IV Convegno annuale dei Rifugiati palestinesi in Europa. Il report.

In contro-tendenza con la linea di boicottaggio e di non riconoscimento del governo palestinese guidato da Hamas, decisa da Usa e Europa, la Svezia ha concesso il visto di ingresso a un ministro dell’ANP. Che sia un segnale di apertura e di cambiamento?

Sabato 6 maggio si è svolto il IV Convegno europeo annuale dei Rifugiati palestinesi a cui hanno aderito 5000 persone provenienti da tutta l’Europa.

Tra i relatori erano presenti: Atef Odwan, ministro per gli Affari dei Profughi del governo palestinese; Majid Al-Zir, direttore del "Palestinian return center" di Londra; Mousa Al-Rifai, del "Centro svedese di Giustizia palestinese – Adala"; Adel Abdellah, segretario della "Conferenza palestinese in Europa" – Austria; Azzam At-Tamimi, direttore del "Pensiero islamico" di Londra; Rouwaida Ivon, parlamentare svedese; un rappresentante del partito dei Verdi svedesi; Salah Abdel Shafi, ambasciatore palestinese in Svezia; Gretta Duesenberg, dell’organizzazione olandese "Stop the occupation".

Inl collegamento telefonico da Gaza hanno parlato il Premier palestinese Ismail Haniyah; Raed Salah, del Movimento dei Profughi del 1948; padre Atallah Hannah, patriarca della Chiesa latina-ortodossa.

Era anche presente una delegazione di Al-Fatah giunta da Gaza e dalla West Bank.

Tra i 5000 partecipanti molti sono stati i bambini della seconda generazione palestinese in Europa.

Obiettivo del Convegno annuale è quello di ribadire con forza il diritto al ritorno in Palestina dei rifugiati e dei profughi palestinesi nel mondo e contrastare lo slogan israeliano secondo cui “i palestinesi all’estero sono integrati nei paesi dove vivono e non sono interessati a tornare in Palestina”.

Riportiamo qui di seguito un report della giornata.

IV Conferenza dei palestinesi della diaspora in Europa

Svezia – Malmo

 

La IV Conferenza dei palestinesi della diaspora in Europa, svoltasi il  a Malmo, in Svezia, si è aperta con le parole della bambina Salsabeel, una bambina palestinese, che ha dato il benvenuto al pubblico, e ha invitato i palestinesi a lasciare da parte le polemiche per e a unirsi per il bene di tutto il popolo. Ha poi ringraziato il regno di Svezia per aver ospitato la conferenza e, soprattutto, per aver incrinato il muro di isolamento in cui è costretto il popolo palestinese concedendo il visto al ministro per gli Affari dei Rifugiati.

 

Majed Al-Zir, direttore del “Centro del Ritorno” di Londra ha elogiato “il comportamento civile, libero e democratico della Svezia che non ha ceduto alle proteste volte a impedire al ministro Odwan di partecipare. La Svezia ha dimostrato, con questo atto, di essere il primo paese a rompere l’embargo imposto dall’America e dall’Europa”.

E ha proseguito dicendo: “Il piano sionista è quello di eliminare la questione palestinese. A questo convegno partecipano palestinesi della Nakba (1948), della Nazha (1967), del Libano, della Siria, da tutta la diaspora, per confermare l’attaccamento ai loro diritti compreso, quello al ritorno”. Ha concluso affermando che “un diritto non muore fintantoché qualcuno lo rivendica”.

 

Ha poi preso- la parola il direttore del “Centro di giustizia palestinese” in Svezia, Musa Al-Rifai, che ha dichiarato: “Il mondo democratico sta punendo chi è stato eletto democraticamente e non ha commesso reati, mentre premia chi viola la legge e le regole internazionali”.

 

In collegamento telefonico è intervenuto il Primo Ministro Ismail Haniyah: “Il nostro governo, eletto democraticamente, subisce pressioni per farlo rinunciare ai suoi diritti. Vi confermo che non rinunceremo ai nostri diritti né ai nostri principi, tra i quali quello al ritorno. Le pressioni effettuate sui palestinesi con la guida americana sono ingiuste. Il popolo palestinese, dentro e fuori della Palestina, è unito: vi chiediamo di intensificare il vostro lavoro per togliere questo ingiusto boicottaggio (…)”.

 

 

Il discorso del ministro per gli Affari dei Rifugiati palestinesi, Atef Odwan.

 

Con il visto concessogli dalla Svezia si incrina il muro dell’isolamento del popolo palestinese.

 

“Siamo venuti in questo paese con un messaggio di pace, una pace giusta, che permette ai profughi di tornare alle loro case, a quelle dei loro padri e dei loro nonni.

Speravo di trovare manifestazioni a favore del popolo palestinese e proteste.

Siate certi che è l’occupazione che ci ha costretti a imbracciare le armi. Noi non possediamo gli F16, i carri armati, armi di aggressione micidiali, ma possediamo la volontà di resistere e di non rinunciare ai nostri diritti.

In questi giorni subiamo un’aggressione unica nel suo genere, un’aggressione di isolamento per la nostra scelta libera e democratica. Le nostre elezioni sono state trasparenti, tutti lo hanno testimoniato – americani ed europei. Ma quando abbiamo fatto uso del nostro diritto alla democrazia, siamo stati puniti e isolati.

A causa di questo boicottaggio non abbiamo più nulla, mancano le medicine, il latte per i bambini, non riusciamo più a far uscire i nostri malati per poterli curare, non abbiamo più carta neanche per gli esami scolastici imminenti.

Stiamo affrontando un nemico che vuole tutto ma senza dare nulla”.

Il ministro ha poi confermato che il nuovo governo riconosce l’OLP, ma che questo deve essere riformato, migliorato e meglio organizzato, come è stato deciso durante l’incontro del Cairo, l’anno scorso, da tutti i movimenti palestinesi.

“Siamo sulla strada per costruire lo stato palestinese con capitale Gerusalemme”, ha concluso Odwan, e ricordando le parole del defunto presidente Arafat, ha aggiunto: “Loro la vedano lontana ma io la vedo vicina”.

 

 

In collegamento telefonico, l’arcivescovo, padre Atallah Hanna, ha dichiarato:

 

“Insieme ai suoi abitanti originari, scacciati dal villaggio di Al-Burwah, ci siamo fermati sui resti della chiesta e della moschea, e abbiamo detto al mondo che noi non rinunceremo al diritto al ritorno, mai, per noi, cristiani e musulmani, è sacro quanto è sacra Gerusalemme.

Dove sono i paesi liberi del mondo di fronte a quanto sta accadendo a Gerusalemme? Di fronte al suo isolamento e alla sua ebraicizzazione?

Di fonte alla chiusura e all’ingiusto boicottaggio che stanno praticando Israele e gli Stati Uniti, ci chiediamo: è possibile che venga punito il popolo palestinese per la sua scelta democratica oppure perché Hamas guida il governo?

Non si deve punire una popolazione perché ha scelto il suo rappresentante; noi, musulmani e cristiani, lavoriamo insieme per libera
re la nostra terra e per costruire il nostro stato indipendente con capitale Gerusalemme”.

 

Durante la Conferenza sono intervenuti diversi politici europei che hanno espresso il loro appoggio alla causa palestinese e al suo governo. Tra gli altri, il portavoce del partito comunista svedese ha condannato la “politica ipocrita europea che appoggia un regime di aparthied e non riconosce il governo eletto guidato da Hamas definendolo ‘terrorista’”.

 

A conclusione del Convegno, la redazione di Infopal.it ha rivolto alcune domande al ministro Odwan. 

Come ministro per gli Affari dei Rifugiati qual è il suo messaggio alle comunità europea e palestinese?

E’ la prima volta che viene creato questo ministero. Noi speriamo che l’Europa non dimentichi che quello palestinese è un popolo cacciato via dalla sua terra da 58 anni. Tra di loro c’è chi non trova lavoro né domicilio, ed è necessario che il mondo si prenda cura di queste persone. Ai palestinesi dico di rimanere fermi nelle loro posizioni e di non rinunciare ai loro diritti; chiedo loro anche di appoggiare il governo eletto e le sue posizioni ferme.

 Cosa ne dice delle dichiarazioni del Primo Ministro italiano Romano Prodi?

Noi apprezziamo molto le dichiarazioni dell’onorevole Prodi e speriamo che lui e gli italiani appoggino il popolo palestinese e facciano di tutto per convincere gli europei a rompere questo ingiusto assedio.

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