La comunità internazionale autorizza la farsa della ‘pace per la prosperità’

MEMO. Di Ramona Wadi. Il seminario “Peace to Prosperity” si è incentrato unicamente sulla dichiarazione di normalizzazione dello stato coloniale di Israele. Dimentichiamo la semplice normalizzazione dei “legami” con Israele; il principale obiettivo degli Stati Uniti è eliminare il contesto coloniale dello stato per respingere le legittime rivendicazioni palestinesi. Nonostante le divergenze su come questa violazione possa essere raggiunta, la comunità internazionale non è molto indietro con la sua insistenza sulla “soluzione” a due stati, che è un compromesso in tutto tranne che nel nome.

Il segretario al Tesoro Usa Steve Mnuchin è intervenuto mercoledì al seminario, rivelando ciò che è stato suggerito fin dall’inizio. “Non vogliamo che questo diventi un piano degli Stati Uniti; vogliamo che questo diventi un piano internazionale”, ha spiegato.

Ciò che Mnuchin intende è che Washington vuole costruire un consenso per un piano che è già internazionale, nonostante sia associato agli Stati Uniti. All’inizio di quest’anno, il Vertice di Varsavia ha affrontato l’ostacolo principale alla promozione della tendenza regionale di normalizzazione di Israele. Il vertice in Bahrain si basa su questo e fornisce incentivi economici per gli investitori in nome della pace. Tale intervento è finalizzato alla distruzione dei legami rimanenti tra i palestinesi e la loro terra; isolare le loro rivendicazioni in una situazione in cui non è rimasta alcuna terra da rivendicare come propria.

È qui che la comunità internazionale può svolgere un ruolo che soddisfa le aspirazioni statunitensi e israeliane. Il piano inventato dall’amministrazione Trump richiede collaborazione per vincere la volontà del popolo palestinese. Ma anche l’ipotesi dei due stati ha lasciato in eredità ai palestinesi un’ulteriore perdita di terre e diritti. La differenza è che il cosiddetto “accordo del secolo” elimina il contesto coloniale e ha già preparato le basi per una normalizzazione evidente, qualcosa che la comunità internazionale finora è stata riluttante ad accogliere apertamente.

Nel suo discorso al summit, Jared Kushner ha accusato la comunità internazionale di “far perdere tempo a tutti”. Non è vero; è solo il tempo dei palestinesi che è stato sprecato e gli Stati Uniti sono ora in grado di sfruttare l’incompetenza internazionale nell’adempiere ai propri obblighi collettivi nei confronti del popolo palestinese. In effetti, è proprio a causa del rifiuto internazionale di insistere sulla decolonizzazione che gli Stati Uniti sono stati in grado di espandersi con proposte che rendono il popolo palestinese ancora più dipendente dal sostegno esterno per il proprio sostentamento. I loro diritti politici, ovviamente, non interessano né a Kushner né alla comunità internazionale.

Gli Stati Uniti prevedono una situazione, forse non lontana, in cui si abbandonerà completamente il riferimento a Israele in quanto entità colonizzatrice. Ciò richiede però un consenso internazionale; si tratta di normalizzare Israele fino al punto in cui la storia, nella quale la comunità internazionale ha partecipato volontariamente, non costituisce più un punto di riferimento. Proprio come prevedono gli Stati Uniti, la comunità internazionale parlerà solo di migliorare la vita dei palestinesi in termini di reddito, eliminando così gradualmente il legame tra aiuti umanitari e violazioni dei diritti umani.

Per l’intera comunità internazionale la normalizzazione di Israele è un vantaggio, in quanto elimina la farsa di fingere di lavorare per i diritti dei palestinesi. Anche se giunti a questo, è sbagliato dissociare i contributi internazionali di questa settimana al seminario. Dopotutto, gli oratori dell’impunità israeliana e i difensori del colonialismo condividono un’affermazione comune; le vite dei palestinesi non contano nel grande programma che vede i responsabili approfittare delle violazioni dei diritti politici e umani del popolo della Palestina.

Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice