La Lega araba: Washington inviti la Siria, il raid israeliano è benzina sul fuoco.

Da www.ilmanifesto.it dell’8 settembre

La Lega araba: Washington inviti la Siria, il raid israeliano è benzina sul fuoco
Il segretario Amr Moussa: la conferenza di pace ha bisogno di Damasco. A Gaza Hamas reprime a botte e manganellate la preghiera all’aperto di Fatah
Michele Giorgio

Gerusalemme Prosegue «guerra delle preghiere» tra Hamas e Fatah. A Gaza city ieri almeno 50 persone sono rimaste ferite, una delle quali in modo grave, in scontri fra attivisti di Fatah e forze di sicurezza di Hamas, nel terzo venerdì successivo di scontri, anche se le violenze sono state meno gravi rispetto alle settimane passate.
Al mattino però la tensione era salita dopo il ritrovamento del corpo di un attivista di Fatah ucciso qualche ora prima. Tra i fermati e i contusi di ieri ci sono anche il segretario di Fatah a Gaza, Zacaria al-Agha, e alcuni giornalisti locali. Fatah sembra aver individuato una strada per tenere sotto pressione Hamas e per mobilitare i suoi attivisti dopo la tremenda batosta subita a metà giugno, quando le forze fedeli al presidente Abu Mazen si arresero senza resistere all’offensiva lanciata dal movimento islamico per cacciare via da Gaza l’ex vice presidente del Consiglio per la sicurezza nazionale Mohammed Dahlan (ora in Cisgiordania) e il suo entourage che per mesi avevano boicottato in ogni modo il governo di unità nazionale.
Ieri migliaia di persone hanno pregato in strada a Gaza city, violando così il divieto di preghiera all’aperto decretato da Hamas. Si sono improvvisamente riscoperti buoni musulmani anche Abu Mazen e il primo ministro ad interim Salam Fayyad, che a Ramallah hanno pregato in strada assieme a 1500 attivisti di Fatah. La guerra delle preghiere è perciò destinata a prolungarsi anche perché Dahlan pur non avendo alcun incarico e dichiarandosi «fuori dai giochi», è tornato, secondo indiscrezioni, a mobilitare i suoi uomini a Gaza e a lavorare per la realizzazione del piano del generale americano Dayton, volto a rafforzare i servizi di sicurezza fedeli ad Abu Mazen a danno di Hamas.
Ma le divisioni tra palestinesi non sono certo, in questi giorni, la prima causa di tensione in Medio Oriente. La provocazione del raid aereo di Israele in territorio siriano, sebbene non sia mai stato confermato ma neppure smentito da Tel Aviv, ha subito fatto soffiare nuovi venti di guerra e avvelenato ulteriormente il clima.
Dalla Lega Araba è giunta una secca condanna. «L’incursione israeliana in Siria, che Damasco mi conferma pienamente, rischia di alzare la tensione in tutta l’area», ha avvertito il segretario generale della Lega Araba, Amr Musa, ieri a Cernobbio. «Ora bisogna capire se si è trattato di un incidente, che non dovrebbe ripetersi, o di un piano: in questo secondo caso si tratterebbe di un fatto grave».
Musa ha colto l’occasione per ribadire che è fondamentale la partecipazione di Damasco all’incontro sul Medio Oriente che l’Amministrazione Bush intende organizzare a novembre. «La Siria deve essere invitata – ha detto Musa – avendo parte del suo territorio (Golan) occupata (da Israele). Dobbiamo raggiungere risultati concreti e non limitarci alle solite dichiarazioni di intenti che non portano a nulla».
Sul raid di mercoledì notte, il governo Olmert continua a tenere rigorosamente la bocca cucita ma i giornali israeliani ieri parlavano del rischio di una nuova «esplosione» e ipotizzavano una forte reazione siriana. «Sono tranquillo» ha detto Olmert, ma nelle ultime ore il premier israeliano è stato impegnato in frenetiche consultazioni di sicurezza. Gli analisti locali non hanno dubbi, per loro il raid è realmente avvenuto e ieri si interrogano sul senso dell’azione militare.
Qualcuno ha ipotizzato una «prova generale» di un attacco israelo-americano contro l’Iran, altri una operazione di intelligence non riuscita. Per il capo di stato maggiore, Gaby Ashkenazi, tuttavia non è importante spiegare l’accaduto, ma solo prepararsi bene al conflitto e vincerlo. «In futuro – ha affermato ieri sera – da ogni confronto militare dovrà emergere con evidenza chi ha perso e chi ha vinto».

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