L’olocausto di Gaza

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L’olocausto di Gaza




Dott. Elias Akleh

3 Marzo, 2008


L’olocausto è il crimine di genocidio nei confronti di un popolo a causa della sua origine etnica. Questo genocidio può essere attuato mediante diversi metodi, come gas velenosi, armi da fuoco, carri armati, raid aerei, guerra biologica, assedio economico, fame, distruzioni di risorse naturali vitali, esilio nel deserto, privazione di beni materiali, tutti per provocare lo stesso effetto: morte di massa. Negli ultimi sessant’anni i palestinesi hanno subìto tutti questi metodi in un deliberato e programmato olocausto. Coloro che lo stanno mettendo in atto non sono i nazisti, ma chi dichiara di essere sopravvissuto all’olocausto nazista, e i loro discendenti: gli ebrei sionisti israeliani.


La minaccia del Ministro della Difesa, Metan Vinai, di perpetrare una “bigger Shoah”(Shoah -Olocausto- maggiore) [British Telegraph 29-02] contro i palestinesi di Gaza riflette la politica adottata dal governo israeliano nei confronti dei palestinesi. Circondata da un muro alto 9 metri su tre lati e sul quarto dal mare pieno di ostili navi da guerra israeliane, Gaza con un milione e mezzo di persone è il più vasto campo di concentramento che ci sia al mondo. L’esercito israeliano è la sentinella di questo campo. Con il controllo su tutti i confini di terra, aria e mare, esso controlla e pone dei limiti su qualsiasi tipo di bene importato a Gaza. La vita a Gaza dipende dai capricci dell’esercito israeliano che controlla ogni valico verso Gaza. L’esercito questi valichi ogni volta che vuole per lunghi periodi di tempo così da affamare i palestinesi. Secondo i rapporti delle Nazioni Unite gran parte degli abitanti di Gaza vive sotto la soglia di povertà. Per peggiorare le cose Israele ha trasformato Gaza in un teatro di esercizi militari con i suoi cecchini che sparano ai bambini per strada, con le loro forze speciali che conducono operazioni offensive nelle zone civili, per una lunga serie di esercizi d’artiglieria, per le sparatorie di esercitazione delle navi militari e per raid aerei. A partire dal 27 febbraio l’esercito terrorista di Israele ha dato inizio alla “più grande Shoah” contro Gaza.


Questo olocausto non prende di mira solo Gaza, nonostante essa stia subendo gli attacchi maggiori, ma colpisce anche ogni comunità palestinese che vive nella West Bank. C’è una forte escalation delle operazioni militari israeliane, con in media cinque operazioni al giorno. Secondo il Palestinian Human Right Centre, l’esercito israeliano avrebbe attuato 36 operazioni militari tra il 21 e il 27 febbraio. Con carri armati e con mezzi di trasporto personali corazzati sparando a caso contro qualsiasi cosa, l’esercito israeliano ha attaccato cittadine palestinesi come Betlemme, Hebron (Al-Khalil), Nablus, Yatta, Beit Ummar, Dura, Taffuh e altre, trasformando le case delle persone in postazioni militari e le scuole in prigioni temporanee, rubando oggetti di valore, demolendo case, saccheggiando le istituzioni di carità islamiche e le Associazioni dei Giovani Musulmani e confiscando i loro beni, archivi e soldi, e sparando. In questi sette giorni, l’esercito israeliano ha sequestrato 67 palestinesi, raggiungendo un totale di 499 ostaggi dall’inizio di quest’anno.


Temendo le feroci reazioni dell’enorme popolazione araba e islamica e l’indignazione della comunità internazionale, Israele porta avanti un olocausto graduale, in cui uccidere palestinesi è diventata una pratica quotidiana nel tentativo di de-sensibilizzare l’opinione pubblica. Eppure questo olocausto palestinese ha tutte le tremende caratteristiche dell’olocausto europeo della popolazione ebraica. Come gli ebrei europei sono state vittime della superiorità ideologica razzista della razza Ariana, i palestinesi sono vittime ora di una superiorità ideologica religiosa più estrema, quella del popolo prescelto da Dio. Come i nazisti avevano confiscato le proprietà degli ebrei, così i sionisti di Israele hanno confiscato le proprietà dei palestinesi. Così come i nazisti uccidevano gli ebrei, così gli israeliani ora uccidono i palestinesi; soprattutto donne e bambini, senza alcuna ragione se non quella di essere palestinesi. Israele ha massacrato centinaia di comunità palestinesi cancellandole dalle cartine. Come i nazisti avevano rinchiuso gli ebrei nei campi di concentramento, così Israele sta rinchiudendo tutti i palestinesi in una prigione più grande entro mura alte 9 metri e lunghe 1300 miglia che suddividono i territori palestinesi in campi di concentramenti più piccoli, con la Striscia di Gaza in testa come più grande campo di concentramento del mondo. Come i nazisti hanno deportato migliaia di ebrei europei rendendoli profughi in terre straniere, così Israele ha deportato migliaia di palestinesi fuori dal loro paese rendendoli profughi in campi profughi nel deserto. Laddove la allora disorganizzata comunità internazionale accusò la Germania nazista dell’olocausto degli ebrei ma permise che i massacri andassero avanti per molto tempo, ora la comunità internazionale più organizzata e -si suppone- più civilizzata, sta accusando le vittime palestinesi del loro stesso massacro negando loro il diritto fondamentale di autodifesa contro l’occupazione israeliana, e sta permettendo che l’esercito israeliano omicida continui a perpetrare l’olocausto palestinese sotto la falsa spoglie della difesa personale. Come i nazisti hanno fatto morire di fame i prigionieri ebrei, così ora Israele sta affamando la popolazione palestinese isolandola dai viveri, attraverso l’assedio economico finanziario, e tagliando tutte le risorse energetiche.

Ciò che rattrista di questo olocausto sono le figure politiche e le organizzazioni umanitarie che si dicono di difendere queste vittime: sono le stesse persone che implicitamente approvano, incoraggiano e permettono che questi massacri vadano avanti o tramite la loro cooperazione col nemico o assolvendo il  genocidio. I leader sionisti e le organizzazioni ebraiche negarono apertamente l’aiuto, sia finanziario o altro, per salvare gli ebrei dalla morte. Nel 1938, la Jewish Agency diretta da Golda Meir, ignorò l’offerta della Germania di trasferire gli ebrei tedeschi in altri paesi al costo di 205 per ciascuno (1). Nel febbraio del 1940, Henry Montor, il vice presidente del United Jewish Appeal, si rifiutò di portare in salvo i passeggeri di una nave arenata sul Danubio perché erano troppo vecchi. Voleva ebrei giovani e sani da poter assoggettare per insediarli nello stato israeliano del terrore nel cuore del mondo arabo (2). Il leader sionista declinò le offerte dei tedeschi del 1941 e del 1942 di trasferire ebrei europei in Spagna perché venissero deportati in colonie americane o inglesi, e l’offerta del 1944 di portare al sicuro gli ebrei ungheresi in qualsiasi altro paese tranne che la Palestina, sapendo bene che questo rifiuto avrebbe significato la morte per centinaia di migliaia di ebrei. Yitzhak Greenbaum, presidente del Comitato di salvezza della Jewish Agency definì questa politica del rifiuto nella famosa frase “Una mucca in Palestina è di gran lunga meglio che un ebreo in Europa”(3). La Jeweish Agency e i leader sionisti sabotarono gli sforzi del rabbino Michael Ber Weissmandl, che implorava l’aiuto del Congresso Mondiale Ebraico e della Jewish Agency per pagare la somma di 50.000 $ e salvare la vita a 40.000 ebrei slovacchi nel 1943. (Rabbi Weissmandl’s “Min
Hametzar” (Pianto dei Morti) pubblicato a New York nel 1961 in Ebraico, anche documentario TV “Among Blind Fools” trilogia di Verafilm (4).


Nonostante la cattura e la morte di migliaia dei loro fratelli ebrei tedeschi, l’orgaizzazione militare terrorista “Combattenti per la Libertà di Israele”, meglio conosciuta come Lehi o Stern, diretta da Avraham Stern, aveva fatto a Hitler la proposta nel gennaio del ’41 di unirsi alla Germania nella sua guerra contro la Gran Bretagna in cambio dell’appoggio tedesco a costituire Israele. (Documenti Originali negli archivi tedesci Auswertiges Amt Archivi, Bestand 47-59, E224152 & 234155-58. Il testo completo originale è stato pubblicato da David Yisraeli, “La questione Palestinese nella politica tedesca 1889-1945” (Israel, 1947) pp. 315-317). Tutte queste agenzie e organizzazioni sioniste hanno tradito i propri fratelli.


Considerata dal punto di vista arabo, il primo e più evidente traditore dei palestinesi e il loro presidente Mahmud Abbas e la sua combriccola, che ha dirottato e abusato di Fatah per i propri interessi politici e guadagni finanziari. Da quando la sua nomina a Primo Ministro palestinese nel 2003 fu imposta ad Arafat, Abbas si è mostrato propenso alla politica americana e di Israele anche quando era nociva per il suo popolo. Si è mostrato contrario ai gruppi di resistenza palestinese, opposizione che è diventata più evidente da quando è stato eletto Presidente con l’aiuto di Israele e Usa. Lui descrive costantemente la resistenza palestinese, in modo particolare Hamas, come pericolosa e stupida e ha imposto un controllo su loro. Grazie al capo della sicurezza, Muhammad Dahlan, Abbas ha cercato di paralizzare il governo di Hamas eletto democraticamente e di sabotare il suo lavoro, che ha condotto all’eliminazione di Hamas dalla Striscia di Gaza. Abbas ha dissolto il governo di Hamas e ne ha nominato uno nuovo separando Gaza dalla West Bank. Si è rifiutati di trattare con il governo di Hamas e ha negoziato invece con Israele sperando nella caduta di Hamas. Quando Hamas è sopravvissuto e ha guadagnato popolarità, Abbas lo ha recentemente accusato di nascondere cellule di Al-Qaida così da dare a Israele l’invito e lil pretesto per attaccare Gaza al fine di sbarazzarsi di lui.


Gli altri leader Arabi, in particolar modo degli Stati del Golfo, Giordania ed Egitto, hanno apertamente supportato Abbas e soprasseduto sul genocidio di Israele a Gaza. Molti leader arabi sono pronti a sostenere la Palestina invece che il governo israeliano nella speranza di fermare le sue pretese espansionistiche. Sono politicamente ingenui o stupidi a ignorare il progetto sionista del Grande Israele. La delusione è che la resistenza palestinese, contro la quale stanno cospirando, ha bloccato l’espansione israeliana in molte terre arabe. Attraverso il loro silenzio e ignorando il dramma dei palestinesi i leader arabi sono diventati alleati di Israele nel suo assedio economico contro Gaza sperando che la gente di Gaza si rivolti contro il governo di Hamas. Questa politica ha sortito effetti contrari, e nonostante gli sforzi egiziani per fermarla, l’affamazione degli abitanti di Gaza ha buttato giù il muro che li separava dai fratelli egiziani e si sono riversati  per fare scorte di cibo per le proprie famiglie. Ignorando il fatto che i palestinesi sono loro fratelli, i media e gli ufficiali giordani ed egiziani hanno descritto questo passo spontaneo come una minaccia per la propria sicurezza. Invece di minacciare i propri nemici (gli Israeliani), il Ministro degli Affari Esteri egiziano Ahmad Aboul Gheit ha minacciato di spezzare le gambe ad ogni palestinese che avesse attraversato il confine. Sembrava che avesse dimenticato che questi abitanti di Gaza che stava minacciando erano stati una volta cittadini egiziani e molti di loro avevano ancora il passaporto egiziano. Le politiche a favore di Israele/Stati Uniti di molti leader arabi riguardo la causa palestinese sono diametralmente opposte alla loro gente, che sta diventando man mano sempre più critica nei loro confronti.


Le successive amministrazioni americane, in particolar modo quella attuale neocon di Bush, è responsabile in modo diretto dell’olocausto palestinese, a causa degli incondizionati aiuti finanziari, politici e militari a Israele. L’aiuto militare a Israele include gli aerei da combattimento Boeing F-15, i Lockheed F-16, Boeing Apaches e Cobra Bells, missili prodotti da compagnie americane come Hughes/Raytheon, General Dynamics, and Lockheed
Martin. Tutte queste armi sono sovvenzionate dai contribuenti americani.


Questo sostegno militare a Israele è immorale e illegale. L’illegalità proviene dal fatto che Israele utilizza queste armi in piena violazione della Legge sul Controllo dell’esportazione di armi americane (American Arms Export Control Act) e della Legge della Foreign Assistance per rinforzare la sua occupazione della Palestina e per portare avanti i crimini di genocidio contro i palestinesi che resistono. Inoltre è immorale perché viola le leggi internazionali in quanto Israele si serve di queste armi per imporre le sue disumane punizioni collettive e l’assedio economico contro i palestinesi, causando in questo modo crisi umanitarie, e rendendo così ogni contribuente americano complice dei crimini di Israele. L’aiuto incondizionato della politica americana è oltretutto immorale e criminale. L’amministrazione Bush ha condizionato l’ONU, e ha usato la sua “Guerra al terrorismo globale” e la sua dichiarata assistenza economica come strumenti della sua politica ‘del bastone e della carota’ per spingere alle armi gli altri paesi, così da imitare la politica di sostegno e protezione americana nei confronti di Israele.

Rinforzata dall’aiuto americano e dalla scelta di pace degli altri paesi arabi, Israele continua provocatoriamente il suo genocidio e la sua politica di espansione. Israele rifiuta qualsiasi tipo di negoziazione con la comunità internazionale secondo quello che Ehud Olmert chiama ‘il diritto di Israele a difendersi’, ignorando il fatto che Israele è la potenza d’occupazione, e negando ai palestinesi i diritti umani fondamentali tra cui quello di difendersi e resistere all’occupazione stessa.


La politica di espansione israeliana è gemella della politica nazista del Lebensraum, utilizzata per creare quello che chiamano lo spazio vitale per il popolo eletto. Utilizzando le stesse parole di Hitler questa politica fu enunciata dal presidente israeliano Shimon Peres che affermava: “Abbiamo bisogno di più spazio per respirare”, a spese ovviamente dei palestinesi. Il sionismo incarna il nazismo.


La spiegazione dei leader sionisti per permettere all’olocausto degli ebrei di continuare era che “Gli ebrei europei devono accettare una sofferenza e una morte in misura più grande ripetto alle altre nazioni cosicché alla fine della guerra gli alleati vittoriosi saranno favorevoli a creare uno Stato Ebraico”(5). Mi chiedo quale sarà la giustificazione dei leader arabi per permettere all’olocausto palestinese di proseguire.

 

Elias Akleh è uno scrittore arabo di origini palestinesi: è nato a Beit Jala’ in Cisgiordania. Attualmente vive negli Usa. Può essere raggiunto su: eakleh@ca.rr.com



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