La “bestia selvaggia” del razzismo israeliano

downloadMemo. Durante questa settimana il primo ministro israeliano ha definito gli Arabi con termini disgustosamente razzisti. Questo non è niente di nuovo per l’uomo che, durante le ultime elezioni che si sono svolte, ha avvisato gli israeliani che “gli Arabi”, per riuscire a votare, sarebbero usciti “in branchi”. Ma la terminologia che ha utilizzato è stata di gran lunga peggiore rispetto a quel che ci aveva abituato costui.

Visitando una nuova recinzione di confine, situata tra l’attuale Israele e la Giordania, Benjamin Netanyahu ha detto: “Nei nostri quartieri dobbiamo proteggerci da bestie selvagge. Alla fine, secondo me, ci sarà una recinzione come questa attorno all’intero Israele. Circonderemo l’intero stato di Israele con una recinzione, una barriera”.

L’utilizzo da parte dei politici israeliani di questi termini disumanizzanti, riferiti ai Palestinesi ed agli altri Arabi, non è per niente un fatto nuovo. I leader israeliani hanno una lunga storia di questo tipo di razzismo, che risale al periodo precedente allo stato sionista degli insediamenti coloniali. Ciò dipende anche dalla lunga storia del colonialismo occidentale.

Ehud Barak è un ex-leader del Labour Party, cioè di quella che dovrebbe essere l’opposizione “moderata”. In realtà, egli è un noto razzista, un assassino di civili palestinesi ed un criminale di guerra sistematico.

Una volta Barak ha deliberatamente invocato la bigotta mitologia dell’Impero Britannico, riferendosi ad Israele come ad una “villa in mezzo alla giungla”. Si trattava di un evidente richiamo ai valori condivisi da Israele e da altri, e alle antiche forme di colonialismo europeo: genocidio e metodica supremazia bianca.

Moshe Yaalon, l’attuale ministro israeliano della guerra, considera ovviamente i Palestinesi degli esseri inferiori anche agli animali. In un’intervista del 2002 Yaalon disse che la “minaccia palestinese” era “come il cancro”. Egli propose la soluzione sterminatrice dell’”utilizzo della chemioterapia”.

Ma è poi cosa grave che i ministri israeliani paragonino degli esseri umani al cancro? Nel 2012 Miri Regev (all’epoca membro del parlamento del partito di Netanyahu, il Likud, ed ora promossa al ruolo di ministro della cultura di Israele) prese parte all’incitamento di un violento programma contro i richiedenti asilo africani a Tel Aviv. Disse alla folla che i rifugiati africani sono “un cancro nel corpo” della nazione. In seguito ha poi pubblicato un video online nel quale si scusava, non con gli africani che aveva paragonato al cancro, ma ai pazienti di cancro per aver osato paragonarli agli africani. “Il cielo non voglia… Io non li ho paragonati ad esseri umani”.

Un altro attuale ministro israeliano ha una storia molto recente di utilizzo di un linguaggio da genocidio. Il ministro della giustizia, Ayelet Shaked, nel 2014 ha pubblicato un articolo nella sua pagina Facebook, nel quale dichiarava che “tutto il popolo palestinese è il nemico” giustificandone la completa distruzione, “compresi i vecchi e le donne, le città ed i villaggi, le proprietà e le infrastrutture”.

Ha invitato all’uccisione di madri palestinesi in quanto fanno nascere “piccoli serpenti”.

Rafael Eitan era un capo dell’esercito militare, responsabile del personale, ed in seguito divenuto politico di destra. Nel 1982 ha avuto un ruolo nel comando della invasione israeliana del Libano, con la quale sono stati uccisi oltre 20.000 civili libanesi e palestinesi. All’epoca, Israele aveva nascosto la strategia in atto con la quale lavorava “mano nella mano” con le milizie cristiane estremiste del Libano, come la Falange. Sono stati questi fanatici religiosi che si sono resi responsabili del tristemente famoso massacro dei rifugiati palestinesi di Sabra e Shatila. Essi furono dislocati in quei campi di rifugiati da Israele.

Nel 1983 Eitan chiamò orrendamente i Palestinesi “scarafaggi drogati dentro ad una bottiglia”.

L’osservazione fatta da Netanyahu sui Palestinesi assomiglia moltissimo, ovviamente, a quella di un altro ex-primo ministro del Likud, quello della fine degli anni ’70 e inizio anni ’80: Menachim Begin. Egli una volta sostenne che Israele si sarebbe “difeso” dalle “bestie a due gambe” che lo aggrediscono.

“Bestie”, abitanti della “giungla”, “cancro”, “piccoli serpenti”, “scarafaggi” – notate una qualche connessione? Secondo i leader israeliani, gli Arabi non sono esseri umani.

Le “bestie selvagge” reali sono il razzismo, il colonialismo degli insediamenti e la supremazia bianca.

Si tratta di un vecchio trucco, antico quanto l’impero stesso. Allo scopo di giustificare nella propria mente il motivo per il quale si stanno distruggendo altri esseri umani, un individuo deve far bilanciare in qualche modo la dissonanza cognitiva, convincendo se stesso che i nemici sono inferiori agli umani.

Gli ideologhi dell’impero dicono di se stessi che sono umanisti, meglio rispetto a tutti gli imperi precedenti, vogliono soltanto portare la cultura e l’illuminismo nelle zone “oscure” del globo. Ma quando la realtà è che i tuoi soldati uccidono in massa altri esseri umani, ci deve essere qualche modo per relazionarsi con quella realtà.

Troppo spesso lo si fa denigrando il nemico ad un livello non umano, in un modo o nell’altro.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi