Israele si rifiuta di rilasciare i documenti ufficiali sui massacri di Sabra e Chatila

Memo. Domenica 15 settembre, il quotidiano Haaretz ha scritto che i funzionari dell’archivio nazionale israeliano hanno respinto le richieste, inoltrate dai giornalisti, per accedere ai documenti relativi ai massacri del 1982, commessi nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila in Libano.

I massacri furono perpetrati dai miliziani cristiano-falangisti, che erano sotto il controllo politico e militare di Israele. Presumibilmente le stragi erano delle rappresaglie per vendicare l’assassinio del leader falangista Bashir Gemayel, l’allora presidente del Libano. Mentre l’invasione israeliana del Libano ebbe l’obiettivo dichiarato di stanare l’Olp.

I funzionari israeliani affermano che il materiale dell’archivio in questione contiene delle  informazioni relative alla sicurezza, in mano alle forze di difesa israeliane, inoltre esso contiene i dettagli della Commissione Kahan che indagò sul massacro. Tali dettagli sono ancora riservati, e non possono diventare di dominio pubblico.

L’Assemblea Generale dell’Onu definì le stragi “un atto di genocidio”, istituendo una commissione internazionale d’inchiesta per esaminare le violazioni israeliane durante la guerra in Libano. La commissione ha concluso che “le aggressioni commesse dal governo israeliano rappresentano una violazione del diritto internazionale… e le autorità o le forze israeliane sono direttamente o indirettamente responsabili per i massacri e le uccisioni”.

A quattro mesi dalle stragi, l’8 febbraio del 1983, la Commissione interna israeliana, Kahan presentò la sua relazione, in cui attribuiva una responsabilità indiretta allo Stato ebraico, in quanto i militari israeliani erano a conoscenza dei massacri  in corso, tuttavia essi non presero  nessun provvedimento serio per fermarli.

Kahan raccomandò la destituzione del ministro della Difesa di allora, Ariel Sharon, e il divieto definitivo di ricoprire quella posizione. Tuttavia, 20 anni dopo, Sharon fu eletto primo ministro di Israele.

Haaretz afferma che Zieve Chief, il suo corrispondente militare nel 1982, era a conoscenza del massacro che stava per accadere. Egli comunicò le informazioni in suo possesso al ministro dell’Informazione Mordechai Tzipori. Haaretz scrive: “Chief informò Tzipori che il partito libanese di al-Kataeb stava per compiere un massacro nei campi profughi di Sabra e Chatila”, e  aggiunge che “Tzipori avvertì il ministro degli Esteri Yitzhak Shamir, tuttavia, e nonostante la presenza dell’esercito israeliano a Beirut, esso non intervenne per fermare il massacro”.