La Gran Bretagna accorda l’immunità diplomatica al ministro israeliano Livni

Ma’an. Il governo britannico ha deciso di garantire l’immunità diplomatica temporanea al ministro della Giustizia israeliano che questa settimana si recherà nel Regno Unito per una visita. Tale misura è finalizzata a prevenire un eventuale arresto del politico di Tel Aviv, accusato di violazioni alle leggi internazionali e crimini di guerra.

L’Ufficio Esteri inglese ha confermato l’attribuzione dello status di “missione speciale” – di fatto in tutto corrispondente a quello di “immunità diplomatica” – alla visita del ministro Tzipi Livni (capo negoziatore israeliano durante le recenti trattative di pace) che incontrerà a Londra il ministro degli Esteri britannico.

“Al fine di fugare ogni possibile dubbio sulla questione”, ha dichiarato l’Ufficio Esteri, “si precisa che la visita del ministro israeliano presenta tutte le caratteristiche di una “missione speciale” e che quindi l’attribuzione di tale status non poteva che essere confermata”.

La decisione di garantire l’immunità al ministro israeliano è stata presa al fine di impedirne l’arresto da parte dei legali londinesi Hickman e Rose, avvocati del parente di un palestinese rimasto ucciso in occasione del bombardamento israeliano sul distretto di polizia di Gaza durante il primo giorno dell’offensiva iniziata nel dicembre del 2008.

D’intesa con il Centro Palestinese per i Diritti Umani (PCHR), i due avvocati hanno inoltrato una richiesta d’arresto nei confronti di Livni presso l’Ufficio Giudiziario della Corona (CPS) per presunti crimini di guerra, contattando al contempo il procuratore generale al fine di ratificare i capi d’imputazione.

Raji Sourani, direttore del PCHR, si è dichiarato estremamente deluso dalla decisione del governo britannico, specie alla luce del fatto che nel 2009 un giudice inglese aveva ritenuto opportuno che Livni venisse sottoposta a fermo vista la notevole quantità di prove raccolte a suo carico durante le tre settimane di offensiva israeliana su Gaza.

“Al pari di tutti i legali peroranti le cause delle vittime dei crimini israeliani, il PCHR non ha potuto che rimanere allibito di fronte ad una decisione politica che invece di seguire la via della giustizia, ha mostrato di regolarsi in base alla legge della giungla”, ha dichiarato Sourani, sottolineando come “l’intento sbandierato più volte dal governo britannico di porre fine all’impunità per i crimini di guerra può essere realizzato solo facendo prevalere la legge ed il senso del dovere, non certo assicurando l’immunità, per quanto breve, ai criminali”.

Un portavoce del CPS ha spiegato che il mese scorso un privato ha inoltrato una richiesta d’arresto nei confronti di Livni presso l’ufficio del direttore della Pubblica Accusa. Essendo però stata confermata, nella giornata di lunedì, l’attribuzione dell’immunità al ministro israeliano, “tutti i magistrati del CPS, così come il direttore della Pubblica Accusa, sono tenuti a rifiutare qualsiasi accusa presentata a carico del beneficiario dello status di ‘inviato speciale’, in conformità con la vigente legislazione”.

E’ la seconda volta che a Livni viene concessa l’immunità diplomatica: nell’ottobre del 2011, infatti, il governo di Londra prese la medesima decisione alla luce di una richiesta d’arresto presentata al CPS per crimini di guerra.

Nel dicembre del 2009, il ministro israeliano cancellò una visita a Londra dopo che la corte di giustizia di Westminster aveva emanato un mandato d’arresto nei suoi confronti. Il governo britannico si preoccupò dunque di modificare la legge sulla “giurisdizione universale”, stabilendo che un mandato d’arresto per crimini di guerra non avrebbe più potuto essere rilasciato in assenza di approvazione da parte del direttore della Pubblica Accusa. Prima di tale modifica, qualunque privato cittadino poteva richiedere un mandato d’arresto direttamente ad un magistrato.

La concessione dell’immunità a Livni si è compiuta in un ambiente dove ormai lo scetticismo nei confronti di tali decisioni governative e, soprattutto, del muro di segretezza che le accompagna risulta in costante incremento.

Nel marzo del  2013, di fronte al parlamento, il segretario del ministero degli Esteri William Hague ha dichiarato che “la missione speciale ha carattere temporaneo e consiste nell’invio di un rappresentante da parte di uno Stato in un altro Paese, al fine di portare a termine determinate commissioni ufficiali, con il consenso del Paese ospitante”.

Ogni chiarimento di tale lacunosa descrizione è stato negato dal governo. In risposta alle numerosi interrogativi posti dal ministro ombra della Giustizia Andy Slaughter, il ministro degli Esteri Mark Simmonds ha dichiarato: “posto il livello di confidenzialità cui sono soggetti gli scambi diplomatici, non è prevista la pubblicazione dei dettagli le cui richieste possano essere state accolte o rifiutate in passato”.

Il ministro ha poi spiegato che “le richieste avanzate riguardano gli obblighi che incombono sulla Gran Bretagna alla luce della legislazione internazionale, la politica governativa tesa a porre fine all’impunità per i crimini internazionali più gravi e l’impegno assunto per la tutela dei Diritti Umani”.

Quanti contestano l’operato del governo sono convinti che la pratica di concedere l’immunità contravvenga gli accordi internazionali sottoscritti dal Regno Unito.

“Il rifiuto di fornire le informazioni richieste è un vero oltraggio”, ha dichiarato Slaughter, sottolineando come “tale atteggiamento leda la sovranità popolare permettendo alle ragioni diplomatiche di prevaricare la legittimità dell’esercizio della giustizia”.

Lo scorso anno, il governo di Londra ha conferito lo status di “missione speciale” ad altre due delegazioni israeliane: quella di Benny Gantz, capo militare del personale, e quella di Doron Almog,  generale in pensione.

All’epoca il PCHR dichiarò che “a carico di Ganzt esistono sufficienti prove del suo coinvolgimento nella perpetrazione di crimini di guerra. Tali accuse, se confermate, manderebbero Gantz a processo: il governo britannico non può concedergli l’immunità, aggirando i più basilari princìpi della legislazione penale”.

Secondo il PCHR, Gantz avrebbe commesso crimini di guerra durante l’assalto israeliano a Gaza del novembre del 2012.

L’anno scorso Almog, sebbene gli fosse stata garantita l’immunità, cancellò la sua visita in Gran Bretagna. Nel settembre del 2005, l’ex generale si rifiutò di scendere dall’aereo, atterrato a Heathrow, una volta avvertito del mandato d’arresto che era stato emanato a suo carico dalla Corte Britannica. Rimase a bordo finché l’aereo non ripartì per Tel Aviv due ore più tardi.

Il Regno Unito promise a Israele che avrebbe modificato la propria legislazione al fine di rendere più difficile l’emanazione di mandati d’arresto nei confronti di personalità pubbliche israeliane.

Lo scorso mese David Cameron, rivolgendosi al governo israeliano, ha affermato: “Quando ero all’opposizione ho parlato chiaro segnalando che – a causa della giurisdizione universale – le autorità di Tel Aviv non erano in grado di giungere in visita presso il mio Paese in piena serenità, trovandosi sotto la costante minaccia di processi motivati ideologicamente o scaturiti da assurdità legali. Divenuto Primo Ministro, ho provveduto alle necessarie modifiche legislative. Il mio Paese è ora aperto e potete considerarvi liberi di venire ogni volta lo desideriate”.

Livni svolse un ruolo cruciale nella campagna militare denominata “Piombo Fuso”, condotta contro Gaza tra il 2008 ed il 2009. Secondo le organizzazioni per i Diritti Umani, la maggior parte delle 1400 vittime palestinesi registrate durante la campagna sarebbe costituita da civili.

Secondo le stime israeliane, invece, il numero dei Palestinesi uccisi si attesta a 1166 e sarebbe costituito in gran parte da combattenti.

Il ministro Livni ha negato commenti in merito allo status conferitole dal governo britannico.

Sarah Colborne, membro della Campagna di Solidarietà pro-Palestina, ha dichiarato: ”E’un vero oltraggio che il governo di Londra abbia concesso l’immunità diplomatica al ministro israeliano. Livni è alla costante ricerca di protezione ma sa bene che non si può sfuggire a lungo quando si è accusati di crimini di guerra, per i quali non esiste prescrizione. Il ministro di Tel Aviv non può credere di poterla fare franca ogni volta che si reca all’estero”.

La visita di Livni a Londra coinciderà con l’incontro tra il presidente dell’autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ed il segretario di Stato americano John Kerry. I due discuteranno sull’interruzione delle trattative di pace e sull’accordo di riconciliazione ratificato dalle fazioni palestinesi Hamas e Fatah. Gli Stati Uniti hanno minacciato di sospendere i finanziamenti all’autorità palestinese qualora il processo di riconciliazione con Hamas (giudicata un’organizzazione terroristica da Washington) dovesse proseguire.

Nella giornata di lunedì, il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che “le porte rimangono spalancate per il processo di pace” precisando che “l’incontro è stato organizzato al fine di fare il punto sulle relazioni che intercorrono tra gli Stati Uniti e l’autorità palestinese”.

Traduzione di Giuliano Stefanoni