La guerra di Israele ai ragazzi palestinesi

1012949_10152698250365760_1384966140_nStephen Lendman – Global Research.

Israele è un violentatore seriale dei diritti umani. Uno dei peggiori al mondo. Lo attesta anche solo la sua guerra ai bambini e ai ragazzi palestinesi.

Vengono sistematicamente e ingiustamente maltrattati. Ogni anno ne vengono arrestati fino a 700. La maggior parte viene illegalmente accusata di aver gettato pietre. Bambini di cinque anni vengono terrorizzati; sono troppo piccoli per sapere perché. Vengono maltrattati durante gli arresti, i trasferimenti e gli interrogatori. I diritti fondamentali sono loro negati.

Nel 1991, Israele aveva ratificato la Convenzione Onu del 1989 sui Diritti dei Minori (Crc). Non è servito: continua a violare spudoratamente le sue disposizioni. Dall’articolo 37:

“Nessun minore potrà essere sottoposto a tortura o ad altri trattamenti e punizioni crudeli, inumani o degradanti”.

“Nessun minore potrà essere privato, illegalmente o arbitrariamente, della propria libertà”.

“L’arresto, la detenzione o l’imprigionamento di un minore potranno essere effettuati in conformità alla legge e usati solo come misura ultima e per il tempo più breve e appropriato”.

“Ogni minore privato della libertà dovrà essere trattato con umanità e rispetto per la dignità intrinseca alla persona umana, e in modo tale da prendere in considerazione le necessità di una persona della sua età”.

“Ogni minore privato della propria libertà avrà il diritto di accedere immediatamente all’assistenza legale e alle altre forme di assistenza adeguate, così come il diritto di contestare la legalità della privazione della sua libertà davanti ad una corte o ad altre autorità competenti, indipendenti e imparziali, nonché il diritto di una decisione rapida per qualsiasi di queste azioni”.

Dal principio 1 della Dichiarazione Onu sui Diritti dei Bambini del 1959:

“Ogni bambino, senza eccezione alcuna, potrà avere pieno accesso ai diritti (umani fondamentali e civili), senza distinzione o discriminazione di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinioni politiche o di altra natura, origine nazionale o sociale, proprietà, nascita e altri stati, suoi o della propria famiglia”.

I minori hanno diritto a speciali protezioni e opportunità di svilupparsi fisicamente, mentalmente, moralmente, spiritualmente e socialmente in condizione di libertà e dignità, ma non nella Palestina occupata. Israele li tratta senza pietà. Li tratta come gli adulti.

Gli arresti sono illegali e violenti. Irrompono nelle case senza preavviso prima dell’alba. Le proprietà vengono danneggiate o rubate. I bambini vengono bendati, legati e picchiati. Vengono spintonati fino alle jeep. A volte li fanno restare bocconi per terra. Nei centri di detenzione, vengono interrogati duramente. Sono legati in maniera dolorosa. Per giorni, ai membri della famiglia e ai consulenti legali viene negato l’accesso. Vengono minacciati, terrorizzati, picchiati, schiaffeggiati, calciati, non hanno accesso a cibo e acqua per periodi prolungati, vengono privati del sonno. Le confessioni vengono estorte con la forza. Sono obbligati a firmarle in ebraico, lingua che non conoscono. Molti restano traumatizzati. Sono stati inoltrati centinaia di reclami. Non è servito a niente.

Israele è l’unica nazione che processa i minori nei tribunali militari. I palestinesi non godono degli stessi diritti degli ebrei. Questo è palesemente discriminatorio. Per la legge internazionale, l’età adulta inizia a 18 anni. Israele considera i ragazzi sopra i 16 anni come adulti. L’ordine militare 378 prevede pene fino a 20 anni di carcere per aver gettato pietre. L’articolo 147 di Ginevra IV esige il giusto processo. I tribunali militari israeliani sono mascherati da prigione. Prevale la giustizia dei tribunali illegali. Netanyahu e molti degli altri funzionari israeliani definiscono come “faziosità anti-israeliane” le critiche di evidenti violazioni dei diritti umani. Israele opera in modo extragiudziale. I minori palestinesi sopportano alcuni delle sue peggiori violazioni.

Il 19 novembre, Defence for Children International Palestine ha discusso le violazioni israeliane avvenute tra luglio e settembre. È stato registrato un aumento delle violenze. A Mohammad A., 14 anni, “hanno sparato alla gamba con proiettili vivi”. A Laith E., 8 anni, “hanno sparato in fronte e l’hanno ferit[o] con un proiettile metallico ricoperto di gomma”. Lo stesso è accaduto a Basel S., 15 anni. Un proiettile vivo ha ferito Muhammad G, 16 anni. A Musab S., 6 anni, “hanno sparato nell’occhio con un proiettile metallico ricoperto di gomma mentre camminava accanto alla madre”. Israele ha piena responsabilità per questo tipo di incidenti, che si ripetono con regolarità inquietante.

Poi vengono gli arresti e i trattamenti brutali. Dall’inizio della seconda Intifada nel settembre 2000, Israele ha arrestato e commesso violenze su più di 9 mila bambini e ragazzi palestinesi. Sono autorizzati da ordinamenti militari illegittimi, che violano le disposizioni basilari del diritto internazionale. Gli arresti sono illegali e violenti. Vengono fabbricate prove per motivare gli arresti. Confessioni estorte con la forza vengono usate per mettere pressione agli avvocati difensori, affinché patteggino. L’alternativa sono condanne più lunghe. Israele se ne avvantaggia a piene mani. I patteggiamenti esigono un prezzo elevato. Idem per le cauzioni, quando vengono autorizzate: Israele ne trae immensi profitti. Le punizioni collettive pagano bene.

Addameer ha affrontato la questione in ottobre con “Sfruttamento economico dei bambini nei tribunali militari”. Segue i casi dei tribunali di Ofer e Salem. C’è un trend allarmante: le detenzioni arbitrarie finiscono spesso in “multe o cauzioni estremamente elevate”. Lo sfruttamento economico è una politica israeliana ufficiale. I palestinesi affrontano enormi carichi finanziari. Dopo gli arresti illegali, ci sono minori che patteggiano o che vengono rilasciati dietro cauzione.

Non esistono prove per incarcerarli. Alcuni vengono arrestati per caso. Israele lo fa per maltrattare e intimidire. Le esercitazioni comprendono l’irruzione violenta nelle abitazioni palestinesi, seguita dal terrorizzare i residenti. I minori vengono trattati come gli adulti. Vengono processati da tribunali militari illegali. Secondo Addameer, vengono violate 27 convenzioni internazionali sui diritti dei bambini. Durante l’arresto e la detenzione, “vengno sottoposti a interrogatori militari e polizieschi, che comprendono aspetti riconducibili alla tortura, tra cui: assalto fisico, posizioni stressanti, privazione del sonno, privazioni sensoriali, minacce verbali, isolamento in celle di due metri per due, accesso negato ai genitori o agli avvocati”.

L’innocenza non è una difesa. Vengono estorte confessioni forzate che sono usate contro di loro. Estorcono ai genitori enormi ammende. Le cauzioni, quando ci sono, possono superare i 4 mila Nis (circa 1000 dollari). La maggior parte dei palestinesi è povera. Molti sono fortemente indigenti. Lottano per sopravvivere. Le multe o le cauzioni non sono abbordabili. I genitori sono costretti a chiedere un prestito, quando possibile, o a privare i membri della famiglia dei beni di prima necessità. “Una conseguenza spesso sottovalutata è l’impatto psicologico che ha sulla famiglia che subisce un carico finanziario nonostante l’innocenza del bambino e l’arresto arbitrario”, sostiene Addameer.

Il 29 settembre, Qusai Z., 17 anni, è stato arrestato. È stato accusato di aver gettato pietre e aver partecipato ad una manifestazione. Le proteste pacifiche sono considerate illegali. Ai palestinesi vengono negati tutti i diritti fondamentali. L’ordine militare 101 proibisce i raduni di più di dieci palestinesi senza un’autorizzazione IDF preventiva. Le violazioni sono soggette a pene detentive fino a 10 anni, pesanti multe o entrambe. Qusai era innocente. Le accuse contro di lui erano infondate. Il giudice del tribunale militare di Ofer ha ordinato il suo rilascio per 2500 Nis di cauzione. Dopo 11 giorni di prigionia. La famiglia di Qusai è povera. La madre ha raccontato ad Addameer:  “Mio marito è morto sei anni fa, e io sostengo i miei quattro figli da sola, così ho dovuto prendere in prestito 1000 Nis dai vicini”. Il fratello maggiore di Qusai è stato arrestato tre mesi dopo.

“Questo sfruttamento finanziario praticato contro i prigionieri e i detenuti palestinesi nelle prigioni dell’occupazione è una politica sistematica per mettere pressione alla società palestinese”, sostiene Addameer. Si “approfitta della situazione di impoverimento finanziario e aiuta l’occupazione (ad evadere le proprie) responsabilità finanziarie nei confronti dei prigionieri e dei detenuti palestinesi. Addamer lo chiama “minaccia emotiva”. È un’estorsione economica e finanziaria. È uno sfruttamento spietato. Israele ruba a persone che hanno a malapena di che vivere, alcuni troppo poco. Lo fa basandosi sulle bugie. L’innocenza non è una protezione. La crudeltà dell’occupazione persiste.

Osama R. è stato arrestato illegalmente mentre tornava a casa da scuola. È stato falsamente accusato di aver tirato pietre. Non ci sono state prove. È stato rilasciato per 1500 Nis di cauzione. Dopo l’udienza, suo padre ha affermato: “Quello che l’occupazione sta facendo è un ricatto emotivo. La polizia israeliana mi ha chiamato numerose volte, dicendomi di andare alla stazione di polizia dell’insediamento di Kiryat Arbat per pagare la cauzione di mio figlio, con frasi come:  “Suo figlio è molto giovane. È triste che stia in prigione. Ha bisogno di andare in vacanza per la festa di Id al-Fitr con la famiglia” e altre frasi per farmi pagare la cauzione”.  “Non accetteremo ricatti finanziari ed emotivi. Anche se sostengo la mia famiglia di dodici persone, non posso permettermi di pagare questa somma di denaro. Mi rifiuto per forza. Rifiuto il ricatto finanziario.

Mohammad F. è stato arrestato. È stato falsamente accusato di aver gettato pietre. Il suo avvocato ha patteggiato. È rimasto in prigione. La sua famiglia non può permettersi finanziariamente una cauzione. “Nonostante questo”, sostiene Addameer, “avrà un mese e mezzo in più se la sua famiglia non paga” la somma richiesta.

Le estorsioni israeliane costano ai palestinesi oltre 15 milioni di Nis all’anno. Sono soldi che non possono permettersi. Glieli estorce la crudeltà. Approfittare della miseria palestinese è una politica ufficiale israeliana. Dura da molto tempo ed è inarrestabile. I media occidentali la ignorano. La predilezione per Israele durano da molto tempo.

Il ministro palestinese per gli Affari dei Prigionieri “ha fatto un passo importante per fronteggiare le politiche di sfruttamento economico dell’occupazione, annunciando che smetteranno di prestare assistenza per il pagamento delle multe: è un modo per soffocare il sistema dei tribunali militari”, ha detto Addameer. È “un passo necessario per sostenere il movimento dei prigionieri palestinesi e la sua battaglia per sfidare” lo spietato sistema giudiziario militare di Israele.

Traduzione di Elisa Proserpio