L’Hitler di Israele diventa membro del Knesset.

L’Hitler di Israele diventa membro del Knesset

Di Khalid Amayreh in Gerusalemme occupata

Il suo nome è Moshe Feiglin, ma possiamo benissimo chiamarlo l’Adolph Hitler di Israele. Lunedì 8 dicembre, il giorno in cui il Likud tenne le proprie primarie, vide Feiglin guadagnarsi una posizione di tutto rispetto nella lista di candidati del Likud per il Knesset in occasione delle prossime elezioni israeliane che dovrebbero svolgersi il 10 febbraio. Possiamo dunque dare per scontato che Feiglin si siederà al Knesset; infatti, i sondaggi concordano che toccherà al partito vittorioso dei nazionalisti fanatici il compito di formare il prossimo governo di Israele.

Non è affatto esagerato definire Feiglin un «Hitler”. Egli rappresenta e propone tutte le idee e tutti gli ideali peggiori che caratterizzarono lo stesso Hitler ed il nazismo. Infatti, le eventuali differenze tra persone come Feiglin e l’odiata gerarchia nazista non riguardano la sostanza, ma piuttosto le forme. Mentre Hitler e i suoi credevano, appunto, nella superiorità della razza padrona ariana, Feiglin e le decine di migliaia dei suoi sostenitori credono nella superiorità, rispetto ai goyem, del popolo eletto. Mentre Hitler propose l’espansionismo territoriale tedesca in nome del «lebensraum» Feiglin, nel riferirsi all’accrescimento territoriale israeliano, usa una terminologia meno artefatta. Parla di Eretz Yisrael ha’Shlema (la Terra del Grande Israele), che comprende non soltanto la Palestina del Mandato ma anche la Giordania, il Libano e parti consistenti della Siria, dell’Iraq e dell’Egitto.

Nel 1995, intervistato dal giornale, Ha’aretz, Feiglin affermò che il capo supremo dei nazisti fu «un genio nel campo militare» ed un gran costruttore della sua nazione.

«Hitler fu un genio senza pari nel campo militare. L’azione del nazismo fece sì che il prestigio della Germania, in termini sia concreti sia ideologici, passasse dai modesti livelli del passato ad un livello fantastico. Trasformò una gioventù screditata e stracciona in una componente della società e della Germania compita ed ordinata; la Germania si dotò di un regime esemplare, di un sistema di giustizia corretto, e dell’ordine pubblico. Hitler amava la buona musica. Era pittore. Non erano semplici delinquenti. Usarono semplicemente i delinquenti e gli omosessuali».

Nella stessa intervista, Feiglin volle dare nuovo lustro al razzismo: «Non possono esserci dei dubbi sulla natura, in un certo senso, razzistica del giudaismo. E quando affermarono alle Nazioni Unite che il sionismo fosse una forma di razzismo, non ebbi modo di sentirmi tanto scandalizzato. Chi intende per razzismo la distinzione tra razze, una distinzione estremamente primitiva, deve asserire che il sionismo è razzistico».

Nel 2001, Feiglin, rivolgendosi a George W. Bush, proponeva una guerra per la distruzione della religione islamica, argomentando che senza prendere di mira lo stesso Islam, gli USA non potranno mai sconfiggere il terrorismo.

«L’America non accetterà mai il fatto che si trova ad avere a che fare con una guerra tra culture, anzi con una guerra tra religioni … l’America non lo confesserà mai e dunque non sarà in grado di reagire con forza. Così per gli stessi israeliani, che non identificano il nemico. Cercano i terroristi. Come nel caso di Sharon, si dà alla caccia di singoli terroristi: si cerca di distruggere le vespe ma non il loro nido. Temono un vero scontro tra i propri valori e quelli dell’Islam.»

Ma Feiglin non volle precisare in che modo Bush avrebbe dovuto sterminare 1,5 miliardi di esseri umani. 

Sulla questione palestinese, le idee di Feiglin sono molto interessanti: asserisce che «non esiste una nazione palestinese. Esiste soltanto un pubblico che parla arabo e che improvvisamente esso si è identificato in un popolo, il rovescio dei parasiti del movimento sionistica. Il fatto di non essersi identificati in un popolo precedentemente dimostra semplicemente la loro inferiorità. Neanche gli africani hanno nazioni, Soltanto Zulu, Tutsi.»

Nell’ipotesi che diventasse primo ministro d’Israele, Feiglin non batte ciglio mentre descrive le scelleratezze che ha in mente rispetto alla questione palestinese.

Nel suo sito web, Manhigut ha’Yehudit (supremazia giudaica), per risolvere la questione palestinese, egli ordinerebbe nei confronti dei quattro milioni di palestinesi della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e di Gerusalemme Est «la totale interruzione dei flussi d’acqua, di energia elettrica e di comunicazione» (la sospensione della comunicazione è da ricondursi alla volontà che lo sterminio avvenga nella maniera più discreta possibile, senza che le vittime possano inviare al mondo notizie sulle atrocità).  Inoltre, qualsiasi azione contro un bersaglio israeliano dovrebbe portare alla «conquista della zona di provenienza di chi si è reso responsabile degli atti di violenza, alla deportazione dei residenti, e alla distruzione dell’infrastruttura locale.»

In merito a chi, tra i palestinesi, avesse in mente di protestare, Feiglin ridurrebbe del «30% le spese dedicate alla difesa nazionale tramite la consegna e l’eliminazione delle armi non-letali come le pallottole di gomma ed il gas lacrimogene».

«Le munizioni non-letali progettate per prevenire la perdita di vite umane nel campo nemico, e che sono contrarie all’essenza di tutto ciò che è militare, saranno distrutte durante cerimonie da tenersi obbligatoriamente presso ogni base militare.»

In ogni caso, i palestinesi dovranno prima o poi emigrare verso gli «altri paesi» di cui dispongono; ciò riguarderebbe anche il palestinesi non intransigenti. Feiglin dichiara che, entro le proprie possibilità, Israele dovrà fare di tutto per fornirà assistenza ad ogni arabo che abbia intenzione di emigrare.

In un’intervista alla stampa di mercoledì 10 dicembre il nostro propone che il governo israeliano dovrebbe pagare $250,000 ad ogni famiglia palestinese che accetti di emigrare.

La follia genocida di Feiglin va ben oltre le mete dell’agognata distruzione della comunità palestinese con azioni combinate consistenti nell’eccidio e nell’emigrazione forzata.

Come primo Ministro, ci racconta il giornale Ha’aretz, il suo primo atto all’insediamento sarebbe quello di convocare il proprio governo ad una cerimonia di preghiera di ringraziamento, da tenersi sulla spianata della moschea Al-AQSA a Gerusalemme.

Nei 100 giorni seguenti, egli annuncerebbe il ritiro di Israele dalle Nazioni Unite, la chiusura della ambasciate israeliane nella Germania ed in altri paesi antisemitici, ed una riforma dell’anno scolastico, che dovrebbe seguire il calendario ebraico.

Così, ha affermato, si compierà  «per lo stato ebraico» il primo passo verso «la scansione dei tempi in base all’orologio ebraico anziché cristiano.»

Pecora nera? No.

Le posizioni ideologiche, evidentemente nazistoidi, di Feiglin, infatti, non fanno di lui una ‘pecora nera’ del Likud. Anzi, vanno apertamente nella direzione del fascismo le idee apertamente espresse dalla gran maggioranza dei capi e dei tesserati del Likud.

Infatti si può argomentare, senza timore di eccessiva esagerazione, che il Likud sia integralmente un partito fascista e che il ‘Feiglin pensiero’ sia la regola e non l’eccezione alla regola.

Prendiamo ad esempio il capo del partito, Benyamin Netanyahu, che propone l’intensificazione della colonizzazione della Cisgiordania, una più spedita giudaizzazione di Gerusalemme Est, e la pulizia etnica nei confronti dei palestinesi di Israele e dei territori occupati.

Diversi anni fa, Netanyahu, spesso presentato dai media occidentali nelle vesti di un esponente del ‘centrodestra’, ha detto ad un gruppo di studenti di un ‘college’ che Israele dovrebbe approfittare dell’opportunità, se questa si dovesse presentare, di espellere il maggior numero possibile di arabi dalla «terra di Israele».

E che dire di Moshe Ya’alon? Che, tra l’altro, si è affermato come uno dei protagonisti chiave nelle primarie del Likud. Nel ruolo di capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, ordinò ai militari di trucidare brutalmente innocenti civili palestinesi, compresi i bambini di scuola, e di colpire case e palazzi stipati di civili, causando la completa distruzione di molte famiglie.

Insomma, il tenore delle esternazioni dei capi e dei rappresentanti eletti nelle liste di questo partito si ispira fortemente al fascismo. È un partito che possiamo paragonare al partito nazista. Dunque, l’Israele comandato da gente come Netanyahu, Feiglin, Ya’alon assomiglierà molto alla Germania del 1937.

Di fronte alla deriva israeliana verso il nazismo ebraico, come agirà l’occidente ‘democratico’ e ‘civile’? E, soprattutto, come agirà il nuovo governo americano?

L’occidente boicotterà il Likud, e dunque anche Israele?  Analogamente a quanto ha fatto nei confronti del governo democraticamente eletto di Hamas, il Quartetto (ONU, USA, UE, Russia) agirà per imporre ad Israele certe condizioni?

Ne dubito fortemente. Perché sul piano morale sono troppo poco coerenti, mentre sul piano politico si dimostrano, nella loro connivenza, del tutto irresponsabili, i governi occidentali non contesteranno in alcun modo il fascismo israeliano.

(Fonte: PIC 11/12/2008)

Traduzione per Infopal di Alexander Synge

 

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