La Giornata dei Prigionieri e le violazioni, impunite, israeliane.

Ramallah – Infopal

Questo 17 aprile 2008, in Palestina giornata annuale dei prigionieri, cade in un anno molto particolare: Israele si appresta a festeggiare i 60 anni della fondazione del suo stato, i palestinesi a piangere 60 anni di Naqba, catastrofe, 60 anni di occupazione, violenze  e soprusi quotidiani che non accennano a diminuire. Al contrario Israele ogni giorno uccide civili e resistenti palestinesi: una ventina le vittime degli attacchi di ieri contro la Striscia di Gaza, di cui almeno due bambini, mentre nella notte altri due omicidi mirati in Cisgiordania, a Jenin, dove due uomini, pare appartenenti al Jihad islamico, sono stati uccisi nelle loro case mentre dormivano. Ma non basta: oltre al danno la beffa: Israele ha decretato oggi l’aumento dell’allarme sicurezza, in occasione delle vacanze della pasqua ebraica e dei numerosi eventi organizzati in occasione del sessantesimo della fondazione dello stato che si celebra in maggio (l’8 secondo il calendari ebraico, il 14 secondo il calendario cristiano). Ancora una volta l’aggressore Israele che ieri ha nuovamente fatto strage a Gaza si sente aggredito e giustifica  così le sue azioni terroriste.

Una giornata del prigioniero quindi che si tinge ancor più nero, colore che i promotori di una nuova campagna in solidarietà con i detenuti palestinesi invitano ad indossare quest’oggi, per non dimenticare il lutto delle famiglie, quasi tutte in Palestina, che hanno cari nelle carceri israeliane. L’inizio delle mobilitazioni per questa ricorrenza è avvenuto ieri a Betlemme, dove la Palestinian Prisoner’s society ha organizzato un corteo, cui hanno partecipato centinaia di persone. Oggi in tutta la Palestina, oltre all’invito di vestirsi di nero, in programma eventi di diversa natura, per non dimenticare i prigionieri. Sono migliaia le persone che Israele detiene in condizioni disumane, sottoponendole a torture costanti che violano ogni convenzione internazionale nonché i diritti umani in generale. Solo qualche giorno fa l’esercito di Tel Aviv ha ammesso di torturare non solo i prigionieri, ma anche i parenti, arrestati per fare pressione sui detenuti affinché “confessino”.

Non è possibile stabilire con esattezza il numero dei prigionieri: ad aprile 2007 le stime erano di 11.220, di cui oltre 400 bambini, secondo il report annuale di Defence children international. Ma i numeri sono sicuramente aumentati, anche perché Israele in questi mesi ha costantemente praticato la cosiddetta detenzione amministrativa, ovvero arresti di persone che non sono accusate di nulla, ma solo sospettate di tramare contro la sicurezza dello stato ebraico. L’arresto detentivo può raggiungere per la prima volta i 6 mesi, ma dopo questa scadenza l’esercito può arbitrariamente decidere di prolungarlo. Dal giugno 2007 sono almeno 900 i palestinesi che sono stati arrestati con questa modalità criminale, in palese violazione della Convenzione di Ginevra, e che è divenuta una comune forma di punizione collettiva.

Ma questo 17 aprile è particolare anche perché cade nell’anno delle celebrazioni della Naqba: mentre Israele si sta preparando a celebrare in pompa magna il sessantesimo compleanno del suo stato, i Palestinesi invitano alla mobilitazione per ricordare al mondo ciò che quella fondazione ha significato per loro. Conferenze, campagne, eventi simbolici sono organizzati da tante associazioni di combattenti e della società civile, che avranno il loro culmine venerdi 15 maggio, quando, dopo la preghiera pomeridiana, da tutte le moschee e, si spera, da molte chiese verranno emessi segnali sonori per preparare il successivo minuto di silenzio totale, durante il quale verranno liberati in aria 21.915 palloncini neri, il numero risultante dalla moltiplicazione di 365 x 60. l’augurio è che il vento porti questi palloncini verso i territori che Israele considera suoi, per oscurare il cielo e tingere di nero i festeggiamenti israeliani.

 

Ramallah, Irene Ghidinelli, Panighetti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.