Tel Aviv – The Cradle. Il 26 settembre, i vertici israeliani hanno respinto ogni ipotesi di cessate il fuoco in Libano sponsorizzata dall’Occidente, giurando di continuare il brutale assalto aereo di Tel Aviv alla nazione levantina.
“Non ci sarà alcun cessate il fuoco nel nord. Continueremo a combattere contro l’organizzazione terroristica Hezbollah con tutte le nostre forze fino alla vittoria e al ritorno sicuro dei residenti del nord alle loro case”, ha dichiarato il 26 settembre il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz attraverso i social media.
L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato una dichiarazione mercoledì secondo cui “le notizie sulla possibilità di raggiungere un cessate il fuoco nel nord oggi non sono corrette”.
Gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali e arabi hanno diffuso una dichiarazione il 25 settembre chiedendo un cessate il fuoco di tre settimane tra Hezbollah e Israele, dopo un’altra notte di pesanti attacchi israeliani sul Libano meridionale e orientale.
Australia, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Qatar hanno firmato la dichiarazione che, a loro dire, consentirà di avviare negoziati per fare pressione su Hezbollah affinché rispetti la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Durante il periodo di tre settimane, la speranza è che i negoziati per lo scambio di prigionieri a Gaza e per il cessate il fuoco, in fase di stallo, possano riprendere, ha dichiarato mercoledì un funzionario statunitense.
L’ufficio di Netanyahu ha inoltre ribadito che “i combattimenti a Gaza continueranno finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi di guerra”.
Il 26 settembre, l’ufficio del primo ministro libanese Najib Mikati ha respinto le notizie secondo cui lo Stato libanese avrebbe firmato un accordo per il cessate il fuoco dopo un incontro con il Segretario di Stato degli USA Anthony Blinken e l’inviato della Casa Bianca Amos Hochstein.
“Queste voci sono assolutamente false, e vi ricordiamo quanto annunciato dal Primo Ministro libanese subito dopo la pubblicazione dell’appello congiunto, avviato da Stati Uniti e Francia, e sostenuto dall’Unione Europea, e da un certo numero di Paesi occidentali e arabi, per stabilire un cessate il fuoco temporaneo in Libano […]. Accogliamo con favore la dichiarazione, e la lezione rimane nell’attuazione attraverso l’impegno di Israele ad attuare le risoluzioni internazionali”.
Washington e la Francia hanno spinto una proposta di “de-escalation” fin dall’inizio della guerra, con l’obiettivo di costringere Hezbollah a ritirarsi dietro il fiume Litani – nel quadro della risoluzione 1701 redatta alla fine della guerra del 2006 – e a riportare gli israeliani evacuati nelle colonie del nord, senza richiedere alcuna concessione significativa da parte di Tel Aviv.
Hezbollah ha rifiutato qualsiasi discussione sulla situazione dei confini o sull’interruzione delle sue operazioni fino alla fine della guerra a Gaza.
Il gruppo di resistenza libanese ha ampliato il suo raggio di fuoco verso l’area di Haifa e le città più a nord e ha sparato il suo primo missile balistico contro la periferia di Tel Aviv mercoledì mattina, mentre gli attacchi di Israele hanno ucciso più di 600 persone e ne hanno ferite circa 2.000 in Libano, da lunedì.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.