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“Le autorità israeliane ci hanno informato della loro decisione di fermare le consegne di cemento a Gaza a partire da domenica, senza fornire alcuna spiegazione su tale decisione”.
Ha proseguito facendo notare come, tuttavia, tale decisione non riguarderà le ridotte quantità di cemento fornite per i progetti portati avanti a Gaza dall’UNRWA.
Le autorità dello Stato di Israele, da parte loro, devono ancora rispondere ufficialmente alle asserzioni di Fattouh.
Gli organi di informazione israeliani hanno recentemente riferito di funzionari israeliani che sostenevano come Hamas, l’organizzazione della resistenza palestinese che controlla Gaza dal 2007 (dopo elezioni democratiche, ndr), fosse solita appropriarsi, per i propri scopi, del cemento importato.
Il ministero dell’Economia del governo di Gaza ha denunciato, nel frattempo, la decisione di Israele sulle probabili ripercussioni che tale decisione avrà sulla ricostruzione della Striscia martoriata dalla guerra e che ancora deve riprendersi dal devastante attacco israeliano del 2014.
Il Ministero ha aggiunto che il totale del cemento attualmente in entrata a Gaza tramite il passaggio di confine di Kerem Shalom/Karem Abu Salaam – che collega Egitto Israele e Striscia di Gaza fra di loro – non soddisfa le minime richieste del milione e 900 mila abitanti della Striscia.
Il Ministero sostiene di essersi rivolto alle Nazioni Unite e ad altre istituzioni internazionali perché esercitino pressioni su Israele in modo che riveda la decisione.
Da quando nel 2007 Hamas ha assunto il governo della Striscia, le autorità di Israele hanno posto uno stretto controllo e limitato fortemente l’ingresso delle merci nel territorio, e ciò ha portato alla scarsità di cemento e di altri materiali per costruzioni.
Secondo i termini del cessate il fuoco che ha posto fine all’offensiva israeliana del 2014, tutti i materiali per costruzioni che entrano nella Striscia devono essere adibiti unicamente alla ricostruzione dell’infrastruttura civile.
Traduzione di Tito Cimarelli