La dura vita dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane

434256Ramallah – PIC. Il mese di Ramadan passa velocemente, ma non se si sta dietro le sbarre delle prigioni sioniste. Con le sofferenze inflitte dai sionisti, intenzionalmente, alle prigioniere e prigionieri palestinesi, che raggiungono il numero di 7000 persone, i giorni passano molto lentamente.

La fine del pomeriggio, il momento in cui i fedeli rompono il digiuno dopo una lunga giornata di privazione, è un momento di raduno familiare, di emozioni diverse e di gioia. Questo non è il caso per le ventitré donne palestinesi ancora internate nelle prigioni dell’occupazione sionista. Le azioni dei carnefici, le condizioni carcerarie, il tempo molto lungo passato lontano dall’aria aperta e dalla famiglia sottraggono la gioia di questo momento molto atteso della giornata. L’amarezza sostituisce la gioia, soprattutto per i prigionieri che hanno perso gran parte della loro vita in detenzione israeliana, come Lina Al-Jarboun.

Condizioni difficili

Il Club dei prigionieri ha dichiarato che palestinesi soffrono condizioni molto difficili nel carcere Hasharon. In effetti, i prigionieri sono oggetto di molte provocazioni e di misure restrittive adottate dall’amministrazione penitenziaria, soprattutto a partire dall’inizio del mese di Ramadan.

E’ difficile per il dottor Abu Sharar Sabrine, originario di Dora Al-Khalil, intuire, dentro la sua cella, il momento sacro in cui i fedeli rompono il digiuno. La durezza del carnefice e il buio della cella gli impediscono di distinguere il giorno dalla notte. E per spingere di più il coltello nella piaga, le autorità dell’occupazione continuano a vietare alla sua famiglia di fargli visita.

La prigioniera palestinese Al-Jarbouni, che ha perso 14 anni della sua vita rinchiusa nelle celle israeliane, ogni sera del mese di Ramadan solleva le mani al suo Signore per implorarlo di aiutarla a porre fine alla detenzione, all’ingiustizia imposta dagli aguzzini sionisti e alle condizioni impossibili di detenzione.

Ventitré donne palestinesi si lamentano dei media in generale e dei palestinesi in particolare, che non forniscono lo spazio sufficiente per il loro caso e le loro sofferenze. Si lamentano anche di tutte queste istituzioni giuridiche e umanitarie che sono interessate ai diritti delle donne, senza prestare attenzione alla loro situazione.

Un viaggio difficile

La prigioniera Lina Khattab ha sottolineato che le sofferenza dei prigionieri palestinesi sono molteplici. I più importanti sono la politica disumana di negligenza medica, applicata dall’amministrazione penitenziaria e i ripetuti duri viaggi.

Il Comitato dei prigionieri ha affermato che le sofferenze di queste 23 prigioniere palestinesi si sono amplificate durante il mese di Ramadan, a causa delle repressioni e le azioni del cosiddetto ufficio delle prigioni israeliane.

Hanane Al-Khatib, l’avvocato del Comitato, ha detto che 23 prigioniere palestinesi sono detenute nella prigione di Hasharon. Tra le prigioniere vi è la deputata Khalida Al-Jarrar in attesa del processo rinviato dal tribunale militare di Ofer.

La commissione ha fornito la lista delle prigioniere palestinesi: Lina Al-Jarbouni,Mona Qaadan Khalida Jarrar, Shirin Al-Isawi, Samaher Zaïnidddin, Ihasan Dababisa, Yasmin Shaaba, Haleh Abu Sil, Haniya Nasser Amel Taqatiqa, Fida Daamas Hanan Al-Shalabi, Dina Wakid , Wiam Assida Dima Sawahira, Naihil Abu Aisha, Palestine Najm, Thoryya Sharawina Mona As-Sayeh, Aliya Al-Abbasi, Intissar Hamarsha e Rana Wazni.

Traduzione di Nadia El Mansouri