La giustizia in Israele, il caso Corrie: “Incidente spiacevole”

Martedì 28 agosto, la corte israeliane ha respinto l’accusa di negligenza sull’uccisione dell’attivista americana, Rachel Corrie, avvenuta nel 2003: la giovane donne fu schiacciata da un bulldozer dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza.

La famiglia di Corrie ha avviato una causa giudiziaria a Haifa, nel nord di Israele, nel 2005, accusando Israele di aver ucciso intenzionalmente e illegalmente la figlia 23enne e di non aver condotto un’indagine credibile.

Il giudice ha definito la morte della giovane attivista, “un incidente spiacevole”, e ha respinto le accuse mosse dalla famiglia, affermando che “non ci sono giustificazioni per chiedere allo Stato di pagare i danni”. E ha aggiunto che i soldati avevano fatto del loro meglio per allontanare le persone dal posto. “Lei (Corrie) non si era allontanata dall’area, come qualsiasi persona avrebbe fatto”.

La madre di Rachel ha detto ai giornalisti di sentirsi “ferita”.

La tragica morte di Corrie l’ha trasformata in un simbolo della resistenza contro l’occupazione israeliana. La sua famiglia ha lottato per anni per avere giustizia dai tribunali israeliani, ma, com’è noto, la giustizia d’Israele è al servizio del progetto coloniale sionista.

(Fonti: Ma’an, PressTv, Quds Press)