La Gaza Freedom Flotilla e la storia di un palestinese di Gaza: Ahmad al-Dahshan

Gaza – Infopal. Non avrebbe mai immaginato Ahmad al-Dahshan di poter rimettere piede nella Striscia di Gaza dopo la terrificante esperienza a bordo della nave “Mavi Marmara”, assaltata dai commando israeliani responsabili dell'assassinio di nove membri dell'equipaggio.

La storia di al-Dahshan, 50 anni, è quella della cooperazione tra i servizi segreti egiziani e quelli israeliani.

Pochi mesi fa, al-Dahshan, era uscito dalla Striscia di Gaza con la moglie, malata di tumore, per raggiungere la capitale turca e finalmente poter ricevere le cure adeguate.

Poiché il valico di Rafah, al confine con l'Egitto, resta chiuso quasi sempre, al-Dahshan aveva pensato di fare un viaggio alla Mecca prima di tentare di entrare a Gaza attraverso l'Egitto.

Arrestato dai sevizi di sicurezza egiziani, al-Dahshan, è stato sottoposto a quattro giorni di interrogatorio alla fine dei quali, le autorità egiziane gli hanno riferito la triste notizia.

Al-Dahshan non sarebbe più ritornato a Gaza a causa della sua affiliazione ad Hamas.

Una volta rilasciato, al-Dahshan si è messo immediatamente in contatto con alcuni studenti, nella speranza di unirsi al grande convoglio umanitario e rientrare a Gaza.

Registrati i nomi dei due coniugi, il viaggio della Gaza Freedom Flotilla ha avuto inizio e, pieni di regali per i familiari a Gaza, i due già guardavano verso la casa ad al-Zaytoun, quartiere a sud est della città di  Gaza.

Dahshan racconta: “Tutti i passeggeri di Mavi Marmara erano entusiasti di poter raggiungere Gaza e di lanciare un forte messaggio per rompere definitivamente l'assedio”.

 

Poi, l'attacco israeliano ha avuto il sopravvento sul clima di gioia: “Era evidente che i soldati israeliani fossero desiderosi di sangue (…). Sono degli assassini”.

Giunti da elicotteri e gommoni, sulla nave i soldati si sono divisi in due gruppi: il primo si è diretto contro la cabina del pilota e l'altro si accaniva contro i passeggeri.

“Abbiamo assistito allo spargimento di sangue fino a che ci hanno bendato gli occhi e ci hanno condotto nel carcere di Bi'r es-Sab' (Beersheba) su veicoli blindati”.

Durante l'interrogatorio mi è stato chiesto di tutto, fino alla condizione economica e di sicurezza in cui verte la Striscia di Gaza.

Il 2 giugno, al-Dahshan è stato rilasciato, dopo essere stato costretto a firmare l'espulsione e dove, tra le altre cose, si leggeva: “Ordine di rientro immediato nella Striscia di Gaza… sua moglie la aspetta”.

Una volta raggiunta Gaza, al-Dahshan ha invece appreso che la moglie era stata deportata in Turchia.

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