Israele va avanti con i piani di insediamento nella zona E1

Di Jeffrey Heller.

Gerusalemme – Reuters/Ma’an. Israele procederà mercoledì con il piano per la costruzione di circa 3.000 case per i coloni in una delle aree più sensibili della Cisgiordania occupata, sfidando le proteste internazionali.

Un funzionario del ministero della difesa ha dichiarato che architetti e appaltatori si sono presentati davanti a un sottocomitato dell’amministrazione civile controllata da militari in Cisgiordania e hanno registrato i progetti per la costruzione nel corridoio E1 vicino a Gerusalemme, il primo passo verso il rilascio di ogni concessione edilizia.

In reazione al riconoscimento de facto da parte dell’Assemblea  generale dell’ONU di uno stato palestinese, giovedì Israele ha annunciato che avrebbe costruito le nuove abitazioni per i coloni, su un terreno vicino a Gerusalemme che i palestinesi chiedono invece per un futuro stato.

La decisione presa dal governo ha scatenato l’allarme tra i palestinesi e in tutto il mondo.

Gli insediamenti israeliani sulle colline del corridoio potrebbero dividere in due la Cisgiordania, tagliando fuori i palestinesi da Gerusalemme e offuscherebbe le loro speranze per uno stato indipendente.

“E1 è una linea rossa che non può essere attraversata”, ha detto il presidente Mahmoud Abbas ai giornalisti nella città di Ramallah, in Cisgiordania.

Il sottocomitato del consiglio di pianificazione dell’amministrazione civile si è riunito ore prima che Netanyahu visitasse la Germania, dove doveva affrontare una lavata di capo dal cancelliere Angela Merkel riguardo al  progetto di insediamento.

Netanyahu, fermandosi a Praga per ringraziare la Repubblica Ceca per il voto della scorsa settimana contro l’avanzamento della Palestina a stato non membro alle Nazioni Unite, ha ribadito che è rimasto impegnato per una soluzione a due stati con i palestinesi.

La pace dovrebbe comportare “uno stato palestinese smilitarizzato che riconosce il solo e unico stato ebraico di Israele”, ha detto, citando due delle condizioni israeliane che i Palestinesi hanno rifiutato.

Netanyahu, favorito nella vittoria per le  elezioni generali del  22 gennaio con il sostegno di elettori di destra, ha respinto le richieste  di Stati Uniti ed Europa di invertire la rotta riguardo gli insediamenti, che la maggior parte dei paesi considera illegale.

“Israele non sacrificherà i suoi interessi vitali per ottenere gli applausi del mondo”, ha detto nella capitale ceca.

Il ministro per la casa d’Israele ha affermato che i lavori di costruzione in E1 non inizieranno per almeno un anno. Commentando la sessione del sottocomitato, il funzionario della difesa ha detto che si tratta di una “fase  procedurale, preliminare”.

Misure dell’UE

A Bruxelles martedì, gli ambasciatori dell’Unione Europea responsabili per le questioni della sicurezza hanno discusso la possibilità per tutti gli Stati dell’Unione Europea di scrivere a Israele per esprimere il loro disappunto per i piani di espansione degli insediamenti o di convocare  gli ambasciatori israeliani per consultazioni, cosa che cinque paesi dell’UE hanno già fatto.

Non sono state prese decisioni formali durante la riunione dell’Unione Europea e la questione sarà discussa venerdì, hanno riferito alcuni diplomatici dell’UE alla Reuters.

Gli analisti israeliani hanno affermato che Netanyahu sperava di consolidare il supporto della destra promuovendo l’attività di insediamento nella corsa alle elezioni parlamentari, anche a rischio dell’isolamento diplomatico di Israele.

I colloqui israelo-palestinesi appoggiati dagli USA sono collassati nel 2010 per una questione riguardante la costruzione di insediamenti, e Abbas ha portato avanti la sua soluzione all’ONU nonostante le obiezioni degli Stati Uniti e di Israele e chiede di tornare al tavolo dei negoziati.

“Il nostro conflitto con i palestinesi sarà risolto solo attraverso negoziati diretti che soddisfino le esigenze degli israeliani e dei palestinesi”, ha detto Netanyahu a Praga. “Non si  risolverà con soluzioni unilaterali all’ONU che ignorano i  bisogni vitali di Israele e minano i principi di base della pace”.