La denuncia del Pchr: “Ancora nessun colpevole per la morte di Rachel Corrie”

Gaza – Pchr. Il Centro palestinese per i diritti umani condanna fortemente la sentenze emessa martedì 28 agosto 2012 dalla Corte israeliana, la quale ha sancito che le forze israeliane non sono responsabili della morte dell’attivista per la pace Rachel Corrie, di nazionalità americana.

Il 16 marzo 2003, Rachel Corrie, insieme a molti altri attivisti stranieri dell’Ism – International Solidarity Movement, stava tentando di impedire le demolizioni della case del quartiere di al-Salam a Rafah, a sud della Striscia di Gaza. Mentre stava protestando, un bulldozer ha intenzionalmente investito Rachel sotto gli occhi di numerosi testimoni.

Il PCHR ha presentato ad Israele la richiesta di interrogare tali testimoni durante le indagini, che si sono svolte alla presenza di avvocati israeliani in rappresentanza del Centro. Tuttavia, anche le prime indagini si sono concluse affermando che la morte della donna era stato un incidente.[1]

Dopo un decennio passato a lottare per far riconoscere anche nelle corti americane, con l’assistenza del PCHR, che la morte della figlia è stata un omicidio, la famiglia di Rachel Corrie ha ricevuto l’ultima parola dal tribunale israeliano a Haifa, la mattina del 28 agosto: la morte della loro figlia è stata un terribile incidente.

Questo processo era stato originariamente archiviato nel 2005, dopo le prime indagini di Israele, che non avevano constatato alcuna negligenza; le udienze erano terminate a luglio dello scorso anno. Martedì 28 agosto, in tribunale il giudice ha stabilito che non c’era alcuna ragione valida per chiedere soldi allo Stato dato che le forze israeliane non avevano fatto nulla di sbagliato.

Rachel Corrie è stata la prima attivista internazionale per la pace ad essere uccisa mentre protestava contro le demolizioni delle case da parte dello stato di Israele. Queste demolizioni sono una violazione dell’articolo 147 della IV Convenzione di Ginevra che proibisce l’attacco contro le proprietà civili.

Rachel Corrie non stava violando la legge mentre protestava contro tale attività illegale e non avrebbe dovuto essere attaccata. Ai sensi dell’articolo 10 della IV Convenzione di Ginevra, Israele, come Forza di occupazione, è obbligato a facilitare gli operatori umanitari nei Territori Occupati. Quest’obbligo è inoltre esteso a qualsiasi organizzazione umanitaria neutrale che svolge attività, tra cui rappresentanza, interventi, consulenze e misure pratiche che assicurino il rispetto della Convenzione. L’intervento di Rachel Corrie nella demolizione delle case rientra in un’attività umanitaria lecita. Quindi, in aggiunta al fatto che la ragazza era una civile, cioè un bersaglio vietato ai sensi dell’articolo 54 della IV Convenzione di Ginevra, l’uccisione di Rachel Corrie ha violato gli obblighi di Israele, in quanto potenza occupante, di facilitare l’intervento umanitario.

La decisione delle corti di Israele è solo una delle tante sentenze che garantiscono l’immunità alle forze israeliane. Un caso piuttosto recente è quello di un soldato, responsabile della morte di due donne palestinesi, il quale ha ricevuto una condanna minore che non riflette la gravità del suo crimine: la pena comminata è stata di soli 45 giorni di carcere. [2] Questa politica di impunità non può più esistere.

Il PCHR fa le proprie condoglianze alla famiglia di Rachel Corrie e:

1. Rinnova il proprio supporto per sostenere gli sforzi degli attivisti di solidarietà internazionali a favore del popolo palestinese. Il PCHR apprezza il ruolo importante giocato da questi attivisti che invocano i diritti dei civili palestinesi e denunciano le violazioni dei diritti umani da parte delle autorità israeliane e dai coloni.

2. Il PCHR invita le organizzazioni internazionali, incluse le organizzazioni per i diritti umani, associazioni di avvocati e comitati di solidarietà internazionali, a continuare e ad estendere i propri sforzi per assicurare alla giustizia i criminali di guerra israeliani, e fare pressione ai loro governi per portare davanti alla corte quei criminali.

3. Invita la comunità internazionale ad agire immediatamente per porre fine a queste impunità e rinnova la propria richiesta alle Alte Parti Contraenti della IV Convenzione di Ginevra di mantenere i propri obblighi ai sensi dell’Articolo 1, che sancisce “le Alte Parti Contraenti si incaricano di rispettare e far rispettare la presente Convenzione in tutte le circostanze”. Inoltre i loro obblighi sono definiti anche dall’Articolo 146, il quale richiede che le Parti Contraenti perseguano persone accusate di gravi violazioni della Quarta Convenzione di Ginevra. Queste gravi violazioni riguardano crimini di guerra ai sensi dell’Articolo 147 della Convenzione stessa e ai sensi del Protocollo supplementare I delle Convenzioni di Ginevra.

Articolo tradotto per InfoPal a cura di Cinzia Trivini Bellini