La dura vita del commerciante palestinese.

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La dura vita del commerciante palestinese

Middle East Online, 8 Agosto 2007

SUFA CROSSING, Striscia di Gaza — Ridotti in povertà dalla chiusura della Striscia di Gaza i commercianti palestinesi dell’enclave governata da Hamas si lamentano che i metodi di Israele nel permettere il loro commercio aggiungono l’insulto al danno.

Da quando Hamas ha conquistato Gaza in Giugno, Israele ha chiuso il principale valico commerciale sulla frontiera di Gaza, Karni, per presunti rischi alla sicurezza. E’ rimasto il valico di Sufa, dove, nell’assenza di un formale coordinamento israelo-palestinese, grossisti dello stato ebraico scaricano le merci alla frontiera.

Ed ogni giorno si possono vedere i commercianti di Gaza che rovistano tra la sabbia fuori di Sufa per salvare cibo, verdure, ed altri prodotti deperibili spesso acciaccati dal passaggio sbrigativo.

"Ci trattano come animali", dice Baker Abu Maamar, uno dei Palestinesi che possiedono la terra su cui le merci vengono buttate.

"Scaricano le merci e le abbandonano come se ci volessero dire: ”Ecco il vostro cibo, mangiatelo, vendetelo, fatene quello che volete".

Israele nega di agire in questo modo deliberatamente.

"Noi trasportiamo migliaia di cassette a Gaza ogni giorno, e c’è la possibilità che qualcuna possa rompersi durante il percorso", dice Shadi Yassin, portavoce dell’Ufficio Israeliano  di Coordinamento di Distretto, che supervisiona le consegne a Gaza.

A Sufa, dice Yassin, le merci vengono scaricate al mattino e alle tre di pomeriggio tutti i camion sono di ritorno in Israele. Le porte del valico vengono allora chiuse e ai commercianti palestinesi viene permesso di raccogliere il carico e portarlo al mercato.

DA CAMION A CAMION

Presso un altro valico, Kerem Shalom, le merci vegono trasferite direttamente da Israele ai camion palestinesi, dice Yassin. Ma i Palestinesi osservano che Kerem Shalom è principalmente usato per il trasporto di beni umanitari al milione e mezzo di residenti di Gaza.

Gaza è un’area ristretta e l’esercito israeliano decide dove e come fare le consegne, prepagate dai commercianti palestinesi.

Mohammed Attaweel, un commerciante di prodotti agricoli che dipende da Sufa per le sue forniture dice che gli affari sono rovinati dal carattere imprevedibile delle consegne.

"Ogni volta perdo migliaia di shekel", dice mentre raccoglie e mette via una cassa di pesche.

Il tempo che passa dallo scarico alla raccolta comporta anche il rischio di furti.

"Dobbiamo guardare queste merci dai ladri, e dalla povera gente che spera di trovare qualcosa per sfamare i propri bambini", dice Abu Maamar. 

Tradotto dall’inglese da Gianluca Bifolchi, un membro di  Tlaxcala  (www.tlaxcala.es), la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft per ogni uso non-commerciale : è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e di menzionarne l’autore e la fonte.

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