Jihadismo a stelle e strisce

Di Mostafa El Ayoubi – Nigrizia.

Dall’11 settembre 2001 il governo Usa ha fatto della lotta al terrorismo islamico una priorità assoluta. Bush junior dichiarò che il terrorismo islamico, figlio di un islam ultraconservatore,  è il nemico dell’America e deve essere sradicato a ogni costo. Da allora iniziò la caccia a Bin Laden e ad Al-Qaida.

A 11 anni da quel tragico evento, qual è il bilancio della lotta al terrorismo islamico? Il primo maggio 2011 Bin Laden è stato ucciso da soldati americani, in circostanze ancora avvolte dal mistero.

Bin Laden era un saudita legato alla famiglia regnante. Quindici dei 19 terroristi che hanno eseguito gli attentati dell’11 settembre erano cittadini dell’Arabia Saudita, considerata la casa madre del jihadismo. Quindi, per combattere il terrorismo islamico è dall’Arabia Saudita che gli Usa avrebbero dovuto coiniciare, non dall’Afghanistan.

Paradossalmente, l’Arabia Saudita è un fedele alleato degli Usa, come lo sono il Qatar e il resto delle monacrhie islamiche del Golfo Persico, che promuovono con i loro petrodollari l’ideologia salafita-jihadista, base dottrinale per il terrorismo islamico.

Al-Qaida fu utilizzata dagli americani per combattere la presenza dei sovietici in Afghanistan. Con l’aiuto dell’Arabia Saudita, furono mandati a Kabul mujahedin per cacciare i russi atei e anticapitalisti. Da allora si ramificò una rete internazionale jihadista, gestita dal principe saudita Bandar Bin Sultan, uomo di fiducia della Casa Bianca, ambasciatore a Washington tra il 1983 e il 2005. Costui è stato nominato il 24 luglio scorso a capo dei servizi segreti sauditi, proprio nel momento in cui agenti segreti Usa (supportati dagli alleati arabi, turchi ed europei) sono impegnati a sostenere con ogni mezzo i gruppi armati contro il regime siriano.

Gli Usa dicono di combattere il terrorismo islamico e hanno come alleati governi e personaggi che gestiscono le multinazionali del jihadismo. Non è una contraddizione?

L’Afghanistan è stato occupato dagli americani per sconfiggere i talibani. Che sono, però, sempre lì e il paese è ormai una polveriera ingestibile.

Gli Usa hanno invaso l’Iraq, dopo aver raccontato all’opinione pubblica – sapendo di mentire – che Saddam era legato ad Al-Qaida e possedeva armi di distruzione di massa. Oggi l’Iraq è distrutto. E Al-Qaida vi si è insediata. Gli Usa si soo ritirati il 31 dicembre 2011, lasciando un paese fantasma in balia di una guerra settaria confessionale condotta dai jihadisti.

Anche in Libia, gli Usa e la Nato si soo serviti di jihadisti come Abdelkarim Belhadj. “Dopo la caduta del vecchio regime, centinaia di ex ribelli, pesantemente armati, hanno formato delle milizie che tuttora fanno la legge” (Jeuneafrique.com, 11/8/2012). Oggi il Congreso generale nazionale è guidato da Mohamed El-Megarief (legato agli islamisti), ex uomo del regime rifugiatosi in Usa per più di 20 anni.

La Siria è al collasso a causa di una guerra condotta sul terreno da gruppi armati di ogni stampo: disertori, giovani disoccupati, contadini poveri, malavitosi, ma anche jihadisti-qaedisti provenienti da ogni angolo del mondo islamico. Questo amalgama di “rivoluzionari” dispone del sostegno logistico, militare ed economico degli Usa e della Nato. Questi “combattenti per la libertà” compiono stragi di civili, sabotano centrali elettriche, linee ferroviarie e gasdotti e distruggono scuole, ospedali e altre infrastrutture pubbliche.

Il 18 luglio, un attentato nel cuore di Damasco ha causato la morte di 4 esponenti di spicco del regime siriano, tra cui il ministro della difesa (cristiano). E’ probabile che dietro l’attentato vi siano stati i servizi segreti americani, sauditi e altri. Non è un attto terroristico anche quello?

I ribelli armati seguono le fatwa dei loro capi spirituali. All’inizio del 2012, a

Al-Zawahiri, capo di Al-Qaida, ha esortato pubblicamente i suoi a combattere il regime siriano. Al-Ar’oor, lo sceicco di riferimento dell’Esercito siriano libero, incita i suoi jihadisti a uccidere tutti gli alawiti che sostengono il regime…

Da un decennio gli Usa “combattono” il terrorismo islamico, ma finora i bersagli sono stati regimi laici (Iraq, Libia e Siria). Ecco un’altra contraddizione.

La vicenda della Siria dimostra i maniera ancora più evidente che i nemici degli Usa non sono gli islamisti e i jihadisti. In una recente riflessione, lo storico americano William Blum ha chiosato: “Se volete comprendere quello che succede realmente, dimenticate la lotta al terrorismo, dimenticate la vicenda dell’11 settembre, dimenticate i discorsi sulla democrazia… dimenticate la religione, dimenticate i popoli… e tenete d’occhio l’obiettivo finale: tutto ciò che può fare avanzare la dominazione globale americana e tutto ciò che, a breve termine, può giocare a favore di questo obiettivo”.