Israele traccia unilateralmente i confini marittimi con il Libano. Al centro, lo sfruttamento delle risorse naturali

An-Nasira (Nazareth) – Haaretz e Quds Press. Il governo israeliano ha ratificato un piano con il quale ha reso pubbliche le proprie posizioni sui confini settentrionali, quelli con il Libano.

Quattro anni fa, nell’ambito di un accordo con Cipro, Israele aveva tracciato i confini territoriali marittimi e Netanyahu oggi specifica che “la necessità di tracciare i limiti territoriali deriva da esigenze economiche, ovvero per un pieno sfruttamento delle risorse naturali”.

Il premier israeliano ha provveduto a rassicurare verbalmente dell’osservanza delle leggi internazionali della proposta israeliana.

Tuttavia, la stampa internazionale e quella nazionale avevano abbondantemente riportato i piani di sfruttamento di petrolio e gas naturale al largo delle coste libanesi.

Il governo libanese ha ingaggiato una compagnia norvegese per condurre uno studio sulla l'area al confine con Israele. Il Libano intende lottizzare i diritti di perforazione di gas naturale e di petrolio nell’area, nella quale ora potrebbe voler includere parte della zona economica esclusiva di Israele. 

Questo è quanto riportano fonti israeliane sulla base di informazioni fornite dal governo di Tel Aviv.

Ieri, il gabinetto israeliano si è riunito e ha ratificato una decisione nella quale si delineano chiaramente i confini della zona economica esclusiva di Israele. Ora la decisione dovrà essere sottoposta al foro internazionale, Nazioni Unite comprese.

Sei mesi fa, il Libano aveva agito nella stessa maniera. 

Israele e Libano non hanno mai raggiunto un accordo sulle rispettive frontiere marittime. A maggior ragione Israele intende rendere pubbliche le proprie posizioni a riguardo.

Il diritto marittimo definisce “area economica esclusiva” una zona sulla quale uno Stato ha il diritto di sfruttamento e di uso delle risorse del mare. Questo diritto prevede un area che va dal territorio dello stato fino a 200 miglia nautiche dalle sue coste. Per uso informale, si intendono anche le acque territoriali del paese compresi i fondali oltre il limite delle 200 miglia nautiche.

Se a godere di questi diritti sono più paesi, allora la questione va risolta per mezzo dell’arbitrato dell’Onu.

Tuttavia, quando si parla di zona economica esclusiva, si intendono i prodotti marittimi, il pesce, e non le risorse del fondale. Il problema emerge quindi quando un fondale marino è condiviso da più di un paese, proprio come accade nel Mediterraneo.

Nel dicembre 2010, Israele e Cipro firmarono un accordo con il quale delineavano le rispettive frontiere. Le frontiere con il Libano invece non sono mai state definite e il Libano ha pure concesso il diritto d'esclusiva sul loro sfruttamento.

Pur avendo il Libano raggiunto un’intesa con Cipro, i due Paesi non hanno tuttavia firmato alcun accordo, e oggi il Libano rivendica una parte che si estende più a meridione rispetto a quell’intesa.

Un anno fa, il ministro  delle Infrastrutture nazionali di Israele, Uzi Landau, aveva avvertito Beirut: “Israele non esiterà a fare uso della forza per proteggere le sue risorse di gas naturale”.


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