Israele vieta l’entrata dei giubbotti anti-proiettile per i giornalisti palestinesi a Gaza

353446CGaza-Ma’an. Israele continua a vietare l’importazione di giubbotti anti-proiettili a Gaza, secondo quanto ha affermato martedì un comitato locale per i giornalisti di Gaza.
 
“Gruppi arabi ed internazionali hanno ripetutamente cercato di portare vestiti ed elmetti a prova di proiettili a Gaza per aiutare a fornire un ambiente sicuro e professionale ai giornalisti, ma le autorità israeliane impediscono sempre il processo”, ha dichiarato il comitato.
 
Ha invitato a considerare Israele pienamente responsabile per ogni incidente che possa capitare alle centinaia di giornalisti che lavorano nella Striscia di Gaza, “senza giubbotti anti-proiettile per proteggerli da colpi d’arma da fuoco e da missili sparati dalle forze israeliane durante gli scontri con i palestinesi”.
 
Il comunicato ha aggiunto che diversi giornalisti sono rimasti feriti sul lavoro a causa della mancanza del giubbotto.
 
Il comitato a invitato la Federazione Internazionale di Giornalisti, l’UNESCO, i Giornalisti senza Frontiere e altre organizzazioni a fare pressione su Israele per rispettare le convezioni internazionali invece di “chiudere un occhio sulle leggi internazionali e sui valori umanitari”.
 
Rispondendo alla richiesta di commento da parte di Ma’an, una portavoce per il Coordinamento israeliano per le attività governative nei Territori (COGAT) ha affermato che i “giubbotti a prova di proiettile sono dispositivi di doppio uso, la cui entrata necessita di esami da parte delle istituzioni di sicurezza”.
 
“Quando riceviamo una richiesta per permette l’entrata dei giubbotti, la esaminiamo con i protocolli di sicurezza”, ha aggiunto.
 
Sabato, il Comitato d’appoggio per i giornalisti palestinesi ha affermato che Israele ha arrestato 43 giornalisti nel territorio palestinese occupato dall’ottobre del 2015, compresi due stranieri.
 
In una dichiarazione rilasciata a marzo, il gruppo per la libertà dei media palestinesi MADA ha affermato di essere “molto preoccupato” a causa delle ultime risoluzioni israeliane che colpiscono i media palestinesi, affermando che Israele si dimentica “la principale ragione dell’intero conflitto, che è l’occupazione ininterrotta e tutte le violazioni sistemiche contro il popolo palestinese”.
 
L’osservatorio ha rilasciato un report, il mese scorso, che mostra che il 2015 ha visto un aumento “senza precedenti” delle violazioni israeliane contro i giornalisti palestinesi nei Territori occupati palestinesi.