La costituzione rivoluzionaria dell’Egitto

Memo. Sabato 15 dicembre, per la quinta volta dalla caduta di Mubarak, gli egiziani andranno alle urne. Il referendum costituzionale segna un ulteriore passo in avanti per ottenere i frutti della Rivoluzione del 25 gennaio. Dal primo giorno dopo il rovesciamento dell’ex dittatore, è scoppiato un aspro dibattito politico su quale sia la priorità, un parlamento eletto o una nuova costituzione. Se questa nuova costituzione dovesse essere adottata, ciò spianerà la strada per le elezioni parlamentari. Tuttavia, in entrambi i casi, sì o no, il risultato non può garantire la stabilità cui l’Egitto ha un assoluto bisogno. 

Tanto per cominciare, l’autoproclamatosi Fronte di Salvezza, guidato dai candidati sconfitti alle presidenziali Hamdeen Sabahi, ‘Amr Moussa e Mohammed el-Baradei, ha già annunciato che non avrebbe accettato la sconfitta. Per questo gruppo, a quanto pare, la vittoria è rappresentata dal rovesciamento del presidente eletto, Mohammed Mursi. Per loro, il suo background islamista lo rende inadeguato a ricoprire il suo ruolo e rappresenta una minaccia per l’identità laica dell’Egitto. 

Falliti i tentativi atti a bloccare il referendum, il Fronte di Salvezza ha accettato, a malavoglia, di partecipare, schierandosi per il “no”. I suoi leader sostengono che la costituzione proposta è viziata e non garantisce “diritti e libertà” universali. Nello specifico, essi sostengono che la nuova costituzione mette in pericolo i diritti delle minoranze e delle donne. Nonostante sia soprannominata “la costituzione della Fratellanza Musulmana”, gli stessi esponenti dell’opposizione, tra cui anche i rappresentanti della Chiesa copta, hanno accettato, fin dall’inizio, la composizione dell’assemblea costituente, e partecipato al suo lavoro fino alla fine. Per sei mesi essi hanno discusso ogni articolo, in un processo trasmesso da varie emittenti televisive. 

A giudicare dai dati più recenti, gli egiziani tendono a partecipare più attivamente alle elezioni parlamentari e presidenziali che ai referendum. Di fatto, su 51.330.024 egiziani aventi il diritto di esprimere il proprio voto, al referendum di sabato si prevedono circa 25 milioni di votanti. 

Naturalmente, la nuova costituzione non è un testo sacro, nel senso che essa può essere modificata in qualsiasi momento. Ciò potrebbe essere accelerato dalla volontà popolare che investe un parlamento eletto. Pertanto, se l’opposizione rappresentasse davvero i sentimenti nazionali, essa non dovrebbe temere in alcun modo il controllo parlamentare. Se, al contrario, essa non comanda la maggioranza in parlamento, la volontà di imporre la sua visione, con le buone o con le cattive, potrebbe essere interpretata come un tentativo da parte della minoranza di dominare la maggioranza. 

Gli egiziani comuni non dovrebbero essere biasimati se sono disinteressati, a causa della retorica dell’opposizione. Prendiamo il caso del dottor ‘Ala al-Aswani, che l’8 dicembre, sul suo account di Twitter, ha scritto che le forze politiche potrebbero trovare un accordo sul referendum a due condizioni: escludere gli analfabeti dal voto e perseguire coloro che comprano, con l’olio e lo zucchero, i voti dei cittadini, quest’ultima è una frecciata diretta alla FM. Mentre ‘Amr Hamzawi, ex ricercatore dell’Istituto di pace Carnegie, e membro del Fronte di Salvezza, ha affermato su On Tv che anche se il “sì” dovesse vincere, l’opposizione continuerà i suoi sforzi per annullare la costituzione. 

Da parte loro, i sostenitori della costituzione rivoluzionaria insistono sul fatto che essa metterà in essere tutti gli strumenti necessari per combattere la corruzione e preservare la dignità di ogni individuo, maschio e femmina. Ogni articolo, hanno sottolineato, si riferisce ai cittadini, “maschi e femmine”, come individui con pari diritti e doveri. 

Probabilmente, l’affermazione più importante che i sostenitori del “sì” hanno fatto è che la costituzione regolerà il rapporto tra chi governa e chi è governato. Di conseguenza, essi sostengono che se il presidente Mursi fosse davvero intenzionato a diventare un dittatore, come asserisce l’opposizione, l’ultima cosa che vorrebbe, sarebbe stato un parlamento in grado di controllare e bilanciare le sue decisioni. 

Scrivere una costituzione in circostanze normali non è il più facile dei compiti. Raramente i consensi raggiungono il 100%. Redigerla in circostanze di sconvolgimento rivoluzionario è ancora più scoraggiante. Nel 1789, dopo il rovesciamento della propria monarchia assoluta, i rivoluzionari francesi avevano scritto e ri-scritto quattro costituzioni prima del 1799. La costituzione proposta nell’Egitto rivoluzionario non è certo perfetta, ma è comunque il risultato di uno sforzo collettivo durato diversi mesi. 

Una nuova costituzione, di per sé, non porterà l’Egitto fuori dal tunnel di instabilità politica e sottosviluppo. Tuttavia, con la propria spontanea volontà e determinazione, il popolo egiziano potrà forgiare un futuro migliore. La costituzione garantirà il ruolo della legge, quando viene emanata da un parlamento eletto, e assicurerà la rotazione pacifica del potere attraverso le elezioni. Un ulteriore ritardo nell’adottare una costituzione nazionale perpetuerà l’incertezza e provocherà maggiori danni alla devastata economia del Paese. Come constatato dai recenti avvenimenti, ciò potrebbe anche provocare perdite di vite umane e di proprietà. L’ Egitto merita una nuova nascita, che porrà fine al suo terribile ciclo di instabilità.