
Di Pina Cabras. LOBBY ALL’OMBRA DEL PARLAMENTO EUROPEO: IL CASO IDSF, LE REGOLE AGGIRATE E LE INCOERENZE DI PINA PICIERNO
Lo veniamo a sapere da una recentissima inchiesta di «Follow The Money». Nel novembre 2024, mentre a Bruxelles si discuteva accanitamente della guerra a Gaza, un gruppo di alti ufficiali militari israeliani in pensione — guidato dal generale Amir Avivi — sorseggiava tranquillamente un caffè nei pressi del Parlamento Europeo. Non erano lì per turismo: rappresentavano l’Israel Defense and Security Forum (IDSF), un’organizzazione privata formata da decine di migliaia di ex membri delle forze armate israeliane, notoriamente ostile a qualsiasi compromesso con i palestinesi e contraria alla creazione di uno Stato palestinese.
La loro missione a Bruxelles era chiara: convincere europarlamentari a opporsi a sanzioni contro Israele, dissuadere l’UE dal sostenere la causa aperta dal Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia e sabotare ogni tentativo di promuovere un cessate il fuoco.
Tutto ciò, però, è avvenuto senza il rispetto delle regole che dovrebbero tutelare la tanto decantata trasparenza democratica dell’Unione Europea. Una chimera,, ma nondimeno esaltata.
LOBBYING NON REGISTRATO, PASS DA VISITATORI, TRASPARENZA IGNORATA
Secondo quanto documentato da «Follow the Money», l’IDSF ha potuto operare nel Parlamento Europeo per circa un anno senza registrarsi nel sistema di trasparenza obbligatorio, che impone ai rappresentanti di interessi di dichiarare incontri, finanziamenti e finalità delle proprie attività. Per aggirare l’ostacolo, gli ufficiali israeliani hanno usato pass temporanei da visitatori, rilasciati dagli stessi europarlamentari che li incontravano, bypassando così ogni controllo formale.
La cosa ancora più grave è che diversi europarlamentari hanno omesso di dichiarare quegli incontri, in aperta violazione del nuovo regolamento introdotto dopo lo scandalo Qatargate. Le regole, approvate proprio per evitare opacità e influenze esterne, vengono sistematicamente disattese quando a bussare alle porte di Bruxelles non sono funzionari del Qatar o presunti lobbisti russi, ma uomini in divisa con una bandiera “amica”. Il Marchese del Grillo era un dilettante, al confronto.
UNA LOBBY DAL CURRICULUM ESTREMISTA
L’IDSF non è un’organizzazione neutrale. È composta da ex ufficiali che mantengono rapporti diretti con il premier israeliano Netanyahu, e che promuovono attivamente l’espansione degli insediamenti nei territori occupati. Hanno più volte negato la legittimità dello Stato palestinese, definendo “minaccia esistenziale” ogni supporto europeo alla causa palestinese.
Eppure, questa organizzazione è riuscita a trovare “molti amici” in Europa, come ha dichiarato ironicamente Avivi, che nel 2022 bollava l’Unione Europea come “antisemita e anti-sionista”. Il suo repentino cambio di tono riflette una strategia lucida e aggressiva di penetrazione politica nelle istituzioni europee, proprio nel momento in cui Israele si trovava sotto accusa per le sue operazioni militari a Gaza.
L’EUROPARLAMENTO COME TERRENO FERTILE PER INFLUENZE NON DICHIARATE
L’inchiesta di «Follow the Money» ha documentato almeno 19 europarlamentari che hanno incontrato l’IDSF, molti dei quali membri della commissione Affari Esteri. Tra questi, sette non hanno registrato ufficialmente gli incontri, nonostante l’obbligo esplicito di farlo. Le immagini pubblicate sui social o nei comunicati ufficiali hanno permesso di ricostruire la partecipazione, mettendo in evidenza il mancato rispetto delle norme.
Due casi spiccano su tutti: quello di Andrius Kubilius, ex europarlamentare ora commissario europeo per la Difesa, uno di quegli estremisti baltici che ci considerano già in guerra mondiale con la Russia, e soprattutto Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo e odierna reincarnazione del metodo del famigerato senatore USA MCCarthy, dunque ossessionata dall’idea di soffocare ogni pensiero che non voglia considerare Mosca un acerrimo nemico.
Entrambi hanno incontrato il generale Avivi e altri membri dell’IDSF senza dichiarare formalmente l’incontro. Kubilius si è rifiutato di commentare. Picierno ha ammesso il contatto, giustificandolo come parte delle sue “funzioni istituzionali”, ma non ha spiegato perché non abbia rispettato le regole sulla trasparenza. Una posizione tanto ambigua quanto politicamente scomoda, in grado di sollevare molte questioni su chi sostiene le sue campagne di persecuzione.
IL PARADOSSO PICIERNO: LA CENSORA DEGLI “AGENTI STRANIERI” CHE DIALOGA CON UNA LOBBY MILITARE STRANIERA
Il caso di Pina Picierno è emblematico di una doppia morale che attraversa le istituzioni europee. Da un lato, la vicepresidente del Parlamento ha costruito buona parte della sua immagine pubblica su un linguaggio da inquisizione digitale, attaccando chiunque esprima opinioni critiche su Israele o sul blocco euro-atlantico, etichettandoli come “collaborazionisti”, “agenti della propaganda russa”, stando molto vicina a quelli che considerano le critiche a Israele come dei portavoce dell’antisemitismo mascherato.
Dall’altro lato, è stata protagonista di un incontro informale, non dichiarato e potenzialmente in violazione delle regole parlamentari, con un’organizzazione militare straniera che rappresenta una visione radicale e apertamente contraria ai principi e alle risoluzioni ufficiali dell’Unione Europea (che sappiamo essere foglie di fico, ma comunque non formalmente in appoggio a Bibi il Genocida).
Una contraddizione stridente che mina la sua credibilità. Picierno si è dimostrata durissima con chi considera “nemici”, ma incredibilmente permissiva con chi agisce per conto di uno Stato terzo, senza registrazioni, senza dichiarazioni e senza trasparenza.
CHI FINANZIA DAVVERO L’IDSF?
Secondo l’indagine, l’IDSF ha dichiarato un budget europeo di appena 50.000 euro per il 2023. Ma i documenti e le ricerche mostrano che, attraverso il Central Fund of Israel — un ente statunitense con sede nel distretto tessile di Manhattan — ha ricevuto circa 2 milioni di euro nello stesso anno.
Questo fondo, già criticato negli Stati Uniti per il suo ruolo nel sostenere economicamente l’espansione degli insediamenti dei coloni israeliani suprematisti e razzisti nei territori occupati, ha goduto dello status di ONG con esenzione fiscale, pur finanziando attività politiche che influenzano direttamente gli equilibri internazionali.
Quando l’IDSF è stata interrogata da «Follow the Money» sulla discrepanza, ha risposto di aver dichiarato “solo il budget europeo”. Peccato che le regole UE richiedano esplicitamente la dichiarazione del budget totale. Picierno però, con molta disinvoltura, ha apparecchiato lo stesso il letto istituzionale dove si son sdraiati questi danarosi visitatori.
EVENTI NON REGISTRATI E DICHIARAZIONI “COPIA-INCOLLA”
Tra le attività più discusse dell’IDSF a Bruxelles c’è un evento parlamentare co-organizzato nel novembre 2024 con l’europarlamentare ceco Tomáš Zdechovský (PPE). All’epoca, l’IDSF non risultava ancora registrata nel portale della trasparenza, ma l’evento si è tenuto comunque. Alcuni dei partecipanti hanno poi rilanciato nei giorni successivi dichiarazioni pubbliche perfettamente allineate con le tesi espresse durante la conferenza.
Un esempio: il giorno dopo l’intervento del colonnello Maurice Hirsch, l’europarlamentare Zdechovský ha scritto alla Commissione Europea sollevando dubbi (formulati con gli stessi argomenti dell’IDSF) sull’opportunità di finanziare progetti per la parità di genere nei territori palestinesi.
Analogamente, l’europarlamentare olandese Bert-Jan Ruissen ha proposto lo smantellamento dell’UNRWA, l’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, suggerendo di sostituirla con un organismo che riduca drasticamente il riconoscimento dello status di rifugiato. Ruissen ha dichiarato l’incontro, ma non ha risposto alle domande dei giornalisti.
QUANDO LA LOBBY È “AMICA”, L’ETICA VACILLA
L’IDSF ha pubblicamente ringraziato almeno cinque europarlamentari per aver sostenuto una mozione per sanzionare i Guardiani della Rivoluzione iraniani, nel pieno interesse di Israele. Tra i ringraziati anche Rasa Juknevičienė, che ha dichiarato di aver incontrato Avivi “una o due volte”, sostenendo che le sue posizioni sono frutto di convinzioni personali, non del lobbying ricevuto.
Ma l’IDSF non agisce da sola. Ha anche ricevuto il supporto logistico e politico dell’ambasciata israeliana a Bruxelles, e si è appoggiata a un’agenzia di lobbying privata con base nella capitale belga. In una foto pubblicata sui social, si vede l’ambasciatore israeliano Haim Regev partecipare a un incontro con il gruppo prima di un evento parlamentare. L’IDSF, interpellata sull’immagine, ha tentato di ridimensionare l’incontro, dicendo che “non si trattava di una riunione preparatoria”. Attendiamo future sue dichiarazioni sugli asini che volano.
UN SISTEMA DI REGOLE PER GLI “ALTRI”
Dopo lo scandalo Qatargate, molti europarlamentari, in particolare del Partito Popolare Europeo, hanno chiesto con forza regole più rigide contro l’influenza di lobby straniere. In particolare hanno denunciato la “presenza di agenti stranieri” come minaccia per “la sicurezza e la credibilità delle istituzioni”.
Eppure, nessuno di questi ha alzato la voce nel caso dell’IDSF, nemmeno dopo l’inchiesta dettagliata. Perché? Perché stavolta la lobby non viene da un “nemico” geopolitico, ma da un alleato del quale si vogliono negare pervicacemente persino gli atti genocidiari. È questa la vera differenza.
Marc Botenga, europarlamentare della Sinistra, ha denunciato il doppio standard: “Dopo l’invasione russa dell’Ucraina tutto è stato sospeso, ma quando arrivano generali israeliani – mentre Netanyahu è oggetto di un mandato d’arresto della Corte Penale Internazionale – si spalancano le porte”.
IL PARADOSSO FINALE: UNA COSA DI SOROS CHE METTE IN CRISI PICIERNO
La beffa è che l’inchiesta che mette in imbarazzo Pina Picierno è firmata da «Follow the Money», una testata investigativa olandese indipendente, ma finanziata anche dalla Open Society Foundations di George Soros — lo stesso circuito “filantropico” che sostiene molte ONG e testate ultra-globaliste, spesso promosse proprio da Picierno e dai suoi alleati politici, come nel caso della testata ucraina «Evropeiska Pravda» che edita assieme a «Linkiesta» (dove scrive il marito della Picierno, l’accanito anti-russo Massimiliano Coccia) un giornale in lingua ucraina, «Slava Evropi».
Un paradosso che svela le contraddizioni interne al sistema: Soros, spesso accusato a destra di manipolare la politica europea, diventa in questo caso lo sponsor indiretto di un’inchiesta che smaschera l’ipocrisia della sinistra atlantista. A volte la verità non ha padroni, e quando emerge da fonti insospettabili, fa ancora più rumore.
TRASPARENZA SELETTIVA E DUE PESI E DUE MISURE
Il caso dell’IDSF a Bruxelles è emblematico di una dinamica sempre più ricorrente: la trasparenza invocata a parole viene aggirata nei fatti quando l’influenza arriva da soggetti “amici”. Le regole, applicate rigidamente contro Mosca o Doha, si dissolvono quando si parla di Tel Aviv.
In questo contesto, l’incoerenza di figure istituzionali come Pina Picierno assume un significato politico preciso: non c’è una vera difesa dell’etica pubblica, ma solo una gestione opportunistica del potere, dove la propaganda prevale sulla coerenza. E guarda caso, queste specchiate figure in preda alla russofobia, questi sepolcri imbiancati che cvi stanno portando alla guerra – e che ci chiedono di sacrificare il benessere sociale al riarmo – lisciano il pelo ai peggiori guerrafondai sulla piazza.
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Ragione di più per scendere in piazza a Milano il 5 aprile in Piazza della Scala, alle 15. Sarà un momento per esporre la verità, che può salvarci dalla corsa alla guerra.