Beersheba-Ma’an. Domenica si è tenuta una conferenza all’hotel Leonardo, a Beersheba nel sud di Israele, per confermare la diffusa opposizione al cosiddetto “Piano Prawer” israeliano, che potrebbe spostare 40 mila abitanti beduini dal deserto del Negev.
La conferenza ha invitato tutti i candidati arabi per le elezioni locali nella regione a firmare un documento che dichiara la loro opposizione alla realizzazione del piano nei loro villaggi.
La conferenza è stata organizzata dall’Alta commissione del Consiglio dei residenti arabi del Negev. Diversi membri della commissione hanno rilasciato discorsi alla conferenza invitando i candidati a condurre campagne corrette, a proteggere le strutture sociali nei loro villaggi e in primo luogo contrastare il piano Prawer con tutti i mezzi.
Tra i relatori della conferenza c’era un membro della Knesset, Talab Abu Arar, della lista araba unita, e l’ex membro della Knesset Talab al-Sani, presidente del Partito democratico arabo.
Atiyeh al-Aasam, capo del consiglio regionale dei villaggi arabi non riconosciuti, ha iniziato la conferenza leggendo il documento che i candidati sono stati poi invitati a firmare. Il documento dice che i firmatari si impegneranno ad astenersi dall’attuazione del piano Prawer, “con parole e opere”, e che si fermeranno “legittime richieste del nostro popolo, tra cui il riconoscimento dei villaggi non riconosciuti e della proprietà araba del territorio”.
“La maggioranza dei candidati era presente e tutti i presenti hanno firmato un documento in cui dichiarano che si asterranno dal cooperare con il piano Prawer. Gli altri candidati possono ancora firmare il document , anche se sappiamo che alcuni di essi non firmeranno”, ha dichiarato al-Aasam a Ma’an.
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Il governo israeliano ha approvato il piano Prawer – Begin nel 2011. In esso è previsto il trasferimento forzato di decine di migliaia di beduini, la demolizione di circa 40 villaggi e la confisca di oltre 700 mila dunum di terra nel Negev. La proposta 2011 è stata formulata senza alcuna consultazione con la comunità beduina, ed è considerata un duro colpo per i diritti dei beduini.
Secondo l’Associazione per i Diritti civili in Israele, il piano sfratterà con la forza circa 40 mila beduini e distruggerà il loro tessuto comunitario e sociale, condannandoli ad un futuro di povertà e disoccupazione.
Israele si rifiuta di riconoscere 35 villaggi beduini nel Negev, che sono la casa di quasi 90 mila persone.
Lo Stato di Israele nega loro l’accesso ai servizi di base e alle infrastrutture, come l’elettricità e l’acqua corrente, e rifiuta di porli sotto la giurisdizione municipale.
Traduzione di Edy Meroli