Israele uccide un ragazzino ma nega ogni responsabilità

E.I. Di Tamara Nassar. Quale crimine potrà mai aver commesso il quindicenne Ali Ayman Saleh Nasser per essere stato ucciso dai soldati dell’occupazione?

Apparentemente, osservare una protesta.

Venerdì, le forze israeliane hanno sparato a Nasser allo stomaco, nel villaggio di al-Mughayyir, in Cisgiordania, durante una protesta contro il furto di terre che sta avvenendo in quell’area da parte di Israele.

Secondo quanto riferito, Nasser non stava partecipando alla manifestazione quando è stato colpito.

Ciò che stava facendo era assistere alla protesta, secondo le indagini sul campo della Defense for Children International Palestine (DCIP).

Il ragazzino è stato portato con un’auto privata all’ingresso di un villaggio vicino. Da lì, un’ambulanza lo ha portato al Palestine Medical Complex, nella città occupata di Ramallah in Cisgiordania.

Poco tempo dopo è stato dichiarato morto.

Nasser è il sesto ragazzino palestinese, della Cisgiordania occupata, ad essere stato ucciso quest’anno dalle forze militari israeliane.

Uccide e mente.

Come in molti altri casi in cui viene ucciso un bambino palestinese dalle forze di occupazione, l’esercito israeliano ha mentito su quanto accaduto.

Nega di aver fatto fuoco durante le proteste di venerdì, secondo quanto riportato dal quotidiano di Tel Aviv, Haaretz.

Il portavoce militare ha insistito sul fatto che i soldati stessero utilizzando solo proiettili d’acciaio rivestiti di gomma e fucili Ruger di fabbricazione statunitense.

Ma l’alibi di Israele, secondo cui i fucili Ruger non sparano vere munizioni, è una bugia. Queste armi sparano proiettili veri, solo di un calibro inferiore (22 calibri).

A dimostrazione di ciò, durante la seconda Intifada iniziata nel 2000, il capo della direzione delle operazioni dell’esercito israeliano ha stabilito che “il fucile Ruger non può essere considerata un’arma non letale e può essere utilizzata solo in caso di conflitto a fuoco”, ha dichiarato a B’Tselem nel 2015.

“In considerazione del gran numero di persone colpite e persino uccise da proiettili 0,22 all’inizio della seconda Intifada, l’uso di queste munizioni è stato sospeso dal 2001 al 2008”, ha aggiunto il gruppo per i diritti umani.

B’Tselem già nel 2015 aveva iniziato a documentare il forte aumento dell’uso di fucili calibro 22 da parte di Israele contro manifestanti palestinesi disarmati.

È stato il DCIP a confermare che Nasser è stato ucciso da un proiettile. Il gruppo ha anche confermato che i soldati israeliani hanno usato proiettili con la punta di spugna e lacrimogeni contro i manifestanti.

Secondo quanto riferito da Haaretz, invece, le forze israeliane hanno sparato proiettili d’acciaio rivestiti di gomma, ferendo altri quattro giovani palestinesi durante le manifestazioni.

Mentre Israele sostiene che anche i proiettili rivestiti di gomma, quelli tondeggianti con la punta di spugna e i gas lacrimogeni non sono letali, questi hanno già ucciso e ferito gravemente molti palestinesi, compresi i bambini.

Richiesta di indagini “autonome” per Israele.

Nickolay Mladenov, l’inviato di pace delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, ha invitato Israele ad “indagare rapidamente ed in maniera autonoma su questo incidente scioccante e inaccettabile”.

Non è chiaro cosa si aspetti Mladenov chiedendo un’indagine “autonoma” da parte dello stesso paese che ha commesso il crimine su cui indagare.

L’ufficio di rappresentanza dell’Unione Europea nella Cisgiordania occupata ha anche dichiarato che questo “incidente scioccante deve essere subito indagato dalle autorità israeliane al fine di assicurare i colpevoli alla giustizia”.

I funzionari dell’UE, e non solo, sanno molto bene che le indagini condotte autonomamente da Israele sono una farsa per protegge i soldati da ogni responsabilità.

Quindi, l’appello a Israele ad indagare sui suoi stessi soldati equivale a garantirgli l’impunità anche di fronte a questa terribile uccisione.

Nel 2016, B’Tselem ha definito il sistema investigativo israeliano una “presa in giro” e ha detto che avrebbe cessato ogni collaborazione.

Un recente rapporto del gruppo israeliano Yesh Din per la tutela dei diritti umani mostra come i processi vengano resi deliberatamente lunghi e complessi a livello burocratico, di modo da far scadere il tempo per un qualsiasi intervento legale, rendendo un’indagine seria quasi impossibile.

I risultati parlano da soli: solo un soldato israeliano è stato incriminato per aver sparato contro i manifestanti disarmati durante le manifestazioni della Grande Marcia del Ritorno, tenutesi lungo il confine orientale di Gaza nel marzo del 2018.

Le forze israeliane hanno ucciso più di 215 palestinesi disarmati durante quelle proteste.

Il soldato in questione ha ucciso un bambino di 14 anni ed è stato punito con una retrocessione di grado e con dei servizi per la comunità obbligatori.

Il tweet dell’UE che chiede “quanti altri bambini palestinesi saranno soggetti all’uso eccessivo della forza da parte delle forze di sicurezza israeliane?” è la deludente richiesta di un’altra falsa indagine autonoma di Israele.

La risposta a questa domanda è semplice. Molti altri bambini palestinesi verranno uccisi fintanto che l’Unione Europea e gli altri governi continueranno a ricompensare Israele nonostante gli abusi, a garantirgli l’impunità e a vendergli armi!

Attacchi frequenti. 

I residenti di al-Mughayyir manifestano settimanalmente per protestare contro un vicino avamposto, costruito illegalmente sui loro terreni.

Tutti gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata sono illegali secondo il diritto internazionale e costruirli è un crimine di guerra.

Ciò che Israele chiama avamposti sono spesso costruiti senza nemmeno il permesso stesso di Israele. Nonostante ciò, il governo israeliano, in alcuni casi, mette a disposizione dei coloni l’elettricità – un servizio basico che non è fornito in maniera continuativa nemmeno per i palestinesi che vivono nell’Area C, ovvero il 60% della Cisgiordania occupata.

Il villaggio di al-Mughayyir viene spesso attaccato dai coloni israeliani. Nel gennaio del 2019, i coloni hanno sparato ed ucciso, all’interno del villaggio, un uomo palestinese padre di quattro figli, godendo poi della protezione dei militari.

Nel gennaio 2018, invece, i soldati israeliani hanno ucciso il sedicenne Laith Abu Naim, colpendolo alla testa con dei proiettili, durante le proteste contro i furti di terra nel villaggio da parte dei coloni israeliani.

Traduzione per InfoPal di Sara Origgio