La CPI respinge la richiesta di Israele di annullare i mandati di arresto per Netanyahu

La CPI respinge la richiesta di Israele di annullare i mandati di arresto per Netanyahu

L’Aja. La Camera d’Appello della Corte Penale Internazionale (CPI) ha respinto la richiesta di Israele di annullare o sospendere i mandati di arresto emessi per il primo ministro del regime, Benjamin Netanyahu, e per l’ex ministro degli Affari Militari, Yoav Gallant.

In un comunicato stampa di giovedì, la CPI ha dichiarato di aver accolto il ricorso di Israele per un riesame della giurisdizione della Corte sui crimini commessi nei territori palestinesi. Tuttavia, ha aggiunto, tale questione non incide sulla situazione dei mandati di arresto pendenti.

La questione della giurisdizione, ha spiegato la Camera, riguarda la possibilità per la CPI di perseguire individui per presunti crimini commessi a Gaza e nella Cisgiordania occupata.

La Corte ha sottolineato che l’accettazione da parte di Israele della propria giurisdizione non è un prerequisito per il proseguimento delle indagini.

Ha affermato: “Le indagini indicano che Netanyahu e Gallant hanno supervisionato attacchi contro la popolazione civile e hanno utilizzato la fame come metodo di guerra”.

Nel novembre 2024, la CPI ha emesso mandati di arresto contro Netanyahu e il suo ex ministro degli Affari Militari, Yoav Gallant, per crimini contro l’umanità e crimini di guerra legati al genocidio in corso contro i palestinesi nella Striscia di Gaza da parte di Israele.

La sentenza obbliga tutti i 125 Paesi firmatari dello Statuto di Roma che istituisce la CPI a detenere e consegnare i due alla Corte Penale Internazionale dell’Aja.

Il primo ministro israeliano si è recato in Ungheria, membro della CPI, all’inizio di questo mese.

La CPI ha chiesto al governo ungherese di arrestarlo, ma Budapest si è rifiutata di ottemperare alla richiesta e ha prontamente annunciato che avrebbe abbandonato la Corte.

La CPI ha condannato l’Ungheria per essersi rifiutata di ottemperare al mandato di arresto contro Netanyahu.

Il portavoce della Corte, Fadi El Abdallah, ha affermato che non spetta alle parti della CPI “determinare unilateralmente la fondatezza delle decisioni legali della Corte”.

Il portavoce ha inoltre affermato che gli Stati partecipanti devono applicare le decisioni della Corte.
In quanto Stato membro della CPI, l’Ungheria è obbligata ad arrestare Netanyahu al suo arrivo nel Paese centro-europeo.
Israele ha scatenato la sua guerra genocida contro Gaza il 7 ottobre 2023, dopo che il gruppo di resistenza Hamas ha condotto la sua storica operazione contro l’entità occupante in rappresaglia per le crescenti atrocità del regime contro il popolo palestinese.

Il regime di Tel Aviv ha finora ucciso almeno 51.355 palestinesi, per lo più donne e bambini, e ne ha feriti altri 117.000, secondo il ministero della Salute di Gaza.

(Fonti: PressTV, Quds Press, PIC).