La Grande Hagia Sophia ridiventa moschea: uno “scandalo” nonsense che preoccupa l’Occidente

Di L.P. In questi giorni tantissimi giornali stanno facendo disinformazione su ciò che sta accadendo ad Istanbul. Persino Papa Francesco, al termine dell’Angelus, si è detto “addolorato” per la notizia riguardante la riconversione di Santa Sofia, a Istanbul, da museo in moschea, fortemente voluta dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha annunciato che l’edificio sarà riaperto al culto islamico venerdì 24 luglio. Tutti i media mainstream ne parlano come se il Sultano avesse deciso di profanare un’ex-cattedrale cattolica convertendola a luogo di culto religioso per l’Islam. Purtroppo se si danno notizie sbagliate, passano anche messaggi sbagliati.

Quella che adesso, nel 2020, chiamano “cattedrale di Santa Sofia” in realtà fu costruita nel 537 in stile architettonico bizantino come cattedrale greco-cattolica, per poi diventare, poco dopo, chiesa ortodossa sede del Patriarcato di Costantinopoli, fino al 1453. Solo tra il 1204 e il 1261 venne convertita al cattolicesimo quando i crociati, da invasori, se ne impossessarono e la trasformarono in cattedrale. Dal 1453 divenne moschea dell’Impero ottomano, fino al 1931, e nel 1935 venne sconsacrata per poi farne un museo.

Infatti, dopo essere stata per 478 anni una moschea riconosciuta con il nome di Santa Moschea della Grande Hagia Sophia, nel 1954 diventa museo.

Ora non si capisce cosa possa interessare, razionalmente, alle gerarchie ecclesiastiche se una ex-moschea ridiventi moschea e perché si debba provare tanto dolore. In questi giorni se ne sta parlando come se il Sultano si fosse impossessato di un reperto cattolico per farne una moschea, ma in realtà non è così. Sono tutti artifici linguistici creati ad hoc per le informazioni fake dei media xenofobi, ingranando la macchina islamofobica. Non si capisce come mai questa azione debba scandalizzare così tanto l’opinione pubblica occidentale, che fino a qualche giorno fa ignorava l’esistenza stessa di Santa Sofia.

Un’eventuale critica dovrebbe essere incentrata sul fatto che da museo, quale era, Erdogan la voglia riconvertire in luogo di culto per propaganda politica, consolidando il suo consenso e accontentando il suo elettorato fortemente di matrice islamista. Ma non si può gridare allo scandalo per un edificio che verrà ritrasformato in moschea solo perché nella storia è stata una cattedrale cattolica per soli sessant’anni.

Oltretutto Erdogan ha già assicurato che, nonostante l’iconoclastia islamica, i mosaici d’età cristiana come il Cristo Pantocratore non verranno né tolti e né coperti, esattamente come in passato quando era ancora una moschea. Per visitare la Moschea della Grande Hagia Sophia non serve che sia museo, o chiesa o moschea, basta solamente ammirarne la bellezza e il suo valore storico-culturale dopo essere stata culla della multi-religiosità per secoli.

Non si capisce perché, invece, la Santa Sede non faccia dei comunicati stampa contro le razzie islamofobiche da parte di coloni sionisti che i fedeli musulmani subiscono quasi tutti i venerdì nella Moschea di Al-Aqsa, situata a Gerusalemme Est, territorio occupato e governato illegalmente da Israele secondo le risoluzioni ONU. Domenica mattina c’è stata l’ultima incursione di coloni, scortati dalle forze di polizia con la scusa di visitarla. Ebrei che, per rivendicare l’appartenenza di quella moschea sul territorio di Israele, la usano come se fosse propria, a tal punto di pregare all’interno come se fosse una sinagoga. La moschea di al-Aqsa è quotidianamente invasa da coloni e forze di polizia israeliane per visite mattutine e serali, tranne il venerdì ed il sabato. Il tutto ovviamente ha il fine di normalizzare tali visite con il fine di cancellare dalla storia il popolo palestinese, usurpando e profanando i propri luoghi sacri. Infatti durante la presenza dei coloni ebrei all’interno della Moschea di Al-Aqsa, vengono imposte restrizioni all’entrata dei fedeli musulmani ed i loro documenti d’identità vengono confiscati fino a quando non lasciano il luogo santo.

Questo accade ogni giorno e non scandalizza nessuno, come non scandalizza nessuna gerarchia vaticana e nessun benpensante nostrano che Israele abbia il potere di scacciare l’imam della moschea stessa qualora si azzardi a criticare l’occupazione coloniale della Palestina. Nessuno ha mai denunciato pubblicamente che la Porta di al-Maghariba è perennemente sotto sorveglianza della polizia, impedendo la libertà di culto per i musulmani. Nessuno delle massime autorità e dei nostri quotidiani ha mai denunciato le irruzioni della polizia sionista all’interno della moschea stessa durante la preghiera del venerdì. Questo non scandalizza nessuno, ma scandalizza che una ex-moschea, che nella storia è stata anche una cattedrale cattolica, ritorni ad essere moschea. La verità è che l’ipocrisia ferisce molto più di qualsiasi arma.