La Giornata internazionale della Nonviolenza e il giornalismo.

Ieri è stata celebrata la Giornata mondiale della Nonviolenza.

Sempre più spesso, ormai, la violenza è veicolata, oltreché da governi, eserciti, gruppi, bande e lobbies, dai media. I mezzi di informazione, megafoni di potentati economici, politici e militari, sono diventati strumenti fondamentali per vecchi e nuovi conflitti, per la "creazione del consenso" alle guerre, alle fobie, alla "caccia alle streghe". Lo vediamo, tristemente, ogni giorno anche in Italia, dove tv e giornali hanno dato voce, o, ancora peggio, hanno rinfocolato un razzismo, una xenofobia, un anti-islamismo latenti in quella parte della popolazione italiana più arretrata culturalmente, socialmente e psicologicamente. Hanno fatto leva, per anni, sugli istinti e le paure primordiali, ataviche, di tanta gente, coprendo così i reali problemi che soffocano l’Italia, l’Europa, l’Occidente: la crescente e dilagante povertà. La crisi economica, culturale e sociale viene quindi smorzata da un’informazione sguaiata e manipolatoria che ha come obiettivo "facili" capri espiatori.

Basta accendere la tv e seguire un qualsiasi Tg per ritrovarsi immersi in notizie di scarsa utilità, spesso di cronaca nera o di gossip, ma di cui si intuisce il senso e la finalità: non farci pensare. Farci dirottare rabbia e delusione su "altri" obiettivi – immigrati, rom, musulmani – scelti ad hoc, e non sulle reali cause del nostro nazionale malessere.

Ecco, dunque, che nonostante proclami e manuali di "etica e deontologia" professionale, spesso il giornalismo è un potente e terribile agente in mano a editori, e a direttori e colleghi consenzienti, di conflittualità e di disinformazione finalizzato a tener buone le masse di lettori e telespettatori. O meglio, a indirizzarne i sentimenti più "intestini" verso target che non mettano in crisi il "sistema". Ecco, allora, che sorge il problema "zingari", il problema "immigrati", il problema "moschee e islamici", il problema "terrorismo islamico". Certo, direte voi, la pessima gestione dell’"immigrazione" degli ultimi dieci anni ha creato non poche, reali, tensioni, ma da qui a mandare in crisi l’Italia, ce ne vuole.

La questione reale è che il nostro Paese sta andando a pezzi, ma non ce lo dicono: sono troppo attenti a stornare la nostra attenzione su altro.

Per non parlare poi dell’informazione sul Medio Oriente, sulle guerre "preventive", su Russia, Iran e America Latina: un cittadino che non attinga ad altre fonti, che non si documenti per proprio conto, prenderà per buono ciò che passano tv e giornali. Un’informazione di parte, quando non del tutto manipolata. Il recente caso della guerra tra Georgia e Russia ne è un incredibile emblema: ci è stato detto, infatti, che a iniziare la guerra è stata la Russia e non la Georgia! E che dire del cosiddetto "conflitto israelo-palestinese"? Ai più sembrerà che i palestinesi siano gli oppressori e gli israeliani gli oppressi. E’ la comunicazione veicolata dalla maggior parte dei nostri media. E’ ciò che vogliono farci credere, infatti. Mentendo spudoratamente.

Allora, celebrando la Giornata della Nonviolenza, ricordiamoci del Mahatma Gandhi e di ciò che scriveva sul giornalismo.

Angela Lano

 "Fin dal primo mese di ‘Indian Opinion’ (*) mi resi conto che servire dovrebbe essere l’unico scopo del giornalista. La stampa è una grande forza, ma, come un torrente d’acqua che non sia tenuto a freno sommerge intere regioni e devasta i raccolti, così anche una penna incontrollata non serve che a distruggere. Se il controllo viene dall’esterno, si rivela più pericoloso della mancanza di controllo. Se il filo di questo ragionamento è esatto quanti giornali nel mondo supererebbero la prova?".

Da "Antiche come le montagne", Gandhi, edizioni Oscar Mondadori, pag. 45.

 (*) Un giornale fondato da Gandhi in Sudafrica.

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