La Città Santa sotto assedio: Israele intensifica le misure restrittive all’ingresso nella moschea di al-Aqsa.


Gerusalemme – Infopal. Il governo israeliano ha imposto ulteriori gravi restrizioni all'ingresso dei fedeli alla Spianata delle Moschee.

Le forze di polizia israeliane sono appostate ai cancelli della Spianata, terzo luogo sacro dell'Islam, e costringono i fedeli musulmani a consegnare loro le carte di identità. A chi si rifiuta, non viene permessa l'entrata al compound delle moschee e viene arrestato o mandato via.

Questa mattina sono scoppiati scontri tra palestinesi e forze di polizia israeliane, che hanno portato al ferimento di alcune persone e all'arresto diversi manifestanti.

Secondo i dati in possesso dell'Ufficio Onu per il Coordinamento degli Affari umanitari (Ocha), sono 42 i palestinesi feriti dall'inizio dell'assedio alla Spianata delle Moschee ad oggi.

Forze nazionali e islamiche hanno indetto per oggi la Giornata della Rabbia, in segno di protesta contro l'escalation di aggressioni israeliane a Gerusalemme.

La moschea di al-Aqsa è infatti costantemente sotto minaccia delle forze di occupazione e dei coloni – che dichiaratamente ne invocano la distruzione per far posto alla ricostruzione del presunto Tempio ebraico.

Qualche giorno fa, in occasione delle festività ebraiche di Sukkot, le autorità di occupazione hanno vietato ai palestinesi maschi di età inferiore ai 50 anni, di entrare nella moschea di al-Aqsa.

Molti cittadini musulmani sono stati arrestati per aver “disturbato la pace”, quella imposta da coloni e forze israeliane.

Eminenti figure religiose islamiche, come shaykh Raed Salah, leader del movimento islamico nei territori del 1948, e shaykh Kamal al-Khatib, sono stati posti agli arresti nei propri luoghi di residenza, ed è stato vietato loro di avvicinarsi a Gerusalemme.

Da diversi giorni, circa 200 musulmani sono asserragliati dentro al-Aqsa, nell'intento di proteggerla dall'invasione di orde di coloni che progettano di svolgere riti talmudici al suo interno.

“Il nostro morale è molto alto – spiega shaykh Ikrema Sabri a Palestine.info – e la ragione è molto semplice: la nostra causa è giusta e la nostra lotta è motivata da un profondo senso di giustizia. Ecco perché la nostra gente è ferma in una incrollabile convinzione che ciò che sta facendo è giusto”.

Sabri ha aggiunto che “sempre più musulmani nel mondo stanno prendendo coscienza del pericolo che minaccia i luoghi santi islamici a Gerusalemme a causa del complotto ebraico”.

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