In un comunicato stampa diramato sabato 16 febbraio, Hassan Khater, presidente della fondazione ha lanciato l’allarme sul progetto israeliano “che minaccia la storia palestinese, araba e musulmana di tutto il territorio, e espone ad un serio rischio tutti i luoghi e i monumenti religiosi e archeologici palestinesi, da Hebron a Negev”.
Khater ha chiesto un rapido intervento per contrastare questo attacco. Ha dichiarato: “Il governo israeliano si appresta ad avviare i lavori di restauro di circa 296 siti archeologici e storici, risalenti a diverse epoche storiche e distribuiti su tutto il territorio palestinese”.
Egli ha reso noto che il progetto in questione fu lanciato tre anni fa, tuttavia “siamo riusciti a contrastarlo, a suo tempo, organizzando una grande campagna mediatica a livello internazionale, e ciò costrinse le autorità di occupazione e sospenderne l’esecuzione”.
Khater ha affermato che “la decisione israeliana di rilanciare il progetto riflette la sua intenzione di colpire la storia, i monumenti e i luoghi santi palestinesi”, sottolineando che “Israele approfitta del fatto che i palestinesi siano occupati a risolvere le loro questioni interne, come lo stato di divisione e le soffocanti crisi finanziarie, per attaccare le nostre radici storiche e appropriarsene, con la falsificazione e l’inganno”.
Il presidente della fondazione ha spiegato che tra i monumenti minacciati figura la moschea di Ibrahim, a Hebron, la zona che gli israeliani chiamano Città di Davide, a sud della moschea di al-Aqsa, a Gerusalemme, oltre al Monte Herodion, a sud di Betlemme e molti altri siti, tra cui anche la Tomba di Giuseppe, a Nablus.
Khater ha esortato l’Autorità palestinese ad attivarsi velocemente per contrastare “questo complotto contro i siti storici palestinesi, e non aspettare l’avvio vero e proprio dei lavori”, invitandola a trarre beneficio dal nuovo status ottenuto dalla Palestina “per agire attraverso tutte le organizzazioni internazionali che si occupano della tutela del patrimonio e dei monumenti nel mondo, l’Unesco in testa”.