La denuncia del Centro di studi sui prigionieri palestinesi: le detenute sono sottoposte a maltrattamenti nelle carceri israeliane

Quds Press. Il direttore del Centro di studi sui prigionieri palestinesi, Riyad al-Ashqar, ha affermato che “le detenute palestinesi sono sottoposte a una politica organizzata di repressione, sono private di tutti i loro diritti e vivono in condizioni dure e tragiche nelle carceri di occupazione”.

Al-Ashqar ha spiegato a Quds Press che “l’arresto delle donne palestinesi è una vecchia politica, avviata con l’inizio dell’occupazione della Palestina e non limitata a un’epoca specifica, ma intensificata durante l’Intifada di al-Aqsa con varie scuse e pretesti.

“L’arresto di donne palestinesi a scopo di estorsione e ricatto, per costringere i loro parenti ricercati ad arrendersi, o per fare pressione sui detenuti affinché forniscano informazioni, costituisce una delle forme di punizione collettiva per la società palestinese”.

Al-Ashqar ha sottolineato che “le autorità carcerarie israeliane violano la privacy delle detenute, facendo irruzione in sezioni e celle con l’obiettivo di perquisire e disturbare, installando telecamere di sorveglianza nei cortili delle prigioni e nei corridoi e facendole spostare ripetutamente nei furgoni carcerari”.

Ha esaminato, inoltre, alcune delle misure abusive praticate dal servizio carcerario israeliano contro le detenute, come il ritardo nello svolgimento di esami medici periodici e diagnostici, nella somministrazione di medicinali e l’assenza di una ginecologa.

Al-Ashqar ha affermato che la mancata installazione di un telefono pubblico e la deprivazione di notizie da parte delle famiglie, se non attraverso rare visite, e il divieto di ingresso di libri e artigianato, hanno contribuito a raddoppiare la loro sofferenza quotidiana.

Ha sottolineato che “le autorità carcerarie portano deliberatamente le detenute in tribunale, a intervalli frequenti, e rinviano ingiustificatamente i loro processi per decine di volte, per imporre loro più abusi e trasferimenti arbitrari.

“Le prigioniere vengono portate fuori di prigione con il ‘bosta’, il furgone carcerario, alle quattro del mattino, nel freddo intenso, e le loro mani e piedi sono legati con catene di ferro, e sono costrette ad aspettare a lungo in diverse prigioni, per ore, senza processo.

“Esse lamentano la grave carenza di coperte e vestiti invernali, poiché l’amministrazione carceraria ne proibisce l’acquisto, mentre la mensa (negozio della prigione) non fornisce quantità sufficienti di cibo”.

Israele ha arrestato circa 16.150 donne palestinesi dalla sua occupazione della Palestina; attualmente ci sono 32 prigioniere nelle carceri israeliani, in condizioni disumane, secondo i dati forniti dal direttore del Centro di studi sui prigionieri palestinesi.