La chiusura dei valichi e dei tunnel aggrava la crisi di Gaza assediata

Gaza – Pal.info. 14 agosto. La Striscia di Gaza sta vivendo sotto assedio da più di  sei anni. I tunnel erano i soli punti di sbocco per l’economia. Ma  sono stati chiusi a seguito degli attacchi nel Sinai, a inizio agosto. E rapidamente, la loro chiusura ha peggiorato le già difficili condizioni di vita a livello umano ed economico nella Striscia.

Il rifornimento di carburante è stato il primo a essere penalizzato. La sua mancanza ha colpito i cittadini e le loro auto, ma soprattutto la centrale elettrica di Gaza, gli ospedali, i centri medici e tutti i servizi.

La crisi di carburante.

Alle stazioni di servizio ci sono lunghe file di auto e persone, in tutte le città della Striscia di Gaza, nella speranza di rifornirsi di carburante, prima di un ulteriore peggioramento della crisi.

Negli ultimi anni, quantitativi di carburante passavano dai tunnel, lasciando la Striscia di Gaza respirare un po’ di fronte al blocco sionista.

E’ lo stesso  governo palestinese che ha deciso di chiudere i tunnel, domenica 5 agosto 2012, in seguito all’attacco armato del Sinai, in cui  sono morte 16 guardie di frontiera egiziane. Il governo voleva  dimostrare la buona fede, dimostrare che è pronto a collaborare con gli egiziani per trovare i colpevoli, anche se nulla prova che un residente di Gaza sia stato coinvolto nell’azione.

Al-Hindi, 35 anni, è un taxista. Ha raccontato di non essere riuscito a comprare neanche un litro di benzina, dopo quattro ore di attesa.

La crisi dell’elettricità.

Dopo l’accordo Mursi-Haniyah che permette l’ingresso di dieci camion di carburante qatarioti, la centrale elettrica ha lavorato a pieno regime. Ma l’attuale crisi di carburante ha riportato la situazione al punto di partenza e l’elettricità inizia a venire interrotta per oltre 18 ore al giorno.

Hatem Abd al-Alem ha un negozio di surgelati. Ha detto che la crisi è molto grave: “Sono più le ore che passiamo senza corrente di quelle con. Peggio, non abbiamo carburante per far funzionare i nostri generatori. Subiamo gravi perdite. Penso di chiudere il mio negozio, sul serio. Le continue perdite mi spezzano la schiena”.

Crisi  sanitaria. 

Il dottor Ashraf al-Qodra, portavoce del ministero palestinese per la Salute, ha detto che la chiusura del valico di Rafah penalizza i malati della Striscia di Gaza. Infatti, molti pazienti, per la mancanza di medicine, non hanno altra soluzione che andare a cercare le cure necessarie al loro caso al di fuori della Striscia di Gaza.

Edilizia.

La chiusura dei tunnel ha avuto effetti negativi sull’edilizia. Il prezzo del cemento, del ferro e di altri prodotti è aumentato immediatamente. “Il prezzo per una  tonnellata di cemento è raddoppiato”, spiega l’imprenditore Ali al-Laham. “Le cose potrebbero peggiorare se dovesse continuare così”.

Gli imprenditori che avevano firmato contratti con i vecchi prezzi non possono pagare.

La disoccupazione sarà una conseguenza diretta della crisi.

La mancanza di molti prodotti essenziali porterà Gaza a un disastro umanitario ed economico senza precedenti.

La Striscia di Gaza tagliata fuori dal mondo.

Oltre tre mila fedeli vogliono andare a Mecca, ma l’unico passaggio aperto è ora chiuso. E anche questa volta, i fedeli perderanno i loro biglietti e le prenotazioni di alberghi sia a Mecca sia a Medina.

E poi, i fedeli palestinesi che si trovano già alla Mecca, come possono tornare? Come faranno gli studenti e coloro che sono in viaggio? Perché il popolo palestinese è sempre punito per crimini che non ha commesso?