La Knesset nel 2010: ‘Leggi per umiliare i prigionieri palestinesi’

 

Ramallah – InfoPal. Oltre a fornire i dati aggiornati sugli arresti del 2010 e i primi del nuovo anno, a tenere alta l’informazione sullo stato dei diritti umani dei prigionieri palestinesi in Israele e a seguire gli scioperi della fame condotti dall’interno delle carceri, il ministero per gli Affari dei Detenuti palestinese ha presentato, di recente, la realtà “legale” prodotta dal parlamento israeliano (Knesset) nel 2010.

Nell’anno appena trascorso, sono state numerose le proposte di legge che hanno distinto il lavoro del parlamento israeliano: dalla legge sullo Shabak (Intelligence interna), a quella sui “combattenti illegali” e al provvedimento che vieta il risarcimento dei danni subiti dai detenuti e impone il divieto di prendere visione della documentazione prodotta in sede di interrogatorio come di quella relativa alle indagini.

“Attraverso l’adozione di tali leggi, Israele ha tentato di sottrarre, con lo strumento “legale”, i detenuti palestinesi dallo status di prigionieri di guerra, quali sono nei fatti. Con leggi e provvedimenti israeliani sul trattamento dei prigionieri palestinesi, le convenzioni di Ginevra (III e IV) e il diritto umanitario internazionale hanno subito una battuta d’arresto”.

Così, il ministro dei Detenuti palestinese ha iniziato ad esporre le leggi israeliane in materia carceraria.

Proposte e leggi approvate dalla Knesset nel 2010:

1. Disegno di legge sui detenuti di “sicurezza”. Consiste nell’estensione dei tempi previsti nelle fasi detentive a partire dall’arresto, applicabili nei confronti dei cosiddetti “reati di sicurezza”. Si ricorda che, oggi, i prigionieri di sicurezza palestinesi in Israele sono 7 mila.

Con questa legge, le 48 ore che le autorità esecutive avevano a disposizione per l’interrogatorio prima di presentare l’imputato davanti a un giudice, diventano 96. Inoltre, raggirando il potere decisionale del giudice, ufficiali esecutivi acquistano qui la facoltà di estendere l’arresto fino a 20 giorni, (in passato erano 15).

E’ stato ampiamente riportato come le fasi dell’arresto e dell’interrogatorio siano quelle più vulnerabili, vale a dire quelle in cui il detenuto è esposto (perché isolato in qualche stazione o centro d’indagine) ad abusi e metodi di tortura. Pertanto, così come ha commentato il ministro dei Detenuti palestinese, si tratta di una legge che ha l’obiettivo di minare ulteriormente lo stato dei diritti umani dei “detenuti di sicurezza”. Proposta a ottobre, la legge è passata il 14 dicembre scorso.

2. Disegno di legge sul diritto del detenuto ad incontrare un avvocato. Con questa legge, le autorità israeliane hanno il potere di impedire che il detenuto incontri il proprio avvocato in nuove circostanze. Tra i nuovi casi, infatti, il legislatore israeliano ha incluso pure i prigionieri comuni (crimine ordinario).

Se prima di questa legge, il divieto ricopriva un arco temporale di 24 ore, il nuovo provvedimento permette che tale diritto venga negato al detenuto anche per sette (7) giorni. Se in passato, l’estensione del divieto non era permessa per oltre 5 giorni, la nuova legge cita casi nei quali renderla lecita anche 90 giorni. Inoltre, una pretura israeliana acquista la facoltà di estendere il divieto per sei mesi (in passato erano 21 giorni). Il disegno di legge è stato presentato alla Knesset lo scorso 28 novembre.

3. Le leggi “Shalit”. Si tratta di un pacchetto di leggi volte a ledere i diritti umani di detenuti e prigionieri palestinesi poiché, nella pratica, si traducono in una loro minor protezione (legale e fisica). La proposta ha riscosso molto successo presso il parlamento israeliano e gode di un forte sostegno politico-legale. Queste leggi sono state studiate per fare pressioni sul Movimento di resistenza islamica, per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit, catturato nella Striscia di Gaza nel giugno 2006 dalla resistenza palestinese.

I contenuti:
Divieto di visita (rivolto a familiari e avvocati dei detenuti). In passato il divieto di visita era stato applicato in maniera assoluta nei confronti di coloro che facevano parte di “organizzazioni terroristiche” (la resistenza palestinese, ndr).

Oggi tutte le categorie di detenuti e prigionieri palestinesi sono stati privati di questo diritto.

Gradualmente, con le leggi “Shalit” il divieto si estende a detenuti e prigionieri di sicurezza, ovvero coloro che sono sospettati o accusati di aver preso parte alla cattura di israeliani.

Inoltre, quei detenuti e prigionieri dei quali le fazioni palestinesi chiedono il rilascio, vengono posti in totale isolamento, senza possibilità di comunicare con i compagni o con l’esterno. Sulle informazioni su questi soggetti (come possono essere anche le condizioni di salute), vige il silenzio assoluto per tutta la durata della pena decretata dalla giustizia israeliana.

Elisa Gennaro

 

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