Istigazione israeliana anti-araba su FB

Haifa-WAFA. Un nuovo studio del Centro arabo per i social media, 7amleh, ha affermato che Facebook, il gigante dei social media, ha censurato gli account palestinesi di denuncia all’istigazione, ma è pieno di account israeliani anti-arabi che non vengono censurati. Durante il 2017, l’82% dell’istigazione israeliana ha avuto luogo su Facebook.

I principali risultati dello studio pubblicato la settimana scorsa hanno mostrato che ogni 71 secondi viene messo online un post contro i palestinesi; un totale di 445.000 inviti alla violenza, discorsi sull’odio e maledizioni contro i palestinesi; un post su nove sui palestinesi contiene un invito alla violenza o una maledizione e 50.000 utenti dei social media israeliani hanno scritto almeno un post istigante contro i palestinesi.

Secondo il rapporto 7amleh, il 2017 ha visto una rapida recrudescenza di gruppi estremisti israeliani su Facebook e pagine che incitano contro i palestinesi, alcune delle quali includono The Shadow (un cantante israeliano di estrema destra), Roaring for the Right, Against Extreme Leftist Media, Reclaiming Jewish Nationality, Fighting for the Land of Israel e The Lies of the Leftists (tutte tradotte dall’ebraico) oltre al crescente incitamento perpetrato sulle pagine Facebook dei principali media israeliani.

Questo indice è stato sviluppato monitorando la retorica violenta e istigante secondo un elenco di 100 parole chiave di espressioni, nomi e personalità in ebraico con l’obiettivo di misurare il livello di retorica violenta e di odio da parte degli utenti dei social media israeliani.

Gerusalemme è stata il principale punto focale per la violenza online contro i palestinesi e la ricerca dimostra che 50.000 messaggi di incitamento contro gli arabi sono stati pubblicati nel luglio 2017 alla luce degli eventi nella moschea Al-Aqsa e del tentativo di Israele di installare cancelli elettronici. Questa violenza online è stata rivolta principalmente ai politici palestinesi, come i parlamentari israelo-palestinesi Ahmad Tibi e Hanin Zoabi.

Nadim Nashif, il direttore esecutivo di 7amleh, ha riferito i risultati della ricerca, e ha “rivelato la complicità di Facebook nel perpetuare la doppia morale del governo israeliano di mettere a tacere e chiudere i contenuti palestinesi, pur permettendo la diffusione dell’incitamento israeliano”.

Il governo israeliano ha imprigionato centinaia di palestinesi sulla base di questa infondata denuncia di istigazione, mentre non ha ritenuto alcun israeliano responsabile per la violenza online, ha affermato.

Traduzione per InfoPal di Daniela Caruso