’integrazione di attività per ridurre la carenza di infrastrutture, di occupazione, di istruzione e di benessere sociale promuovendo il rafforzamento della sicurezza personale”. Ha riferito il Comune tramite un comunicato.

Il piano prevede un aumento del numero di agenti di polizia, nonché un maggior numero di telecamere di sicurezza. “Secondo le valutazioni della polizia israeliana, il piano porterà a un importante calo nel breve e medio periodo di oltre il 50% di manifestazioni di violenza”.

I dati della polizia, citati dal Comune, indicano che in marzo e aprile ci sono stati più di 390 episodi di violenza, in particolare lanci di sassi contro le forze di sicurezza e contro i veicoli a Gerusalemme est, così come decine di auto rubate e irruzioni.
“Si tratta di reati con caratteristiche nazionalistiche che non sono perpetrati con una portata simile in altre parti del paese”. “Il presupposto di base per gli aspetti civili del piano è l’esistenza di un profondo legame tra il livello di violenza da parte dei residenti di Gerusalemme Est e il tenore di vita dei quartieri nella parte orientale della città. Il piano prevede miglioramenti nelle infrastrutture, nel sistema di istruzione e una miglior assistenza sociale”. Sebbene non sia stato chiarito come questi obiettivi saranno raggiunti.

Le cifre fornite dal Comune segnalano che ci sono circa 306 mila arabi palestinesi che vivono a Gerusalemme est, il cui stato civile è quello di residenti e non di cittadini. Essi rappresentano il 38% della popolazione complessiva della città.

Israele ha preso il controllo della parte orientale di Gerusalemme durante la guerra dei sei giorni, nel 1967, e l’ha successivamente annessa nonostante ciò non fosse riconosciuto dalla Comunità internazionale.

Israele si riferisce a tutta la città come capitale “unita e indivisa”, ma i palestinesi rivendicano la parte est come capitale del loro “promesso” stato. Il futuro dello status di Gerusalemme è uno dei più grandi nodi del conflitto arabo-israeliano.
Quasi tutti i palestinesi che vivono a Gerusalemme Est hanno lo status di residenti permanenti, ciò significa che possiedono una carta di identità israeliana ma non un passaporto. Hanno diritto a tutte le prestazioni dei cittadini israeliani e possono votare alle elezioni comunali, ma non a quelle nazionali. A differenza dei loro compatrioti in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza che non possono entrare in Israele senza permessi speciali difficili da ottenere, i residenti di Gerusalemme Est godono di piena libertà di movimento all’interno del paese.

Il quotidiano di sinistra Haaretz ha affermato che questa mossa ha lo scopo di “intensificare il controllo di Israele su Gerusalemme Est e rafforzare il collegamento tra i 300 mila palestinesi che vivono lì e lo Stato di Israele”.  Ha aggiunto: “Il piano d’azione è stato realizzato da un comitato interministeriale che non ha alcun legame tra l’escalation di violenza e lo stallo del processo di pace”.
Ci sono più di 200 mila israeliani che vivono in insediamenti illegali a Gerusalemme Est, ma il governo israeliano non vede quelle costruzioni come insediamenti.

Traduzione di Maddalena Goi