Israeliani appiccano il fuoco in casa di migranti africani

Al-Quds (Gerusalemme) – Ma’an. Alcuni piromani israeliani questa mattina hanno appiccato il fuoco a un appartamento abitato da migranti di origine eritrea. I responsabili di questo gesto hanno scritto all’ingresso “andate via dal quartiere”.

“Due persone sono rimaste leggermente intossicate dall’inalazione del fumo e sono state soccorse in ospedale”, riporta il portavoce della polizia Micky Rosenfeld, definendo “deliberato” l’accaduto nel quartiere ebraico di al-Quds (Gerusalemme).

“Un gruppo d’indagine è stato formato e la polizia è alla ricerca dei responsabili”.

In fuga da povertà, conflitti e regimi autoritari, negli ultimi anni circa 60mila africani si sono introdotti illegalmente in Israele dal deserto egiziano.

Israele sostiene che gran parte di questi individui arriva per lavoro e non per richiedere asilo, ma a questa tesi si oppongono le agenzie umanitarie Onu e i gruppi per i diritti civili, sollevando questioni di natura legali contro le deportazioni.

Ieri, una nuova legge è entrata in vigore in Israele per l’arresto fino a tre anni di immigrati irregolari.  Politici e attivisti per i Diritti Umani denunciano la misura.

In Israele l’immigrazione è una faccenda dibattuta per via dell’obiettivo ebraico della maggioranza della popolazione.

Alcuni israeliani temono che da tale situazione si generino crisi demografiche ed economiche, mentre altri sostengono che un paese sorto dopo l’Olocausto detenga una responabilità particolare nell’offrire asilo agli stranieri.

La violenza per strada contro i migranti è aumentata negli ultimi mesi. L’ultimo episodio 10 giorni fa a Tel Aviv quando la brutalità è esplosa tra migranti da Eritrea, Sudan e Sudan del Sud.

Ai migranti, gli israeliani imputano la responsabilità per l’aumento dei reati.

La scorsa settimana, 11 minorenni erano stati accusati di aver condotto una serie di attacchi contro alcuni africani a Tel Aviv.