Ma’an. Il governo israeliano ha rivolto un appello a Washington e alla Ue perché trasferiscano centinaia di milioni di dollari per salvare l’economia palestinese al collasso, tra le proteste di massa in Cisgiordania. Ne hanno dato notizia martedì 11 settembre i media israeliani.
Il premier Salam Fayyad ha dichiarato che l’Autorità palestinese non è in grado di pagare gli stipendi di agosto completamente e in tempo, perché i fondi dei donatori non sono arrivati.
La settimana scorsa aveva affermato che l’Anp stava aspettando che il Congresso Usa approvasse la richiesta dell’amministrazione Obama di pagare 200 milioni di dollari al governo di Ramallah.
Il quotidiano israeliano in lingua ebraica, Maariv, ha scritto che l’Unione Europea aveva ridotto l’aiuto finanziario all’Anp a causa della crisi economica in Europa.
Le proteste contro l’aumento del costo della vita nelle città della Cisgiordania hanno chiesto le dimissioni di Fayyad e del presidente Mahmoud Abbas, e la cancellazione dell’accordo economico dell’Anp con Israele, il Protocollo di Parigi.
A Hebron e Nablus, lunedì sera, i manifestanti hanno lanciato pietre contro le forze di sicurezza dell’Anp e decine tra poliziotti e dimostranti sono stati feriti.
Maariv ha riferito che Israele teme che le proteste e gli scioperi nelle città della Cisgiordania contro il carovita possano indebolire l’Anp e il relativo apparato di sicurezza, che lavora in coordinamento con le forze israeliane, in base agli accordi di Oslo.
I dirigenti israeliani temono che le proteste possano sfociare in una terza Intifada e nel collasso dell’Anp, e che i manifestanti possano attaccare gli insediamenti illegali in Cisgiordania.