"L’occidente non vuole far cadere il governo palestinese, ma abbattere la popolarità di Hamas". L'intervista al ministro degli Affari generali palestinesi.

Intervista esclusiva con il ministro degli Affari generali e delle politiche abitative, Abdurrahman Zaidan.

Dal nostro corrispondente. 

Il ministro degli Affari generali e delle politiche abitative, l’ing. Aburrahman Zaidan, ritiene che l’occidente non voglia far cadere il governo palestinese guidato da Hamas, ma intenda soprattutto ottenere delle rinunce politiche, in un complotto che prende di mira il movimento per farlo cadere nel consenso popolare livello popolare. Zaidan ha criticato le politiche economiche dei governi passati, che hanno portato l’economia palestinese a una crisi invece di farla uscire.

Zaidan ha spiegato che il suo ministero necessita di più di 450 milioni di dollari per sistemare i danni causati dall’occupazione israeliana alle case e alla rete stradale, sottolineando che il suo ministero è stato incaricato dalla presidenza dei ministri di preparare i progetti necessari per costruire le sedi dei diversi ministeri e per risparmiare tanti soldi sul bilancio del governo.

 

Il boicottaggio e il blocco dei trasferimenti.

 

Abdurrahman Zaydan  ha spiegato che il boicottaggio, il blocco dei trasferimenti e il raddoppiamento delle spese a causa delle assunzioni effettuate negli ultimi mesi, hanno acuito la crisi, in aggiunta alla politica economica sbagliata seguita dal ministro dell’Economia del precedente governo. L’anno scorso, infatti, il governo aveva speso il doppio del bilancio fissato – oltre due miliardi di dollari. I motivi di queste spese non sono mai stati chiariti. E ha aggiunto che l’ex esecutivo aveva contratto molti prestiti con le banche locali, che ora si rifiutano di anticipare gli stipendi dei dipendenti pubblici a causa degli ingenti debiti che prodotto ipoteche sui beni dell’ANP, sulla cassa pensionistica, ecc.

 

Zaidan ha aggiunto che ciò che è peggio è che il governo precedente non ha saldato le fatture degli acquisti, e il suo successore si è trovato non solo a dover pagare gli stipendi, ma anche a sistemare i debiti che minacciano di far crollare l’economia palestinese e che danneggiano il rapporto tra istituzioni pubbliche, private e banche.

Il ministro ha accusato tutti coloro che cercano di far apparire la situazione come normale e di prendere in giro il popolo palestinese.

 

Rivolgersi alla giustizia internazionale.

 

Zaydan ha dichiarato che il governo palestinese sta pensando di rivolgersi alla giustizia internazionale, per costringere Israele a versare le tasse trattenute al popolo palestinese.

Il ministro ha anche spiegato che tanti hanno concorso a creare l’attuale crisi economica,  in particolare l’America e Israele ma anche la politica del precedente governo.

Si è detto convinto che comunque il problema si risolverà presto perché il mondo, che sta facendo pressioni sul governo e sul popolo palestinese non può rischiare di far morire di fame la popolazione.  

L’occidente vuole incrinare la popolarità di Hamas.

 

Ha precisato il ministro Zaydan che l’occidente non sta tentando di far cadere il governo palestinese, ma di ottenere una posizione politica di cedimento. Tutte le realtà che isolano e boicottano il popolo palestinese, sanno che se questo governo cade, il prossimo sarà sempre formato dal movimento Hamas. E questo chiarisce che è ciò che vogliono i palestinesi. Ecco allora che loro cercano di far crollare la popolarità di Hamas senza abbattere il governo.

 

 Indebolimento nella posizione europea

  

Zaydan ha indicato che qualcosa nella posizione europea e internazionale ha cominciato a smuoversi e a fare breccia nell’embargo. Alcuni paesi europei hanno espresso la propria disponibilità a intraprendere trattative con il governo e con rappresentanti di Hamas al parlamento – per esempio la Francia, l’Italia, la Svizzera, la Svezia e la Norvegia.

Nella posizione britannica c’è una spaccatura: hanno iniziato a dire di rispettare la scelta democratica del popolo palestinese.

E ha aggiunto che anche in Sudamerica alcuni stati si oppongono alla posizione statunitense e che ci sono segnali dagli Usa che fanno intendere che non taglieranno i loro aiuti.

Tutto ciò significa che questi governi sono giunti alla conclusione che l’esecutivo palestinese non cambierà le proprie convinzioni neanche con le pressioni economiche. La posizione americano-israeliana che scommetteva sul fatto che affamando il popolo palestinese avrebbe sollevato una rivoluzione contro il governo, è fallimentare. Non c’è stata alcuna rivoluzione né disordini, perché il popolo appoggia il governo. Tutto dimostra che questi mezzi non serviranno a far cadere il governo: esso durerà a lungo e porterà avanti la lotta per l’esistenza della Palestina.

 

La riforma dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina

 

Per quanto riguarda le accuse rivolte al governo di non voler riconoscere l’OLP, Zaydan, ispirandosi al pensatore palestinese Abdallah Hurani, ha affermato: “Coloro che rimpiangono l’OLP e hanno costruito la crisi con il governo sono gli stessi che hanno rovinato questa organizzazione, rubandole il ruolo negli anni passati. Qualcuno fra quelli che portano avanti queste rivendicazioni non sono sinceri nel voler far rivivere l’organizzazione, ma vogliono semplicemente riacquistare gli interessi personali e il potere che hanno perso".

Zaydan ha precisato che “non ci sono problemi per ciò che riguarda la posizione del governo verso l’OLP. Nessuno ha detto che non lo si voglia riconoscere. L’OLP è l’emblema del popolo palestinese" e ha insistito sul fatto che il governo sia intenzionato a riformarlo, come previsto dagli incontri del Cairo.

Il ministro ha confermato che il suo ministero – che si basa in prima linea sugli aiuti esterni -ha bisogno di 451 milioni di dollari per sistemare i danni che l’occupazione israeliana ha causato alle case e alle strade.

Ha aggiunto che una parte di esse sono state riparate, ma che il danno ancora presente è grande, in particolare, con il blocco delle donazioni statunitensi e canadesi. E ha spiegato che qualche paese donatore non vuole avere contatto diretto con il governo,  ma che fornirà aiuti attraverso associazioni e ong pianificandoli con il ministero.

 

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