Domus-europa.eu/. Di Franco Cardini. Esprimo alcune posizioni, in ordine sistematico (quanto meno nelle mie intenzioni) a proposito della guerra tra Russia e NATO in atto, con teatro principale almeno provvisorio, purtroppo per gli ucraini, il territorio ucraino: [1]
- L’attuale guerra è un episodio (per ora l’ultimo cronologicamente parlando) di una fase della “riprogettazione dell’ordine mondiale” avviata con l’inizio dell’amministrazione Biden negli USA e caratterizzata da tre aspetti salienti: a. la ripresa forte, con il binomio Biden-Harris, della tradizionale politica del Partito Democratico statunitense, che consiste nella fede nel “manifesto destino” della nazione americana facente centro sul principio che interesse statunitense e libertà-diritto alla felicità del genere umano coincidono; b. consapevolezza dell’obiettivo declino dell’egemonia mondiale della superpotenza statunitense dopo il “picco” dell’inizio degli Anni Novanta (gli anni della maldestra “profezia” di Francis Fukuyama); c. consapevolezza profonda della necessità di “distrarre” l’opinione pubblica statunitense ( e mondiale) dallo spettacolo del declino degli USA, dall’impoverimento socioeconomico e culturale del popolo statunitense all’enormità insostenibile del debito pubblico ed estero ecc., costringendo gli USA e il mondo a guardare altrove, allo scenario mondiale; e ciò a qualunque costo, anche a quello di una guerra. Difatti ne hanno scelta una: quella con la Russia, a meno che non sia possibile anche là il golpe della “Rivoluzione arancione”, magari provocata dagli oligarchi che attualmente possono essere più o meno putiniani, ma che sono sempre e comunque, in quanto appunto “oligarchi” (pertanto una lobby plutocratica, affaristica e imprenditoriale), spettatori sensibili nonché in parte coprotagonisti del turbocapitalismo che governa o comunque dirige il pianeta.
- L’attuale guerra non è cominciata alla fine del febbraio 2022 con l’aggressione russa all’Ucraina, bensì nel 2014 con il golpe che a Kiev rovesciò il governo legittimo di Janukovich (com’era avvenuto nel 2003 con la “rivoluzione delle rose” in Georgia e con quella “arancione” del 2004-2005 in Ucraina) e avviò un primo tentativo, con il governo Poroshenko, di passare dalla parte formale dell’Unione Europea, cioè sostanzialmente da parte della NATO; con episodi infami, come il massacro degli inermi cittadini russi a Odessa da parte delle milizie estremiste ucraine (2.5.2014).[2]
- Il “protocollo di Minsk” concordato il 5.9.2014 tra Russia, Ucraina e comunità russofone del Donbass sotto egide dell’OSCE aveva concordato ampie autonomie per il Donbass stesso; nel contempo la NATO si era impegnata (lo faceva del 1991) a non cercare ulteriormente di avanzare verso est.
- Il “protocollo di Minsk” è stato disatteso sia dalla NATO, che soprattutto col governo Želensky ha trattato il passaggio dell’Europa all’UE (cioè sostanzialmente alla NATO, con avanzata verso est della sua linea missilistica ”difensiva”) mentre il governo ucraino ha intensificato almeno dal 2015 la repressione contro i gruppi politici stimati “filorussi” e le azioni militari contro le comunità del Donbass e le sevizie ai cittadini “non allineati”.[3]
- Il governo russo ha più volte ammonito quello ucraino affinché violenze e prevaricazioni cessassero e nel dicembre 2021 ha ufficialmente inoltrato al governo statunitense una proposta di accordo sulla situazione ucraina. Tutti gli appelli sono rimasti inevasi e i media occidentali non ne hanno parlato.[4]
- A questo punto la Federazione Russa poteva affidarsi solo alle armi per le tutela delle due autoproclamate repubbliche del Donbass; e doveva farlo al più presto per precedere un eventuale ingresso ucraino nella NATO. Da qui il discorso televisivo di Putin della notte del 25.2.2022.
- Scelte come l’invio di armi all’Ucraina in un momento di conflitto sono formalmente atti di guerra della NATO contro la Russia; solo la moderazione e il senso di responsabilità del governo della Federazione Russa ci salvano da una risposta legittima, che coinciderebbe a questo punto con una guerra mondiale.
- Il “pogrom” di Odessa. Aggressione di uno stato sovrano? Benissimo: proceda pure la corte dell’Aja contro la Federazione Russa. A quando i processi contro la NATO (posta sotto alto comando USA) per Serbia 1998-9, Afghanistan 2001, Iraq 2003, Georgia 2004-13 (l’infame governo del criminale Saak’ashvili), Libia 2011, Siria 2011?[5]
- Le sanzioni contro la Russia le paga la Russia, ma anche l’Europa; gli USA e la NATO, che pagano pochissimo, se ne fregano.[6]
- La verità ultima, da tener bene presente, è che quella in corso è una guerra scatenata dalla NATO direttamente contro la Russia per sovvertire l’ordinamento interno di quel paese e distogliere l’opinione pubblica statunitense e mondiale dalla rovina nella quale il governo Biden sta precipitando gli USA e indirettamente contro l’Europa, asservita alla NATO e a rischio di trovarsi in prima linea in caso di estensione del conflitto.[7]
- Ma veniamo all’Europa e all’Italia, presumibilmente vittime del conflitto e a quanto pare felicissima d’inasprirlo. L’invio di armi all’Ucraina in un momento di conflitto rappresenta formalmente una atto di guerra della NATO contro la Russia. Dal 1914 al 1917 l’America mandava aiuti all’Inghilterra con la scusa della legge sugli affitti e i prestiti: il Kaiser affondava i convogli inglesi con i sottomarini. Alla fine però è scoppiata anche la guerra: cerchiamo di non arrivare a questo. Preoccupanti comunque le notizie del 15 u.s. dagli States: se Želensky comincia a dar segni di cedimento (che sarebbe piuttosto ragionevole), attorno a lui spuntano “falchi” che rifiutano ogni sorta di trattativa e sembrano trovare una sponda inattesa negli ambienti vicini al presidente Biden, che per la sua cronica indecisione viene messo in difficoltà. Entra a gamba tesa nel dibattito anche l’ineffabile Mike Pompeo, il “superfalco”, anche lui per la linea dura. C’è da chiedersi se tutto ciò non sia per caso sintomo di qualcosa che bolle in pentola. La storia è imprevedibile. Se nelle prossime ore o nei prossimi giorni avvenisse qualcosa d’inatteso, che rimettesse tutto in discussione, non ci sarebbe da stupirsi. Magari qualcosa di grave da attribuirsi subito e facilmente ai russi – “che bisogno abbiamo dei testimoni?” -, una specie di nuovo “incendio del Reichstag”. Che cosa significa la vaga ma ostinata insinuazione, circolante in molti ambienti giornalistici e addirittura militari, che i russi potrebbero usare “le armi chimiche”, un’eventualità obiettivamente remota in questo tipo di conflitto?
Franco Cardini
[1] Consiglio la preliminare consultazione di: Grand Atlas du monde, dir. p. F. Tétart, Paris 2013; La gèopolitique mondiale en 40 cartes, Paris 2022; Le bilan du mone – “Le Monde”, Hord Série, éd 2002, Paris 2022: La Russia cambia il mondo, “Limes”, 2, 2002.
[2] O.Boyd-Barrett, Western Mainstream Media and the Ukraine Crisis, Routledge 2016.
[3] Cfr.rapporto OSCE 15.4.2016, PC.SHDM.NGO/17/16.
[4] Ma cfr. “Il Manifesto”, 15.12.2021.
[5] Cfr. M. D. Nazemroaya, La globalizzazione della NATO, Bologna 2014; D. Ganser, Breve storia dell’impero americano, Roma 2021.
[6] Cfr. M. Fulgenzi, La guerra delle sanzioni, Rimini 2021.
[7] Cfr. A. Bedini, L’Italia “occupata”. La sovranità militare italiana e le basi USA-NATO; Rimini 2013;[7]