Italia: ‘no’ dei vescovi del Piemonte al caccia JFS-F35.

Da www.unimondo.org

Italia: ‘no’ dei vescovi del Piemonte al caccia JFS-F35
lunedì, 29 gennaio, 2007

"Desideriamo riaffermare, come comunità cristiana, la necessità di opporsi
alla produzione e alla commercializzazione di strumenti concepiti per la
guerra. Ci riferiamo, in particolare, alla problematica sorta recentemente
sul nostro territorio piemontese relativa all’avvio dell’assemblaggio finale
di velivoli da combattimento da effettuarsi nel sito aeronautico di Cameri
(Novara)" – afferma un comunicato congiunto di Mons. Fernando Charrier
(Vescovo di Alessandria – delegato Patorale sociale e il lavoro della
Regione Ecclesiastica Piemonte e di Mons. Tommaso Valentinetti (Presidente
di Pax Christi Italia) in merito all’assembleggia del caccia di produzione
americana Joint Strike Fighter JSF-F35.

L’Italia partecipa al programma di progettazione e costruzione del JSF-F35
come partner di secondo livello avendo finora investito 793,6 milioni di ?
mentre 139,2 milioni di euro sono stati stanziati nella Finanziaria 2007: ma il progetto del Ministero della Difesa è di acquistare 131 caccia per una spesa totale da 20 a 30 miliardi di euro. La spesa prevista per un singolo
velivolo è infatti dai 150 a 250 milioni di euro l’uno, in funzione delle
configurazioni (convenzionale, predisposto per il decollo verticale e a
decollo corto per portaerei), degli armamenti connessi e della necessità
incessante di aggiornare l’avionica.

Il caccia è in grado di portare testate nucleari come ha riconosciuto lo
stesso ministro della Difesa Arturo Parisi – che in un’intervista a
Famiglia Cristiana ha affernato che i nuovi aerei caccia-multiruolo F35
(JSF) sono in grado di portare testate nucleari, anche se – ha notato – "non
significa che le porteranno".

Il progetto prevede l’assemblaggio degli F35 all’aeroporto militare di
Cameri (Novara) e proprio su questo punto sono intervenuti i vescovi i quali ribascono che "la produzione di armamenti non sia da considerare alla stregua di quella di beni economici qualsiasi ed è per questo motivo che,
oltre ai principi etici applicabili all’economia, occorre tenere conto di
altri principi più specifici in rapporto alla natura stessa di tali
strumenti di distruzione". "La loro produzione, infatti – proseguono i
vescovi – manifesta una palese contraddizione tra lo spreco di risorse per
la realizzazione delle attrezzature militari e la somma dei bisogni vitali
attualmente non soddisfatti e tragicamente presenti in molte parti del
mondo. Scienza e tecnologia devono essere poste al servizio della vita e non della morte!". In proposito i vescovi ricordano i pronunciamenti di Paolo VI, ma anche di papa Benedetto XVI.

"Abbiamo, quindi, la speranza – concludono i vescovi – che si arrivi ad un
ripensamento e ad una soluzione non temporanea o solo legata ad una
questione locale, arrivando a cogliere l’occasione per una riflessione più
allargata capace di incidere nella mentalità delle persone singole e delle
Istituzioni per renderle capaci di operare delle scelte non dettate
dall’interesse e dal potere, ma da una sincera ricerca del bene comune in
vista di una Pace finalmente universale".

Già da tempo sul territorio ci si sta mobilitando per tentare di far
cambiare orientamento non soltanto alle amministrazioni locali ma
soprattutto al Governo. "I caccia Joint Strike Fighters – scrive il tavolo
di lavoro di Cameri- sono bombardieri da guerra aerea, trasportatori di
bombe e potenziali trasportatori di testate nucleari. Costeranno ai
cittadini italiani da 150 a 250 milioni di euro l’uno per un totale da 20 a
30 miliardi di euro è prevista l’ordinazione di 131 velivoli!".

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