La Corte Suprema israeliana vieta ai residenti di Gaza qualsiasi risarcimento e ricorso in Israele, e concede l’immunità allo Stato

Attiya Nabaheen, 15enne palestinese, colpito dai soldati israeliani mentre si trovava nella proprietà della sua famiglia, a Gaza, nel novembre 2014, e diventato tetraplegico. (foto di Al-Mezan).

Gerusalemme/al-Quds-Wafa. Il 5 luglio, un collegio di tre giudici della Corte Suprema israeliana ha respinto un ricorso che chiedeva allo Stato di Israele di risarcire i danni per i colpi e le importanti ferite inflitte dall’esercito israeliano al 15enne palestinese Attiya Nabaheen, nel novembre 2014, secondo un comunicato stampa di Adalah – il Centro Legale per i Diritti delle Minoranze Arabe in Israele.

Nabaheen era stato colpito nella proprietà della sua famiglia vicino ad al-Bureij, a 500 metri dalla recinzione di confine tra Israele e Gaza, e a causa dei proiettili, Nabaheen è diventato tetraplegico, confinato su una sedia a rotelle.

Adalah e il Centro per i Diritti Umani al-Mezan, con sede a Gaza, a nome del ragazzo e della sua famiglia, hanno presentato ricorso alla Corte Suprema contro la sentenza del 2018 del Tribunale Distrettuale di Beer Sheba, che dichiarava che lo Stato di Israele non era responsabile dei danni.

In discussione, nel caso, era la costituzionalità dell’emendamento n. 8 della legge israeliana sui Torti Civili (Responsabilità dello Stato) del 1952, reintrodotta nel 2012. Questa legge prescrive che i residenti di un territorio dichiarato dal governo israeliano come “territorio nemico” – come è stata dichiarata Gaza nel 2007 – non hanno diritto al risarcimento da parte di Israele. Nel ricorso, Adalah e al Mezan hanno sostenuto che la sentenza del tribunale distrettuale e la legge violano sia il diritto israeliano che quello internazionale, che richiedono che i civili protetti abbiano diritto a cure legali efficaci, soprattutto quando il danno è derivato da azioni non legate ad “atti di guerra ”.

La Corte Suprema ha stabilito che la legge non è contraria al diritto internazionale e, anche se lo fosse, “la Knesset [il parlamento israeliano] ha il potere di annullare le regole del diritto internazionale”.

La Corte ha riconosciuto che la legge viola i diritti fondamentali delle vittime palestinesi, vale a dire il diritto alla vita, all’integrità fisica, alla dignità, alla libertà, alla proprietà e al diritto a un ricorso legale effettivo. Tuttavia, ha stabilito che il livello di protezione dei diritti fondamentali concesso a Nabaheen è limitato a causa della sua residenza a Gaza, un “territorio nemico”.

La Corte ha inoltre stabilito che la legge serve a uno scopo appropriato: “la prevenzione dell’assistenza economica o morale al nemico”. Secondo la Corte, questa motivazione giustifica la radicale violazione dei diritti fondamentali dei civili palestinesi feriti dalle forze armate israeliane.

Adalah e Al-Mezan hanno risposto alla sentenza: “La decisione della Corte Suprema israeliana viola il diritto umanitario internazionale e giustifica l’avvio immediato di un’indagine della Corte Penale Internazionale, poiché priva le vittime civili palestinesi dei crimini di guerra commessi da Israele di qualsiasi risarcimento legale, anche risarcimenti ai sensi del diritto civile. La giustificazione della Corte per il negato risarcimento a un ragazzo innocente, confinato su una sedia a rotelle a vita a causa dell’aggressione illegale di Israele, è che la ‘prevenzione dell’assistenza economica e morale al nemico’. Si tratta di una bassezza morale senza precedenti per la Corte. Questa decisione non solo garantisce una totale immunità all’esercito israeliano di  ferire i Palestinesi ovunque si trovino, ma determina anche, con una mossa radicale, che la deliberata negazione del risarcimento è uno strumento appropriato per danneggiare il nemico. Non ci sono prove più chiare del fatto che il sistema giuridico israeliano sia impegnato nella legittimazione dei crimini di guerra e nell’assistere i militari nei suoi sforzi, negando ogni risarcimento legale alle vittime, soprattutto quando, allo stesso tempo, la Corte si rifiuta di intervenire nella chiusura, da parte dello Stato, delle indagini penali su presunti crimini di guerra e garantendo così anche l’impunità per le azioni criminali commesse dall’esercito israeliano”.

Gli organismi internazionali hanno riconosciuto l’importanza di questo caso. Nel suo rapporto del marzo 2019, la Commissione internazionale d’inchiesta indipendente dell’ONU sulle proteste del 2018 nei Territori Palestinesi Occupati, riguardo a questo caso, ha concluso che “la sentenza della Corte [distrettuale] e la legge su cui si basa, esclude i residenti di Gaza dall’ammissibilità al risarcimento ai sensi di legge, senza esaminare il danno stesso. In tal modo, alle vittime di violazioni di Gaza viene negata la strada principale per adempiere al loro diritto a un “ricorso legale effettivo” da parte di Israele che è loro garantito dal diritto internazionale (…) L’importanza di questa sentenza è quindi difficile da sopravvalutare”.

La sentenza della Corte Suprema su Nabaheen contraddice anche il precedente legale stabilito dalla Corte, ha affermato Adalah. A seguito di una petizione di Adalah, la Corte Suprema ha deciso, con una sentenza unanime pronunciata da nove giudici nel 2006, che lo Stato di Israele non può esimersi dal pagare un risarcimento ai Palestinesi in Cisgiordania che sono stati danneggiati dall’esercito israeliano, invalidando una disposizione di un recente emendamento alla legge sui Torti Civili (Responsabilità dello Stato).

Adalah e al Mezan presenteranno la richiesta per una seconda udienza alla Corte Suprema.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli