L’inquinamento supera i confini tra Palestina e Israele.

L’inquinamento supera i confini tra Palestina e Israele.

Un documento di lavoro redatto dall’istituto Arava e da altre organizzazioni israeliane e palestinesi mostra un diffuso problema d’inquinamento idrico, che oltrepassa quegli stessi confini che alle persone non è permesso di oltrepassare.

Ecco quanto affermato dalle Nazioni Unite al riguardo: “La maggior parte dei corsi d’acqua transfrontalieri della regione è affetta da un alto livello d’inquinamento, proveniente sia da sorgenti palestinesi (normalmente acque luride non trattate), sia da sorgenti collocate in territorio israeliano”

In aggiunta, le città palestinesi a valle dei fiumi sono raggiunte dai rifiuti israeliani. Almeno dieci corsi d’acqua della regione attraversano la frontiera, e le loro correnti portano l’acqua in entrambe le direzioni. L’acqua di scarico non depurata proveniente dalla Cisgiordania finisce talvolta per scorrere attraverso Israele fino alla Striscia di Gaza, e da qui sfociare in mare.

Secondo il rapporto, l’inquinamento non distrugge solo i fiumi e gli eco-sistemi ad essi collegati, ma filtra anche nelle falde sotterranee, contaminando le fonti d’acqua potabile. Questo porta inoltre alla proliferazione delle zanzare, che permette il propagarsi di malattie come il Virus del Nilo Occidentale (un morbo simile alla febbre gialla o all’encefalite, ndr)

Dopo aver passato tre anni a studiare il contenuto dei fiumi Hebron e Alexander (in arabo al-Khalil e Zomar), i ricercatori hanno concluso che “i risultati confermano la necessità di una cooperazione nella gestione dei bacini.”

Il rapporto spiega anche come la situazione politica abbia peggiorato la situazione. Gli esperti al riguardo, tra i quali vi sono personaggi come Gershon Bakin del Centro Israelo-Palestinese per la Ricerca e l’Informazione e Nader al-Khatib dell’Organizzazione Palestinese per lo Sviluppo Idrico e Ambientale, affermano che il problema risiede nell’insistenza, da parte del governo israeliano, a far sì che gli impianti di trattamento delle acque luride attivi in Cisgiordania servano anche le colonie insediatesi nell’area.

Jamil Matur, vice-direttore dell’Autorità Palestinese per la Qualità dell’Ambiente, un organismo dell’ANP, ha dichiarato che Israele, oltre ad aver negato ai Palestinesi la concessione di permessi per la costruzione di centri di spurgo, ha anche danneggiato l’ambiente col proprio sistema di sbarramenti e di posti di blocco.

“Il mio staff non è libero di spostarsi. Non può nemmeno recarsi nell’Area C – la zona della Cisgiordania sotto totale controllo israeliano – per indagare e stendere rapporti sulla sua situazione problematica” ha detto Matur, aggiungendo che il Muro d’Israele è una “minaccia strategica contro l’equilibrio ecologico della regione, in quanto interrompe i cicli vitali della natura.”

Mentre le colonie israeliane continuano ad espandersi, in particolare sulle colline della Cisgiordania – i cui torrenti e le cui acque di scarico terminano nei corsi d’acqua palestinesi –, la questione non sembra destinata a migliorare nell’immediato futuro.

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