La denuncia del Pchr sull’assassinio del Palestinese nel campo di al-Far’ah

PCHR. Forze armate israeliane giustiziano a bruciapelo un palestinese nel campo profughi di al-Far’ah. 

All’alba di martedì 10 gennaio 2017 le forze armate israeliane hanno commesso un’esecuzione extragiudiziale, uccidendo a sangue freddo con un colpo di pistola un palestinese nel campo profughi di al-Far’ah, a sud di Tubas, sotto gli occhi della madre. Il Palestinian Centre for Human Rights (PCHR) sottolinea che tale crimine è stato commesso dopo che i leader politici e militari israeliani hanno dato l’autorizzazione ai soldati di versare il sangue palestinese, tollerando i crimini commessi dagli stessi soldati ai danni dei civili palestinesi.

Secondo le indagini condotte dal PCHR e la testimonianza della madre del ragazzo, Fawziyah Mahmoud Khamis Salhi, 67 anni, alle ore 2 circa del giorno sopracitato le forze armate israeliane sono entrate nel campo profughi di al-Far’ah, a sud di Tubas. In seguito hanno circondato l’abitazione di Mohamed Subhi Ahmed Khamis Salhi, 33 anni, vicino alla scuola femminile e al circolo sportivo, apparentemente per arrestarlo. Alcuni soldati israeliani sono saltati dal muro della casa a un solo piano. Mohammed e sua madre hanno sentito rumori nel corridoio e sono usciti dalla stanza da letto. Alla vista dei militari Fawziyah ha cercato di difendere il figlio, ma uno di loro le ha intimato di sedersi su una sedia di plastica. Al suo rifiuto, l’ha obbligata a sedersi con la forza. Per ben due volte Fawziyah si è alzata in piedi per difendere il figlio, ma alla terza un militare l’ha spinta di nuovo sulla sedia. Quest’ultimo ha poi tirato fuori una pistola e ha sparato a bruciapelo cinque colpi in direzione di Muhammad trapassandogli collo, petto, mano, ascella, bacino e coscia sinistra. Muhammad è morto sotto gli occhi della madre anziana, la quale ha dichiarato di non aver sentito alcun rumore di sparo ma di aver visto scintille fuoriuscire dalla pistola. In seguito, Muhammad si è accasciato a terra. Il suo corpo è stato messo su una barella e portato con un’ambulanza della Red Crescent Society palestinese (PRCS) al Tubas Turkish Governmental Hospital, dove i medici ne hanno dichiarato la morte. Va precisato che Muhammad aveva precedentemente scontato una condanna a 3 anni in un carcere israeliano.

Il PCHR condanna fermamente questo crimine, avvenuto in concomitanza con il processo del soldato israeliano Elor Azaria il quale, il 24 marzo 2016, ha ucciso a Hebron un ventenne palestinese di nome ‘Abdel Fattah al-Sharif dopo averlo ferito e immobilizzato. I leader israeliani, tra cui Benjamin Netanyahu, ne hanno chiesto il perdono qualora venga condannato. Poiché questi appelli non fanno altro che incoraggiare la carneficina dei palestinesi, il PCHR:

  1. Chiede alle Nazioni Unite di fornire e garantire la protezione internazionale ai palestinesi nei Territori Occupati (oPt);
  2. Chiede che le Alte Parti Contraenti alle Convenzioni di Ginevra obblighino Israele, in quanto Stato Membro, ad applicare le suddette convenzioni nei Territori Occupati palestinesi;
  3. Chiede che gli Stati firmatari delle Convenzioni di Ginevra rispettino i propri doveri, secondo la competenza giuridica universale, e riconoscano le colpe dei criminali di guerra israeliani a prescindere dalla nazionalità di questi ultimi e del luogo dove tali crimini sono stati commessi, mettendo fine alle loro impunità, e
  4. Fa appello agli Stati sopracitati a estendere la propria competenza giuridica anche nei confronti dei criminali di guerra, a prescindere dalle origini di questi. Inoltre, esorta i suddetti Stati a non cedere alle pressioni israeliane, volte a limitare la competenza giuridica dei singoli stati e lasciare impuniti i crimini commessi dai propri criminali di guerra.

Traduzione di Giovanna Niro