Israele vuole sigillare stanza da letto di palestinese con cemento

Palestina – MEMO. Le forze israeliane vogliono sigillare la stanza da letto di un palestinese sospettato di aver ucciso un soldato, dopo che un tribunale israeliano ha negato il permesso per la demolizione della casa di famiglia, secondo quanto riferito dai media locali.

Il piano bizzarro arriva dopo che il secondo tentativo da parte delle forze di sicurezza israeliane di ottenere il permesso per demolire la casa della famiglia di Nazmi Abu Bakr è stato negato dalla Corte Suprema di giustizia israeliana.

La corte ha affermato che una demolizione non sarebbe appropriata perché la moglie e gli otto figli di Abu Bakr non erano coinvolti nel presunto crimine. Pertanto, le forze israeliane adesso vogliono riempire di cemento la stanza di Abu Bakr, sigillandola ma lasciando intatto il resto della casa.

Abu Bakr, 49 anni, è accusato di omicidio. Secondo la procura israeliana, avrebbe fatto cadere un mattone sulla testa di un soldato israeliano, che in seguito sarebbe morto. L’incidente avvenne il 12 maggio, durante un raid israeliano di prima mattina nella cittadina di Ya’bad, in Cisgiordania.

Secondo l’accusa, Abu Bakr si trovava all’ultimo piano di un edificio di tre piani dove vive con la famiglia, quando sono arrivate le forze israeliane. Dopo aver sentito le voci, è andato sul tetto, dove ha visto i soldati israeliani che effettuavano arresti nelle strade sottostanti, secondo quanto riferito da Haaretz.

Abu Bakr è accusato di aver poi lasciato cadere un mattone sui soldati sottostanti, colpendo Amit Ben Ygal. All’inizio di giugno è stato arrestato e accusato di omicidio intenzionale del sergente israeliano.

I pubblici ministeri hanno affermato in tribunale che Abu Bakr ha confessato di aver deliberatamente ucciso il soldato israeliano, ma l’imputato ed i suoi avvocati sostengono che non abbia fatto nulla del genere. Secondo le trascrizioni del suo interrogatorio, trasmesse dall’emittente pubblica israeliana Kan a giugno, Abu Bakr avrebbe detto che “intendeva solo infliggere ferite”. Il 49enne ha aggiunto di aver “commesso un errore”. “È stato sciocco da parte mia”, ha affermato, sottolineando che “non intendeva” uccidere il soldato.

Israele demolisce frequentemente le case di palestinesi accusati di aver aggredito, o tentato di aggredire, civili o militari israeliani, nonostante la diffusa condanna della comunità internazionale. La pratica è stata temporaneamente sospesa nel 2005 dopo che una revisione militare ha rilevato che la politica era inefficace in termini di dissuasione degli attacchi, ma è stata ripresa nel 2014.

Lo stato d’occupazione è oggetto di condanna da parte di organismi internazionali per la difesa dei diritti umani che considerano la pratica una punizione collettiva. A luglio, il relatore speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi, Michael Lynk, ha descritto tale pratica come “un affronto alla giustizia e allo stato di diritto” che serve solo a coltivare “un’atmosfera di odio e vendetta”.