Nablus – Ma'an. Domenica scorsa, le autorità d'occupazione israeliane hanno vietato al premier dell'Autorità palestinese (Anp), Salam Fayyad, di far visita ad Awarta per portare la propria solidarietà alla cittadinanza che, un mese a questa parte, è soggetta alla vasta campagna di arresti e coprifuoco israeliani.
Il villaggio palestinese di Awarta si trova nell'area B della Cisgiordania occupata, teoricamente sotto una giurisdizione territoriale congiunta israelo-palestinese, secondo quando disposto dalla frammentazione territoriale derivante dagli Accordi di Oslo.
L'esercito israeliano ha confermato di aver ricevuto la richiesta da parte palestinese, ma ha aggiunto che “il divieto è stato deciso perché attività di sicurezza sono in corso”.
Nel riportare i fatti che stanno investendo il proprio villaggio, il sindaco Qaiys 'Awad ha voluto precisare: “Nonostante gli israeliani non posseggano prove su una responsabilità palestinese per il pluri-omicidio consumatosi nella vicina colonia illegale di Itamar, sembrano determinati a condurre una campagna di devastazione generale tra la cittadinanza. Hanno imposto un assedio di sicurezza, economico e politico che sta distruggendo il tessuto sociale. Sono convinto che dietro l'uccisione nell'insediamento israeliano non vi sia alcun palestinese”.
Il divieto di recarsi ad Awarta giunge nonostante Fayyad e l'Anp avevano condannato l'episodio di Itamar.
L'omicidio di Itamar aveva portato a un'escalation di violenza da parte dei coloni israeliani e aveva fornito la giustificazione per l'avvio della costruzione edilizia di un centro religioso ebraico a Itamar, in nome della famiglia uccisa, i Fogel.
Il gruppo per i diritti umani “Addamer” ha chiesto l'intervento internazionale a tutela della popolazione di Awarta e dall'ufficio di Ramallah sono intervenuti perché “gli arresti di massa continuano nonostante l'assenza di prove. Questo fa pensare a una punizione collettiva condotta con procedure di arresto arbitrarie che creano molte preoccupazioni”.