“La disperazione di chi vive nei campi profughi in Libano”

Di Davide Tripiedi per Abspp.odv. Giovedì 26 maggio è stato il primo dei tre giorni di visite programmate nei campi profughi in Libano. Insieme all’associazione Abspp.odv che ha organizzato tutti gli spostamenti e gli aiuti forniti, ho fatto visita ai campi di Al-Jalil e di Al-Aramel, ad est del Libano, al confine con la Siria. Quello che ho visto con i miei occhi è stata una situazione disperata impossibile da accettare.

La delegazione italiana in Libano durante una distribuzione degli aiuti umanitari: a sinistra, Mohammad Hannoun, presidente ABSPPodv. Al centro Corrado Fossati e destra Davide Tripiedi.

Campo di Al-Jalil. Sono presenti circa 3600 palestinesi. In inverno, tanti muoiono dal freddo quando le temperature scendono sotto zero a causa delle case fatiscenti in cui sono costretti a vivere. In estate il caldo elevato crea problemi di approvvigionamento d’acqua che non in tutte le zone è potabile. All’interno del campo è presente un centro medico. L’attività dei medici presenti è commovente viste le difficoltà e la scarsità di macchinari e medicinali a cui devono fare fronte ogni giorno. A loro sono stati consegnati medicinali e materiale ortopedico. Ad Al-Jalil c’è anche una casa di riposo con un centinaio di anziani, in maggioranza donne, che soffrono soprattutto di problemi conseguenti ai dolori fisici causati dalle precarie condizioni delle abitazioni. Anche per il centro anziani, i fondi ricevuti dalle istituzioni risultano essere troppo pochi. Le signore presenti hanno comunque trovato conforto nel sapere che qualcuno possa parlare delle loro problematiche portandole fuori da Al-Jalil.

Un momento esternamente emozionante è stato quando siamo passati di fronte alla scuola. Decine di bambini, appena finite le lezioni, giocavano e scherzavano tra loro. È stato un attimo che la loro gioiosità ha contagiato tutta la nostra delegazione. I loro sorrisi, nonostante le infinite difficoltà che sono costretti a vivere tutti i giorni, rimarranno per sempre impresse nella mia mente.

La visita al campo è terminata con la distribuzione del pane arabo: due pacchi per ogni persona, lavorato da chi vive nei campi e i cui fondi provengono dall’Associazione ABSPP ODV.

Nel campo, come in tutto il Libano, mancano i diritti per i palestinesi. Se per esempio un ragazzo è figlio di padre palestinese e madre libanese, il ragazzo, come il padre, non ha il diritto ad avere un lavoro e ad andare a scuola.

Nel campo, invece, per ovviare a questo problema, si trovano soluzioni che vanno ben oltre la solidarietà tra persone. I medici presenti, che possono laurearsi in Libano ma non possono lavorare in Libano, carichi di infinita devozione verso il proprio popolo vengono pagati dai finanziamenti di chi può nel campo profughi e dalle associazioni come quella dei palestinesi d’Italia. Lo stesso vale anche per gli insegnanti e per tutti i professionisti palestinesi presenti in tutti i campi.

Campo di Al-Aramel. È soprannominato il “Campo delle vedove” perché vi è la presenza, attualmente, di 63 vedove di siriani morti in guerra e dei loro figli. Le condizioni del campo sono terribili. Le case sono container fatiscenti con acqua non potabile che si può recuperare solo da un serbatoio posto all’ingresso del campo. Anche qui sono stati distribuiti pacchi dedicati ai bambini e alle famiglie e, inoltre, dolciumi ed occhiali da sole e da vista per i bambini.

L’Associazione ABSPP ODV nei campi aiuta tutti, palestinesi e siriani indistintamente, che siano di religione escludendo, a prescindere, solo i gruppi armati.

Foto Unicef-Italia

Benvenuti all’inferno.

Se dovessero domandarmi dove sta di casa la disperazione, risponderei senza ombra di dubbio nel campo profughi di Burj El Barajneh a Beirut.

Il campo è quanto di più disumano possa esistere. Persone costrette a vivere in appartamenti claustrofobici, fatiscenti, con muri scrostati ed ammuffiti, tanti senza finestre, tanti con finestre con vetri rotti che mai verranno riparati, con temperature al limite del soffocamento già da ora che in Libano non è ancora arrivato il caldo afoso dell’estate. In quasi tutti mancano i mobili e i letti e a tanti, troppi, manca qualsiasi cosa. Niente gas, niente acqua, niente elettricità. Eppure acqua ed elettricità ci sono ma così come sono distribuiti sono un pericolo per la vita di ogni essere umano presente nel campo. In tutti i vicoli di Burj El Barajneh, completamente bui anche di giorno, possono passare una, massimo due persone alla volta a causa dell’assurda vicinanza delle palazzine tra loro. E i fili dell’alta tensione sono lì, a pochi centimetri dalla testa dei passanti, in ogni vicolo, penzolanti, cadenti, ad altezze mai uguali, a gruppi di dieci o venti, appoggiati a delle traverse insieme ai tubi che portano l’acqua. Spesso questi ultimi sono bucati e l’acqua cola sui fili elettrici.

Burj El Barajneh. Foto InfoPal

È facile capire perché mediamente ogni anno una quindicina di persone muore folgorata passando sotto a quei grovigli di fili e tubi. Spesso si muore quando piove. Chi cammina con l’ombrello e con la punta in metallo tocca i fili, non ha scampo. Esiste poi un altro problema drammatico: quello della forte corrosione causato dalle perdite d’acqua salata e non potabile delle diverse cisterne presenti nel campo. I muri degli stabili si indeboliscono rapidamente e cedono. In un appartamento che ho visitato, ciclicamente cade il soffitto che viene riparato alla bene e meglio. E più si sale in alto, più il problema risulta essere frequente. Gli abitanti di Burj El Barajneh, tutti palestinesi, si trovano in queste condizioni da generazioni. Sono stati costretti alla fuga dal loro paese a causa della violenza degli israeliani e da sempre sono dimenticati dal governo libanese che non gli riconosce alcun diritto. È per questo che si trovano in condizioni di estrema povertà a vivere in un inferno che per nessuna ragione al mondo meriterebbero. Nel silenzio e nell’indifferenza di tutto il mondo, gli abitanti di Burj El Barajneh continuano ad ammalarsi, continuano a soffrire, continuano a morire.

Burj El Barajneh. Foto InfoPal
Burj El Barajneh. Foto InfoPal
Burj El Barajneh. Foto di Davide Tripiedi