La Giordania sta attraversando una complessa crisi, ma gli islamisti non chiudono la porta al dialogo

Memo. Hamza Mansour, il capo del Fronte d’azione islamico in Giordania, ha affermato che il suo paese sta attraversando una crisi complessa, ma che “gli islamisti non hanno rinunciato al dialogo”.

Intervenendo ad una riunione della “Hotline coalition”, tenutasi martedì 18 settembre, Mansour ha affermato che “la decisione di boicottare le elezioni parlamentari, presa dagli  islamisti, è in realtà a beneficio della Giordania”.

Alla riunione hanno partecipato il capo della Coalizione, Barakat Awgan, e l’esponente di spicco del movimento islamico, Mousa al-Wahsh.

Mansour ha dichiarato che “gli islamisti mantengono le porte aperte al dialogo costruttivo, sia  con il governo che con tutte le parti interessate, allo scopo di concordare la riforma voluta da tutti i giordani”.

La crisi in Giordania ha molti aspetti – politici, economici ed educativi -, ed è indispensabile  proteggere il paese dalle politiche dei governi che continuano ad ignorare le voci dei riformatori.

Egli ha insistito che “la riforma è necessaria per la stabilità”, mettendo in guardia contro l’aumento del deficit di bilancio e del debito pubblico. La soluzione della crisi non deve provenire dalle tasche dei cittadini, aumentando i prezzi, ma attraverso una riforma politica ed economica, che avviene parallelamente alle correzioni delle anomalie fiscali”.

Mansour ha sottolineato che gli islamisti hanno proposto degli emendamenti alla Costituzione, al fine di eliminare le distorsioni che l’hanno guastato per molti anni. “Coloro che rifiutano la riforma, fanno parte delle forze della corruzione. La via delle riforme in Giordania si è avviata e  non si discosterà dalla sua linea pacifica a meno che non si presentino delle minacce di aggressioni  straniere”.