La biodiversità in Palestina, un museo naturale degradato dagli occupanti

62382651Hebron-PIC. I territori palestinesi sono ricchi di biodiversità, diversità geografica, diversità climatica, malgrado la loro piccola superficie e i comportamenti malsani sionisti. I territori palestinesi sono un vero e proprio museo naturale di flora e fauna.

Flora e fauna dei territori palestinesi costituiscono il 3% della biodiversità mondiale che supera le cinquantamila specie.

Walid al-Basha, direttore del centro studi per la protezione della biodiversità, spiega che la posizione geografica della Palestina, racchiusa tra tre continenti, aiuta molto la biodiversità.

La diversità delle piante offre sostentamento ad un gran numero di esseri viventi.

La colonizzazione e la barriera di separazione

Le colonie sioniste sparpagliate nelle zone montuose hanno effetti davvero degradanti sulla biodiversità, soprattutto nelle zone forestali e ancor più il muro dell’apartheid. Tale muro rappresenta una sorta di schermo che impedisce lo spostamento degli esseri viventi tra costa e centro, constata al-Basha.

Si parla di 30 mila invertebrati, 2750 piante, 7 anfibi, 81 rettili 545 uccelli residenti e migratori, 92 mammiferi, 297 pesci, 2850 piante suddivise in 138 diverse famiglie.

La caccia pericolosa

Oltre a tali problemi che la biodiversità deve affrontare, c’è anche la caccia abusiva e senza controllo, soprattutto, quella di animali selvatici.

Inoltre, l’assenza di norme rigide contro la caccia e la vendita di uccelli rari fa molto male alla biodiversità, così come lo sfruttamento eccessivo dei pascoli e il gran numero di cani randagi.

I territori palestinesi potrebbero essere tra i più ricchi del mondo per quanto riguarda il turismo ambientale, poiché la Palestina è un luogo che attira tutti gli uccelli, in particolare, la zona di Bork Suleyman, nella città di Betlemme, al sud della città occupata di al-Quds, sottolinea al-Basha.

Al-Basha invita le autorità palestinesi ufficiali a prendersi cura dell’eco-turismo. Si potrebbe trarre vantaggio da questo genere di attività. Invita a coordinare i lavori degli uffici per l’ambiente e a concedere finanziamenti adeguati.

Campagne informative

Da parte sua, l’autorità per l’ambiente palestinese è sul punto di lanciare un progetto e varie campagne informative sul «turismo ambientale».

Adala al-Atira, presidente di tale autorità, dice che l’occupazione sionista ha una parte importante di responsabilità nel pericolo che circonda la biodiversità in Palestina, con le sue colonie, il muro di separazione discriminatoria, il controllo delle zone protette e di quelle marittime di Gaza.

Sottolinea quanto la barriera di separazione sia distruttiva per l’ambiente palestinese. È un muro che impedisce lo spostamento degli esseri viventi, in estate così come in inverno.

Nel lungo termine, la fauna va incontro ad un vero pericolo. L’area di Beit Jala, nel territorio di Betlemme, è controllata dagli occupanti sionisti. Questa zona, conosciuta per la sua biodiversità, è minacciata dalla barriera di separazione.

La responsabile palestinese invita ad armonizzare gli sforzi per creare una cultura nazionale in grado di proteggere l’ambiente e la biodiversità.

Traduzione di Giovanna Vallone